Capitolo 18

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"Nonna, nonna! Vieni a vedere, si sta svegliando!"

"Ssht, fa' piano...avvicinati pure ma in silenzio..."

"No, mi va bene stare qui..."

"Sssht..."

Parole sussurrate un rumore di passi leggeri mi raggiungono delicatamente, riscuotendomi dal torpore. Apro lentamente gli occhi e quello che vedo, prima ancora di mettere a fuoco l'ambiente, sono gli occhi verdi e il viso scavato di un'anziana donna china su di me. La sua bocca si tende in un sorriso sdentato.

"Beh, ben svegliata! Dormito bene?"

Io annuisco e mi tiro su a sedere tra le coperte e le frasche del giaciglio.

"Ora vediamo un po' chi abbiamo qui, vero piccola Éir?" Continua la donna, rivolgendosi ad una figurina nascosta dietro una tenda che separa l'ambiente in cui mi trovo da quello che dovrebbe essere il resto dell'abitazione. Controluce non riesco a coglierne i particolari, ma sembrerebbe trattarsi di una ragazzina all'incirca della mia età. Deve essere Éir, la persona a cui la vecchia si è appena rivolta.

"Dimmi cara, come ti chiami?" Mi chiede l'anziana donna con voce dolce.

Io sto zitta, non so se fidarmi. Dopotutto, so a malapena come ci sono arrivata qui. Inoltre, le domande che riguardano la mia identità mi mettono sempre un po' a disagio.

"Allora? Ce l'avrai pure un nome, no?"

Osservo la vecchia e l'ambiente per un attimo, alla ricerca di eventuali segnali di pericolo, ma non ne trovo nemmeno uno. Agli occhi di chi mi sta guardando devo avere un'aria decisamente smarrita. In effetti, lo sono.

"Kyera" rispondo alla fine, quasi senza rendermene conto. "Mi chiamo Kyera"

La vecchia sorride.

"Hai sentito, Éir? Si chiama Kyera. Perché non vieni avanti? Non ti mangia mica, sai..."

L'altra ragazzina è riluttante. Accenna qualche movimento ma alla fine non si sposta di un centimetro.

"Coraggio Éir, che cosa aspetti? È una bambina come te."

Questo pare essere in grado di smuoverla, perché si stacca dalla tenda e fa qualche passo in avanti. Esita ancora un po', prima di compiere gli ultimi passi che ci separano.
Ci osserviamo per un po'. Ora che è più vicina posso vederla meglio. La cosa che più mi colpisce del suo aspetto sono i grandi occhi verde bosco, spalancati davanti al nuovo. Il naso è piccolo e spruzzato lentiggini, la bocca è curvata in un sorriso timido. Ha i capelli castano chiaro, ondulati e lunghi circa fino a metà schiena. Probabilmente abbiamo la stessa espressione curiosa e intimidita, nonostante io sia certamente più smarrita di lei. Nessuna delle due apre bocca, quindi è di nuovo la vecchia a spezzare il silenzio.

"Beh, Kyera, devi avere fame, visto quanto hai camminato questa notte. Éir, perché non vai a prenderle del latte?"

Non faccio in tempo a dire niente, nemmeno a fare un cenno con la testa, che Éir sparisce oltre la tenda. Torna poco dopo con un'ampia tazza di legno colma di latte che mi porge timidamente. Ne assaggio avidamente il contenuto, poi sposto di nuovo lo sguardo sulla vecchia e sulla bambina.

"Bene, perché ora non ci racconti un po' chi sei?" Dice la donna con la sua voce leggermente gracchiante. Racconto brevemente la mia vita nella città sul lago, il mio incontro con il Heryann, l'aggressione, Heyleen, l'incendio, la fuga, l'uomo incappucciato. Sto sul vago riguardo alla fuga dall'orfanotrofio, perché temo che mi ci vogliano rimandare.

Destino - Il volo del corvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora