Mi giro lentamente e sbircio da sopra la spalla, allarmata.
"Chi...chi sei? Fatti vedere" mormoro io a mia volta.
"Ssssht" risponde la voce "parla piano o ci sentiranno!
Da buio sbuca un braccio magro, che mi prende per il polso e mi tira verso di sé.
"Vieni qui dietro, presto!" Sussurra la voce. "Muoviti, o ti vedranno!"
Sento dei passi avvicinarsi al nascondiglio.
Che scelta ho? Decido istintivamente di fidarmi. La voce sconosciuta mi attira a sé e io mi ritrovo schiacciata tra le assi e quello che sembrerebbe essere un corpo magro e teso.
I passi si allontanano, la pressione e la stretta si allentano. Riprendo a respirare normalmente.
"Grazie" mormoro in direzione del mio ignoto soccorritore, che resta nascosto nel buio alle mie spalle.
"Non ringraziarmi" ribatte con voce tagliente. "Non credere che l'abbia fatto per te. Non potevo rischiare che il mio nascondiglio venisse scoperto."
Nonostante il suo tono non ammetta repliche, non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa.
"Bene, allora me ne vado, dal momento che la mia vita vale meno di un stupido nascondiglio!" Rispondo.
"Così stupido da salvarti la vita, non è vero? Non ti conviene uscire adesso, aspetta che si calmino le acque."
Comincio davvero ad innervosirmi.
"Che fastidio ti do se me ne vado?"
"Dipende. Potresti decidere di farmi scoprire, vista la simpatia che nutri nei miei confronti. Ma sappi che se io finisco nei pasticci, ci finisci anche tu! Ti riconoscerebbero all'istante come ladra e non faresti certo una bella fine. Quindi, te lo ripeto, aspetta qui."
"Il furto viene punito così gravemente da queste parti? In fondo, visto lo stato di questa cittadina penso che si tratti di un metodo piuttosto comune per evitare di morire di fame."
"È proprio questo il punto. Nessuno ha abbastanza per vivere. Così anche il minimo furterello diventa un crimine gravissimo."
Sbuffando, mi siedo in un angolo. Fatico ad ammetterlo, ma ha ragione.
"Beh, visto che ormai mi tocca stare qui, posso sapere con chi ho a che fare?" Domando.
Segue un attimo di silenzio.
"Allora? Ce l'avrai un nome, no?"
Nessuna risposta.
"Io mi chiamo Kyera."
"Il tuo nome non mi interessa."
"Ma a me interessa il tuo"
Le mie parole restano sospese nel vuoto per qualche istante.
"Heryann. Mi chiamo Heryann." Risponde alla fine. "Tanto vale che mi faccia anche vedere."
Dal buio emergono il corpo magro di un ragazzino che non mangia abbastanza, un viso scarno e affilato, due occhi colore del ghiaccio che contrastano nettamente con la zazzera arruffata di capelli neri e lisci che gli ricadono disordinatamente attorno al capo. Il mio misterioso "soccorritore" ha un volto, finalmente. Un volto su cui è dipinta la sofferenza, un volto che sembra più vecchio di quello che è, un po' per l'espressione grave, dura, un po' per i lineamenti scavati. Gli occhi invece non sono quelli che ci si aspetterebbe. Sono vivi, svegli, pieni di sogni. È così strano pensare che le persone più sole, quelle a cui non resta più nulla, possano essere quelle dagli occhi più luminosi.
Mi sembra di specchiarmi nella sua immagine, più che in quella di tutti i ragazzini incontrati oggi per strada. Loro erano così innocenti, quasi estraniati dal mondo circostante. Lui no. Mi rendo conto che deve aver passato qualcosa che quei bambini non possono nemmeno immaginare. Loro sono ancora parte del mondo dell'infanzia, per quanto intrisa di stenti e povertà. Loro hanno delle braccia tra cui rifugiarsi, qualcuno su cui poter contare. Lui sembra solo, è la solitudine non sembra spiacergli così tanto.
Pare quasi diviso in due. Una parte di lui è cresciuta prima del tempo, è chiusa, fredda, distaccata. È rassegnata ad una vita dura, pericolosa. L'altra, anche se non credo che lo lui ammetterebbe, è rimasta bambina. Questo suo lato è tenuto nascosto dai modi cauti, rigidi, quasi spietati, ma trapela dagli occhi. È la parte sognatrice, quella che nonostante tutto non smette di sperare in un futuro degno. È la parte che lo tiene in vita, nonostante lui non lo ammetta nemmeno a se stesso.
