Alex circumnavigò il basso tavolino, prima di afferrare la spalla di Philip, scuotendola malamente.
«Alex!» lo ripresi.
Avrei voluto dirgli di smetterla, perché poteva fargli male, ma la mia voce ebbe un inciampo a causa dell'ennesimo giramento di testa che mi costrinse a bloccarmi.
Per un istante, riuscii a percepire solo le ciglia tremolanti e una tensione sorda tra le tempie, ma quando riaprii gli occhi, trovai il volto sconvolto di Philip che ricambiava il mio sguardo esitante. Alcuni ciuffi lisci erano sfuggiti da quell'onda ingellata, solitamente perfetta, e una perplessità evidente era riversata nei suoi occhi sgranati.
Alex però lo scosse ancora. «Guarda me, non lei» ordinò categorico. Le sue dita erano ancora strette attorno alla felpa di Philip, in una tensione nervosa tale da evidenziare con forza i tendini della mano. «Cosa sai della Fondazione di Danvers?» gli chiese conciso.
Vidi Philip deglutire altrettanto velocemente. «L-la Fondazione di Danvers?» ripeté scuotendo la testa, mentre un cipiglio esageratamente confuso plasmava il suo viso.
E io lo sapevo che in quel momento il suo cervello stesse correndo per inventarsi qualcosa, perché era la stessa espressione disorientata e colpevole che avevo sempre io, quando qualcuno citava mia madre.
Tuttavia, Alex fu più veloce a ribattere. «Non farmi incazzare, Philip» lo minacciò, spingendolo di nuovo contro il divano, ma decidendo prudentemente di lasciare la presa. «Non sono molto paziente in questi giorni».
Una scintilla d'ira bruciò nelle sue iridi azzurre e realizzai che quello fosse un Alex diverso, rispetto alla versione che ero solita conoscere. Più nervoso, meno paziente e decisamente poco tollerante. E fu allora che percepii la portata di ciò che ancora ignoravo, circa i problemi riguardanti la sua famiglia. Perché doveva essere un qualcosa di incredibilmente importante, per annientare in quel modo il suo autocontrollo.
Per tale ragione, decisi d'intromettermi, costringendoli a una pausa da quello scontro. «Mi ricordo di ieri sera, Philip» mormorai, facendo voltare entrambi nella mia direzione.
Indicai il mio braccio, sollevando lievemente il maglione, per fargli capire che non avevo rimosso quella scena. Speravo di allentare un po' la tensione, distraendoli, e in qualche modo dovetti riuscirci perché sentii Philip sospirare piano, mentre tornava a sistemarsi contro lo schienale del divano.
«Dovevo verificare da che parte fossi» spiegò con voce bassa, scrollando le spalle.
Sembrava che avesse messo da parte qualsiasi tentativo di giustificarsi. Forse perché ormai aveva intuito, che non avrebbe più potuto sottrarsi a quell'interrogatorio. Non quando era bloccato in quella casa con noi due.
«E tu da che parte stai?» lo interruppe Alex.
Con il mento gli fece cenno di sollevarsi a sua volta la felpa e, mentre la stoffa scorreva lentamente contro la pelle di Philip, una sensazione di ansia mista ad aspettativa traboccava dai miei respiri veloci.
E se fosse stato uno di loro?
Se ci fossimo scoperti troppo? Ormai, tirarsi indietro sarebbe stato impossibile.
Quelle domande si affollavano nella mia testa con la stessa velocità con la quale venivano scanditi i battiti del mio cuore. Ma quando Philip ci mostrò l'interno del braccio, non trovammo alcun tatuaggio a macchiare la sua pelle chiara.
Un sospiro di sollievo lasciò le mie labbra, anche se Alex lo stava costringendo ad alzare anche l'altra manica per sicurezza.
«Non significa nulla» dichiarò Alex facendo il giro del tavolo e tornando vicino a me, senza però sedersi. Era troppo nervoso per rimanere fermo. «Potresti comunque essere uno di loro».
STAI LEGGENDO
NOCTE
Mystery / ThrillerSEQUEL DI IGNI C'è un equilibrio indissolubile che governa ogni cosa nel mondo. Non c'è gioia senza dolore. Non c'è silenzio senza rumore. Non c'è luce senza ombra. Fu in quel preciso istante che capii. Ero io. Ero sempre stata io, il punto di c...