Capitolo 29 - Kyera

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Mi fermo soltanto quando sono sicura di non essere più inseguita. Ora ci siamo soltanto io, il silenzio e le domande.Mi concedo un attimo per riprendere fiato e rinfrescarmi un po' il viso con l'acqua del fiume. Il freddo mi riscuote e mi aiuta a rilassare un attimo la mente, facendomi dimenticare per un istante ciò che è appena successo. Solo per un istante però, perché subito la confusione torna ad essere padrona dei miei pensieri.

Perché proprio io?

Che cosa devo fare?

Che sarà della mia vita?

È tutto vero?

Che cosa si nasconde dietro le parole della profezia?

Vorrei che fosse tutto uno sbaglio. Eppure so che non è possibile, ricordo le parole della vecchia cantastorie cieca. Erano uguali in tutto e per tutto a quelle che ho udito oggi. Alla luce di ciò che è appena accaduto molte cose hanno acquisito un senso diverso. Il mio salvataggio da parte di Cathaoir, per esempio.

Sapeva già a che cosa ero destinata? Se ne è reso conto dopo? Conosceva davvero mia madre? Mi ha aiutata per bontà, come quando, nel buio, mi ha donato quel pugnale, oppure spinto dall'interesse?

Mi sembra di non capire più nulla di ciò che è e che sarà la mia vita.

Guardo il ruscello correre placidamente attraverso la foresta. Presto le sue acque saranno rese immobili dal gelo e il loro gorgoglio tacerà fino a primavera. Sulla foresta calerà il silenzio interrotto, forse, da grida di battaglia e lamenti. Mentre gli alberi rimarranno immobili a guardare il sangue che scorre e a consolare chi resta con la loro ombra familiare, quasi materna.

Che sarà di me, della mia famiglia, quando giungerà quel momento?

Non lo so. A stento, persa in questa miriade di pensieri, riesco a ricordare il mio nome.

"Kyera."

È la voce di Heryann a pronunciarlo, quasi per ricordarmi chi sono. Mi volto e lo osservo diffidente, ma non c'è traccia di minaccia nei suoi occhi.

"Che cosa vuoi?" La voce mi esce più secca di quanto avrei voluto e me ne pento subito.

"Soltanto parlarti, se possibili. Ti ho vista correre via dall'assemblea, so che cos'è successo."

"E che cosa dovrei fare, secondo te?" Gli chiedo un parere ben sapendo che comunque farò di testa mia, giusto per sapere che cosa ne pensa.

"Io non posso dirti che cosa fare, ma prima di decidere ti consiglio di prendere in considerazione tutto ciò che sai. È tutto dannatamente complicato, però... io credo che a questo popolo serva la speranza più di ogni altra cosa. Li hai visti. Hai visto la gente. Ci troviamo schiacciati tra più minacce: gli eserciti dei popoli del sud e il pugno di ferro dei tiranni, senza contare le singole rivalità e guerriglie tra i popoli di queste terre. Pensaci: la situazione sul confine sud è a favore nostro, e i mercenari non ci rifiuteranno certo il loro aiuto. So come se la passano, sono stufi del giogo dei tiranni. Sapendo di una rivolta si ribellerebbero ai loro comandanti, porterebbero avanti la difesa a sud oppure correrebbero in nostro aiuto. Se riuscissimo ad unirci tutti... sai, si parla perfino di coinvolgere i popoli dell'aquila e del falco. Nei tempi antichi sono stati fieri e potenti guerrieri, capaci di cavarsela su ogni terreno. Se avessimo anche il loro appoggio sarebbe tutto più facile, la vittoria non sarebbe più un miraggio. Peccato che ai messaggi mandati a nord, tra le montagne, non abbiamo ancora ricevuto risposta. È da un po' che attendiamo un loro segno, ma non è ancora successo nulla. Quindi ora si parla di mandare una delegazione lassù e..."

"...e tu ti sei offerto volontario, immagino."

"Esatto. E se riuscissimo a dimostrare loro di avere lo spirito dalla nostra e un'arma inviata da lui stesso, beh, credo che potremmo riuscire a convincerli. Stiamo cercando un rappresentane per popolo che possa unirsi alla spedizione, ma non tutti sono d'accordo. Seharlas non fa che osteggiarci, è convinto che ce la possiamo fare anche senza i popoli delle alture. Io, ad essere sincero, non ne sono così convinto."

Tacciamo per un attimo entrambi, poi la mia testa torna a riempirsi di domande.

"Perché sei venuto a dirmi tutte queste cose? Insomma...in un modo o nell'altro mi convinceranno. Sarò obbligata ad accettare. Ma allora perché ti sei sprecato a venire fin qui?"

"Più cose sai, meno potranno mentirti e ingannarti. È necessario che tu sappia esattamente che cosa sta succedendo, Kyera. Perché tu non sia soltanto una pedina in mano di chi è più potente di te. E poi, ti devo tutta la mia gratitudine, temo."

Heryann fa una piccola pausa prima di riprendere a parlare, come se non fosse sicuro di riuscire a scegliere le parole adatte.

"Kyera, ascoltami: ricordi quando ci siamo incontrati a Järvis? Eri ancora una bambina, ma la tua forza mi ha stupito. Hai dovuto crescere in fretta ma hai tenuto i tuoi sogni al riparo dalla crudeltà del mondo. Ma sai qual è la cosa che più mi ha colpito? La tua innocenza, il tuo saper trovare qualcosa di buono in chiunque. Anche in uno come me. Anche in una donna come mia madre. Quando me l'hai descritta ho provato un sentimento che da tempo reprimevo e rifiutavo. L'amore, Kyera. L'amore per una madre che nonostante i suoi sbagli sempre una madre resta. Mi hai ricordato ciò che di buono ancora potevo trovare in lei, e anche in me stesso. Qualunque cosa succeda ora... non perdere la tua innocenza. Non lasciartela portare via."

E dal modo in cui Heryann mi guarda mentre pronuncia queste ultime parole, capisco che sa di che cosa parla. Lo sa, ma non lo dice. E la risposta alla mia domanda silenziosa resta sospesa dietro le sue iridi chiare.



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Ciao!

Finalmente sono tornata, l'astinenza forzata causata dallo studio cominciava ad uccidermi lentamente... Ma sono ancora viva, e quindi in grado di complicare l'esistenza a Kyera & co. Non avete idea di che cosa li aspetti...muahahahah

Spero  che questo capitolo vi sia piaciuto!

Continuate a seguire questa storia, e mi raccomando, fatevi sotto con le critiche e i consigli!


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