Mi rendo conto che, nonostante sia la prima volta che lo vedo, quel ragazzo in qualche modo mi somiglia. Mi sembra di conoscerlo da una vita. È anche questo che fa la povertà: rende tutti uguali, svuota ognuno del proprio essere, della propria personalità. Porta via tutto il superfluo, parte di ciò che ci differenzia. Porta via anche l'indispensabile. In alcuni casi, però, non riesce a cancellare i sogni. Quelli restano, ultime briciole di umanità dietro pesanti maschere d'osso. Sono gli unici brandelli di identità che possediamo, le uniche cose che ci caratterizzano davvero.Restiamo per un attimo così, in silenzio, a fissarci. Ci scandagliamo gli animi a vicenda, per decidere se davvero fidarci l'uno dell'altra.
"Bene" dice lui alla fine. "Puoi stare lì ferma in quel l'angolo se vuoi. Altrimenti puoi seguirmi da questa parte."
Dopo un'attimo di esitazione, lo seguo. Scavalco a tentoni un paio di ostacoli e mi intrufolo dietro di lui in uno stretto e scuro passaggio, che ci porta in un ambiente poco più ampio e parzialmente illuminato dalla debole luce in grado di filtrare tra le assi rovinate che compongono le pareti.
"Puoi rimanere qui fino al calare delle tenebre, poi fai quello che ti pare. Io non ti ho mai vista, capito?"
Nonostante rabbrividisca al pensiero di passare un'altra notte all'addiaccio nei vicoli scuri, annuisco.
"Io di solito esco al tramonto e non sempre ritorno. Ho molti altri nascondigli qui, sai? Così non rischio troppo di farmi scoprire. Oggi però ho molto da fare e penso che approfitterò del caos per...per...svolgere un paio di compiti, ecco. Tu ricorda ciò che ti ho detto, mi raccomando! Non ti tirerò fuori dai pasticci un'altra volta."
Io annuisco di nuovo, in silenzio, e lo guardo andare via. Non voglio sapere a che genere di compito si riferisse. Nulla di simpatico, almeno a giudicare dalla sua espressione.
Mi accoccolo in un angolo, cercando una posizione che mi faccia perdere meno calore possibile. Chiudo gli occhi. Qui tutto sommato mi sento al sicuro, così decido di dormire un po'. Non mi ci vuole molto per scivolare nel sonno, stranamente tranquillo.***
Mi sveglio, allarmata da alcuni rumori. Una sagoma familiare si intrufola trascinandosi nel nascondiglio. Nonostante il buio quasi completo, capisco che qualcosa deve essere andato storto. Quasi a risposta del mio dubbio, soffoca alcuni gemiti. Io resto in silenzio. Se gli faccio credere che sto dormendo forse riuscirò a passare una notte qui dentro. Le mie aspettative vengono tradite quando mi si avvicina, sempre procedendo a tentoni, e mi scuote come per svegliarmi.
"Kyera! Kyera! Svegliati!" Sussurra. C'è una nota di tensione nella sua voce, il che non fa presagire a nulla di buono.
Ormai rassegnata ad andarmene, mi tiro su a sedere.
"Sì, ora me ne vado" dico con voce atona.
"No, non intendevo questo. Tu ora resti qui." Risponde. "Hai l'occasione di sdebitarti. Io non potrò uscire per un po', quindi dovrai garantirci la sopravvivenza e svolgere qualche compito al mio posto." Conclude.
Resto in silenzio per un attimo. Non sono qui per obbedire agli ordini di un ragazzino autoritario, ma la sua proposta potrebbe salvarmi dal morire di fame, almeno per un po'...
"Accetto." Dico in fine.
"Ne ero sicuro. Cerca di riposare ora, ti aspetta una giornata dura." Risponde lui.
Detto questo, si allontana e si ritira nel suo angolo.
"In che pasticcio mi sono andato a cacciare" mugugna sommessamente.
Io cerco di non preoccuparmi troppo per ciò che mi attende e scivolo nel sonno.~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Ciao a tutti! Scusate se vi ho fatto aspettare tanto...ma tra l'ispirazione a zero e gli impegni scolastici non sono riuscita a scrivere niente che mi soddisfacesse. Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia. È un po' noioso, ma vi prometto che si tratta di un capitolo di passaggio e quindi la storia diventerà presto più avvincente...o almeno spero!
Spero di riuscire ad aggiornare un po' più spesso...
A presto (nella migliore delle ipotesi...)
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Destino - Il volo del corvo
FantasyCringe alert - questa storia è moooolto vecchia e ci sono passaggi un po' problematici, riferimenti a culture che sfiorano l'appropriazione, e tutta una serie di cose che ora mi fanno accapponare la pelle. Il lato positivo è che ora me ne rendo cont...