Per quanto concerne le tasse doganali,
Una fitta al fianco, all'altezza delle ultime costole, mi spinse a desistere dal completare la frase. Spinsi indietro le scapole e considerai quale vita tediosa avessero davanti scribi, accademici e burocrati dei templi. A come anche loro, come me, fossero tormentati da dolori costanti e sottili.
Fate ciò che volete, per quanto concerne le tasse doganali, mi ritrovai a pensare. Non è affar mio.
Mi alzai in piedi a osservare la mia scrivania, che sembrava essa stessa aver preso a vomitare carte come l'archivio di Janne. Pitture rupestri di cavalli. Probabilmente, io da solo stavo lavorando di più di tutti gli impiegati che avevo visto quel giorno.
Camminando verso la finestra, mi portai davanti agli occhi un sigaro che avevo già in precedenza spuntato. Lo inclinai fino a quasi in orizzontale come l'ombra di una meridiana.
L'incertezza: era così tanto tempo che non la provavo. Io, abituato ad avere tutto sotto controllo, a vedere sempre il quadro generale... in quel momento c'erano troppi tasselli che non erano al loro posto, e la cosa mi irritava. E mi preoccupava.
L'incertezza è una materia che non concerne un giudice, né un Grande Maestro di Yevon. Avrei dovuto scagliare fulmini e tuonare e promulgare leggi. Mettere a ferro e fuoco Bikanel. Decidere il contrappasso.
Ma il cerchio perfetto che univa il dio alle istituzioni, e le istituzioni agli uomini, stava lentamente collassando e perdendo la sua armonia. Non avrei permesso che accadesse.
La ragazza Al Bhed sta ancora lavorando sulle traduzioni, ma non mi ha ancora portato novità. Ero costretto a rimuginare sulle stesse sfumature di significato da giorni e giorni, su quel verbo che, da solo, aveva più potere di un Eone.
Una leggera brezza mi soffiò contro, portando via il fumo del sigaro in una scia affusolata.
Tornai alla scrivania: c'era molto lavoro da sbrigare, una burocrazia infinita che – ne ero certo – mi avrebbe inseguito fino alle soglie opalescenti dell'Oltremondo. Tuttavia, se avessi concesso alla città portuale di Luka di battere moneta, avrei potuto raccogliere i loro consensi.
Qualcuno bussò timidamente alla porta e io mi affondai le unghie sulla coscia.
«Avanti,» concessi tra i denti.
Un ragazzo molto giovane si presentò al mio cospetto, visibilmente terrorizzato. Al suo arricciare il naso, tirai le labbra in un sorriso nervoso.
«Prego».
Le vesti dell'Inquisizione non mascheravano il tremore del giovane, non più di un ventenne, bianco in volto come le lenzuola fresche di bucato. Biascicò qualche parola che non compresi e io giocherellai con il sigaro sul posacenere prima di riprenderlo in mano.
«N-non intendo disturbarvi, io...»
«No!» replicai in tono sarcastico, e accompagnai la mia parola con un bel gesto enfatico. «Nessuna delle cinque persone che sono arrivate stamattina mi ha minimamente disturbato. Tu saresti?»
«U-una lettera...»
Inarcai le sopracciglia.
«Tu saresti una lettera?»
Quello deglutì vistosamente, per poi porgere il suddetto oggetto, in busta finemente decorata con motivi d'oro che andavano a comporre il simbolo di Yevon.
«S-signore, mi hanno incaricato di consegnarle questa missiva. Viene da Bevelle,» disse balbettando.
Mi alzai e mi avvicinai a lui con passi misurati, per poi prendergli con decisione la lettera dalle mani. Lui sgranò gli occhi nel vedere il baluginio della lama che tenevo nella destra, e cominciò a fissarla come un animale in pericolo.
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La caduta dell'ombra (FFX)
Fanfiction«Allora la mia città vivrebbe, alte come il volo d'airone le sue guglie, fertile come ventre di donna la sua piazza». Questa è la loro storia. Nel continente di Spira, da secoli l'ira di una divinità si traduce in un mostro marino in grado di rader...