Capitolo 2

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Sento il cuore martellarmi nel petto e i polmoni bruciare. Corro nel nulla più assoluto, non ho alcun punto di riferimento. Devo scappare. Giorni e notti si susseguono, il sole lascia il posto alla luna e la luna lascia il posto al sole. Pioggia, neve e calura cocente. Mi sembra di correre all'infinito. Un'ombra oscura il sole per un istante. Sono le nere ali di un corvo. Gracchia, sembra chiamarmi. Comincio a seguirlo. Il corvo sembra mostrarmi la strada. I passi dei miei inseguitori si fanno sempre più lontani, finché non cessano del tutto. Il corvo continua a volare. Intravedo una luce all'orizzonte, più forte di quella del sole. La luce si fa sempre più intensa e prende possesso di ogni spazio. Poi, all'improvviso, cala l'oscurità.

Mi sveglio di soprassalto, ansimando.
Fuori è ancora buio e nel nostro dormitorio non vola una mosca. Sono tutti avvolti nel sonno più profondo. Non potrebbe esserci momento più propizio per una mia eventuale fuga. Nessuno se ne accorgerebbe prima del sorgere del sole, e per quell'ora io sarei già lontana, troppo perché si mettano a cercarmi.
Eppure non so decidermi a partire. Il mondo là fuori mi spaventa, non so come farei a sopravvivere. Morirei certamente di freddo e di fame. Nonostante ciò, l'idea mi attira. La libertà è sempre stata un sogno accarezzato dal lontano, un miraggio meraviglioso. E ci ho pensato così tante volte a quello che vuol dire libertà, che mi sono resa conto che non vuol dire soltanto poter fare ciò che si vuole. Libertà vuol dire responsabilità, vuol dire rendere conto di ogni atto, di ogni sbaglio. Vuol dire mettersi in gioco, e magari anche dover fare affidamento soltanto sulle proprie forze. Vuol dire avere la possibilità, ma anche il coraggio e il dovere, di fare le proprie scelte. Libertà vuol dire vita. E non si rinuncia facilmente alla vita. Tuttavia, non riesco a prendere una decisione.
In più ci sono loro. La mia "famiglia". Tutti i bambini e ragazzi dell'orfanotrofio, con cui ho condiviso davvero molto. Ad alcuni di loro sono molto legata. Ma non posso portarmeli dietro. Sarebbe troppo pericoloso e, in un qualche modo, mi sentirei responsabile della loro sorte. È un rischio che non posso permettermi di correre. Hanno più possibilità di farcela restando qui. Eppure...
Una manina tira leggermente il mio vestito per attirare l'attenzione. Mi volto di colpo, spaventata. Tiro un sospiro di sollievo quando mi accorgo che si tratta soltanto della piccola Hannele. Chissà da quanto tempo mi stava fissando. Nota le lacrime sul mio viso, che brillano alla debole luce lunare che filtra tra le assi della parete e del tetto. Sembra capirmi senza che le dica una parola. In silenzio, mi stringe una mano tra le sue piccole e gelide dita.

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Ciao a tutti! Vi chiedo umilmente perdono per la lunghezza (?) del capitolo. Cercherò di allungare i prossimi, ma per questo non sono riuscita a fare di meglio, era un capitolo di passaggio e riconosco che non è proprio il massimo. I prossimi capitoli saranno più avvincenti, non preoccupatevi!
Grazie ancora a chi legge, commenta e vota le mie storie!
P.s. Con il prossimo capitolo ci sarà una piccola sorpresa...

Destino - Il volo del corvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora