53 - Il codice (II)

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Perché Mirabelle aveva nascosto la password nei diari?

Quella era stata la prima domanda che io e Alex ci eravamo posti la sera prima. Alla fine, avevamo ipotizzato che nasconderli in bella vista fosse stato un semplice espediente per confondere ancora di più le acque.

Dopo la morte della madre di Alex, i Case avevano subito diverse effrazioni. Per quello Richard aveva massimizzato i sistemi di sicurezza. Ogni volta, però, i ladri erano andati via a mani vuote. Non era stato difficile giungere alla conclusione che dietro a quei tentativi falliti di rapina ci fosse Smith. Non avendo trovato nulla, l'unica opzione che gli era rimasta era stata attendere; aspettare che fossimo noi due a portargli la scheda di memoria decriptata.

Era un'ipotesi che lui stesso mi aveva involontariamente confermato con la sua domanda del giorno precedente, e l'impressione di aver aggiunto un tassello al nostro puzzle ci aveva infuso di un ottimismo che era da un po' di tempo che non provavamo.

Per quello, avevamo capito solo dopo diverse ore che fosse un'altra, la vera domanda di quella serata.

Come poteva sapere, Mirabelle, che avremmo trovato il suo codice? Come poteva sapere che avremmo notato le sottolineature su quei diari? O anche solo che ne saremmo entrati in possesso?

Questa volta, trovare una spiegazione era stato del tutto impossibile. Ne avevamo parlato a lungo, stesi sul letto di camera mia, mentre cercavamo la risposta proprio all'interno dei diari degli Evans. Le fotocopie, però, non avevano sciolto alcun dubbio. Le avevamo sfogliate velocemente, cercando un collegamento con i Case o con Mirabelle stessa, ma ci eravamo resi conto ben presto che erano solo una gigantesca esaltazione del retaggio degli Evans.

All'epoca poi, non avevo neppure prestato una grande attenzione a quelle fotocopie, perché non credevo che le avrei utilizzate sul serio. Le avevo fatte più per la mia serenità mentale che per una vera e propria speranza, e non avevo neppure notato le parole tagliate o sbiadite già presenti nei fogli originali.

Era stato a quel punto che Alex mi aveva convinta a smettere. Aveva capito prima di me che avessimo bisogno degli originali per confrontarli. E per farlo, c'era un'unica persona che poteva aiutarci: Caleb.

Il mio rapporto con lui non era più così conflittuale come qualche mese prima, ma mentirei se dicessi che l'idea di coinvolgerlo non mi avesse resa ansiosa. Nonostante ciò, aveva dimostrato in più occasioni di tenere a me e sentivo che meritasse la mia fiducia, anche se la cosa mi agitava ancora.

Alex, invece, continuava a mantenere una posizione più estremista rispetto a me. Avevo sempre pensato di essere io quella difficile tra noi due, ma stavo scoprendo un lato di lui che non avevo colto fin dall'inizio: era leale, certo, ma una volta persa la sua fiducia era praticamente impossibile riconquistarla. E per questo ero ancora più grata che mi avesse dato una seconda possibilità.

Non fidandosi completamente di Caleb, Alex aveva insistito per riunire tutti. Christian si era già detto d'accordo ad aiutarci, e Philip mi aveva semplicemente chiesto a che ora poteva passarmi a prendere.

Richard e Jenna, invece, erano nuovamente fuori città. Questa volta ne eravamo sicuri, perché Alex era entrato negli account della segretaria del padre e aveva scaricato la sua agenda insieme alle sue prenotazioni. Si trovavano a New York, la stessa città dove il Sole aveva la sua sede legale, e qualcosa mi diceva che non fosse una visita di piacere. Aver scoperto che io e Alex non eravamo affatto stati lontani, con ogni probabilità li aveva costretti ad accelerare il loro piano, ma non era un nostro problema. Stavamo giocando due partite differenti e onestamente non m'interessava chi sarebbe arrivato per primo alla fine.

Per questo adesso mi trovavo lì, sulla soglia della villa dei Case, aspettando di portare a termine quel piano che vorticava nella mia mente dalla sera prima.

NOCTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora