49 - Ritorni (I)

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Alex e Christian mi osservavano come se mi fossero spuntate due teste.

«Cos'è che vorresti fare?» mi chiese quest'ultimo. Piano, rassicurante. Per un attimo ebbi l'impressione che volesse darmi il suo parere professionale sul mio stato di salute mentale.

Non Alex, però. Alex non mi osservava come se fossi pazza. Forse perché aveva già sentito idee ben peggiori lasciare le mie labbra, forse perché - di nuovo – lui aveva fiducia in me. 

«Pensateci» iniziai, sfilando il medaglione. «Le chiavi gemelle sono sicuramente i medaglioni e, quando sono uniti, le stelle creano una sorta di cielo».

«Il cuore del cielo dovrebbe trovarsi sotto le stelle» mormorò Alex, intuendo i miei pensieri. «Dentro il medaglione, quindi».

Annuii, grata che mi stesse assecondando. «Hai il tuo?» gli domandai. L'unico modo per sapere se avevo ragione era verificare a livello pratico la mia teoria.

Scosse la testa, ma con le braccia aveva già fatto leva sul bancone per alzarsi. «Vado a prenderlo» mormorò, passandosi una mano tra i capelli disordinati, mentre si allontanava in direzione dell'ingresso.

Tornai a guardare Christian che mi osservava con un'espressione... irritata. Quella consapevolezza mi fece aggrottare la fronte. Per qualche ragione, sembrava quasi arrabbiato con me.

«Non credevo che fosse questo, che non volevi dirmi l'altro giorno» mi comunicò.

Già, come poteva immaginarlo?

«Non volevamo coinvolgerti» gli spiegai. «Quando sai la verità...» Feci mente locale di tutto ciò che era accaduto, dal monito di Jenna di stare lontani, fino al ritorno di mia madre e tutti i problemi connessi alla paternità di Smith. Tornai a osservarlo. «Quando sai la verità è difficile vivere fingendo che non cambi nulla».

Christian passò la lingua sul labbro inferiore, temporeggiando. Avevo la percezione che il mio ragionamento lo irritasse comunque. «Quando sai la verità, sai anche a cosa vai incontro» mi corresse, «questa famiglia non l'ha ancora capito».

Aveva ragione. Mai una volta durante questo lungo percorso mi ero concessa di pensare che non fosse così. Scoprire che James non fosse mio padre mi aveva ferita? Certo, era stato inevitabile, ma ci aveva anche uniti. Una sorta di palloncino di segreti, che era sempre esistito tra di noi, era scoppiato e non mi ero mai sentita così vicina a lui da anni.

«Sì, credo che tu abbia ragione» iniziai, «ma a volte...». A volte si vuole solo proteggere chi si ha accanto. Ed era esattamente ciò che io volevo fare con James, ma ciò che non perdonavo mai ad Alex.

«A volte mio fratello ha fissazioni discutibili» completò lui, rigirando un pezzo di pizza tra le dita e tornando a staccarne un pezzo. Poi i suoi occhi si sollevarono all'altezza mio viso e, questa volta, l'espressione infastidita era stata soppiantata da un'ombra di ironia. «Mi sorprende che non ti abbia costretta ad andare a vivere su un'isola deserta».

Per poco non soffocai con un sorso di coca-cola, perché era molto vicino a ciò che Alex mi aveva proposto al Wenham Lake. Prima che potessi rispondere, però, fu una voce alle mie spalle a replicare.

«L'ho fatto» ammise candidamente Alex, ritornando accanto a me. Sentii il suo corpo accostarsi al mio, prima che il suo braccio s'incastrasse tra il mio collo e le spalle, facendo dilagare uno strano calore nel mio petto. «Ma a quanto pare le piace Netflix e la civiltà».

Christian ci guardava a metà tra il disgustato e l'infastidito. Fece un cenno con la mano, come a volerci dire di velocizzare quella scenetta. «Passiamo oltre» sentenziò. «Hai il medaglione?».

NOCTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora