Capitolo 12

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"Svegliati! È sorto il sole, dobbiamo andare"

La voce di Heryann si insinua nella mia mente insonnolita riscuotendomi dal torpore.

Dobbiamo andare? Noi? Ho sentito bene?

"Oggi voglio mostrarti una cosa, ma ti devi sbrigare! Ci serve tempo, o con la mia gamba non arriveremo lontano!"

Mi sollevo a fatica e mi massaggio gli arti intorpiditi dal freddo e dalla posizione in cui ho dormito. Nemmeno il tempo di un ultimo sbadiglio, e Heryann mi trascina fuori con lui.

"Promettimi che non dirai a nessuno dove si trova il luogo in cui sto per portarti" sibila tra i denti mentre ci avviamo a passo spedito lungo le vie ancora deserte. Il nostro fiato si condensa in tante piccole nuvolette.

Della primavera, che piano piano dovrebbe prendere il posto dell'inverno, pare non esserci ancora traccia.

Camminiamo in silenzio per un bel po', percorrendo stretti vicoli lerci e puzzolenti, attraversando un paio di canali su traballanti ponticelli. camminiamo e camminiamo.

Mi rendo ben presto conto di essere in una parte della città che non ho mai visto, lontana chissà quanto dal rifugio. Intorno a noi non sembra esserci anima viva. Soltanto edifici con porte e finestre sbarrate da assi di legno marcio, che però non impediscono di entrare in quelle che presumo essere stanze abbandolnate e saccheggiate dai ladri. Deve esserci qualcos'altro a tenere la gente alla larga da questo luogo.

Come se mi leggesse nel pensiero, Heryann rompe il silenzio.

"Gli abitanto di questo quartiere sono stati uccisi dalla lebbra. Non se ne è salvato nemmeno uno. L'infezione non si è propagata soltanto perché quell'anno una serie di tempeste ha distrutto i ponti e reso inservibili le barche. Questi poveretti, anche quelli in un primo tempo rimasti sani, non hanno potuto fuggire. Anche perché la guardia della città minacciava con le armi chiunque tentasse di allontanarsi da qui, e viceversa. Così, piano piano, sono morti tutti. oggi la maggior parte della gente non nomina nemmeno questo posto. C'è addirittura chi sostiene che sia maledetto, sai, per una faccenda vecchia di anni, se non di secoli. C'è chi dice che la stirpe della discordia sia vissuta qui dopo il Terribile Inverno. E c'è chi dice che da allora il gelo non se ne sia ancora andato del tutto e, anzi, che stia per tornare più forte di prima. Della vita che un tempo animava questo luogo non è rimasto più nulla."

Io osservo in silenzio la desolazione che mi circonda. Tutto sa di tristezza, tutto trasuda morte. Ora la mia schiena è percorsa da brividi ghiacciati, e non soltanto per il freddo. No. Qui le mute grida della rassegnazione aleggiano sul vuoto e sul silenzio.

Poi d'un tratto il paesaggio cambia, così, appena superati due vecchi edifici incurvati su loro stessi, ci inoltriamo in un fitto canneto. Il lago mi è sempre sembrato una distesa plumbea e glaciale, ma qui è tutto completamente diverso. Qui l'acqua si mischia alla terra generandouna fanghiglia viscida e in certi punti verdastra. in altre zone, invece, l'acqua è così bassa e limpida che riesco a vedervi la mia immagine riflessa. Mi perdo per un attimo in questo ambiente tutto nuovo, fino a che Heryann non richiama la mia attenzione.

"Le rane sono appena uscite dal letargo. È insolito che escano così presto. Fra poco, comunque, appena l'aria si sarà riscaldata un po', probabilmente appariranno le prime. Possiamo catturarne un po' da mangiare, sono buone, sai?"

Io, che di rane ne ho viste ben poche in vita mia, non riesco a immaginarmi che sapore possano avere. E, a dire il vero, tutte viscide come sono, non mi ispirano poi tanto...ma chi dice di no a un pasto? Di certo non io.

Destino - Il volo del corvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora