Le carezze, sui graffi, si sentono di più
(Sylvia Plath)Christian ci guardava come se avessimo appena proposto di vendere tutti i nostri averi e trasferirci su un'isola deserta per adorare una divinità shintoista. Beh, in fondo, dal suo punto di vista forse avevamo suggerito anche qualcosa di ben peggiore: assaltare la casa di una delle personalità più importanti di Danvers. Solo che non era esattamente quella la nostra idea.
Lanciai un'occhiata di traverso ad Alex con la chiara intenzione di sondare le sue intenzioni. Quanto avremmo potuto esporci con lui?
«Non ci provate, cazzo!» Christian aveva interpretato correttamente lo sguardo tra di noi: volevamo tagliarlo fuori una volta ancora. Con un rapido passo, si avvicinò a entrambi, come se con la sua presenza potesse imporre maggiormente la sua volontà. «Voglio sapere cosa sta succedendo».
Il suo sguardo infossato sotto le sopracciglia chiare aveva la stessa determinazione che ero abituata a vedere sul volto del fratello, ma Alex lo ignorò ruotando il capo verso di me.
Stranamente, sapevo cosa mi stesse chiedendo. Se fossi d'accordo. Se secondo me fosse una buona idea coinvolgere Christian. E questo non faceva altro che rafforzare le parole che aveva pronunciato un paio di ore prima: "ti conosco, esattamente come tu conosci me".
Il mio cuore iniziò a tuonare una serie di battiti irregolari e fui costretta a sollevare le spalle per sottrarmi a quelle sensazioni. «Decidi tu» risposi. Era suo fratello, coinvolgerlo o meno era una sua scelta. Non conoscevo Christian a sufficienza per capire se quella fosse una pessima idea, oppure no. Non ero la persona giusta per decidere, anche se con lui mi sentivo stranamente a mio agio e anche se qualcosa mi diceva di fidarmi delle mie sensazioni, perché in tutta questa storia erano le uniche a non avermi mai tradita.
Alex emise un lungo sospiro che fece infuriare il fratello, ma io sapevo che fosse solo un principio d'arresa.
«Senti» iniziò Christian sul piede di guerra, ma Alex lo interruppe.
«Quanto tempo hai?» gli chiese con tono pratico.
Christian aggrottò la fronte. Non si aspettava quel cambio di rotta. «Quanto vuoi, sto qui stanotte».
«Nostro padre?» domandò ancora Alex. Questa volta, c'era più nervosismo nella sua voce. Richard era ancora un problema per lui. Mi chiesi, però, se fosse solo perché i due notoriamente non andavano d'accordo, o se ci fosse altro che io ancora non sapevo.
«Quando rientra, va da Kim».
Alex si limitò ad annuire piano, all'apparenza soddisfatto da quelle risposte. «Ordina una pizza e cancella i programmi per la serata» ordinò nervoso. Era chiaro che non fosse convinto fino in fondo.
Li stavo osservando come sempre con una punta di divertimento, perché far andare d'accordo quei due era praticamente impossibile, quando il mio cellulare iniziò a ronzare nella tasca dei jeans. Lo estrassi frettolosamente: James.
Una sensazione di ansia mista a sorpresa mi attanagliò lo stomaco, perché era raro che mio padre mi chiamasse. Grazie a Lauren, aveva iniziato a includermi di più nella sua vita, mandandomi per lo più foto stupide, abbracciato a grosse anfore o ricoperto di terra, ma le telefonate erano ancora una novità per noi.
«Papà?» risposi, facendo un passo indietro per sentire meglio.
Un ronzio, come un fruscio di carta increspata, mi fece socchiudere gli occhi e istintivamente allontanai il telefono dall'orecchio. La linea era disturbata, forse perché mi trovavo in un piano interrato, o forse perché gli scavi di James lo portavano sempre a diverse ore di macchina dalla civiltà. Decisi comunque di incamminarmi verso le scale, con l'intenzione di tornare in direzione dell'ingresso.
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NOCTE
Mystery / ThrillerSEQUEL DI IGNI C'è un equilibrio indissolubile che governa ogni cosa nel mondo. Non c'è gioia senza dolore. Non c'è silenzio senza rumore. Non c'è luce senza ombra. Fu in quel preciso istante che capii. Ero io. Ero sempre stata io, il punto di c...