Capitolo 46-Kyera

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L'ambiente della locanda è scuro e fumoso, ma nel grande camino della parete a nord scoppietta un bel fuoco che riscalda e ci risolleva il morale. Davanti a un bel piatto di minestra calda, mentre fuori regna il gelo invernale, ci concediamo un po' di tranquillità.

Cathal è fiducioso.

"Non possono dirci di no. Vedrete saranno dalla nostra parte in men che non si dica." Gli brillano gli occhi, si sente vicino alla meta, o almeno a una delle tante.

Heryann, però, non è dello stesso parere, e non penso che sia soltanto il suo temperamento chiuso e cupo.

"Quella gente non mi piace, Avete visto tutti come ci guardavano... e come si sono rivolti a noi, ovviamente. Qui se ne stanno bene, sono al sicuro, e poco importa se il fondovalle viene saccheggiato. Tanto, a loro che cosa cambia?" Ribatte con voce quasi atona, come se recitasse una parte interpretata troppe volte.

Davanti allo spietato giudizio di Heryann, tutti chiniamo lo sguardo. Non ha tutti i torti in effetti, anzi.

Proprio in quel momento sopraggiunge Rajivo, di ritorno dalla sua ricerca di eventuali novità. Davanti alle nostre domande silenziose scuote la testa.

"Di nuovo c'è ben poco. Ma forse ho capito perché non hanno lasciato parlare Ayris..."

"E sarebbe?" Chiedo, per togliermi almeno un dubbio tra tutti quelli che mi affliggono.

In tutta risposta, Rajivo fa segno di aspettare e grida al locandiere di venire al nostro tavolo.

"Desiderate?"

"Mi chiedevo, signore, se mi sai dire qualcosa di Khenaz lo zoppo."

"Khenaz lo zoppo?" L'oste sembra strozzarsi con la sua stessa saliva.

"Sì, Khenaz lo zoppo. Lo conoscevi? Insiste Rajivo.

"Ssht! Per la miseria ragazzo, abbassa la voce! Facciamo una mezza pinta gratis e non se ne parla più, d'accordo?"

"Non voglio da bere, signore. Ho chiesto se conoscevi Khenaz lo zoppo."

"Una pinta, f-facciamo una pinta della mia birra m-migliore, tutta intera, e consideriamo chiusa la discussione."

L'oste balbetta, supplicando Rajivo di tacere. Ma lui è testardo. Pone nuovamente la sua domanda, alzando ancora di più la voce così da farsi sentire anche dagli altri avventori.

"Ho chiesto se qui qualcuno conosceva Kh..."

"E va bene, te ne parlerò, ma abbassa il tono per favore." Sbotta l'oste, pur di non peggiorare ulteriormente la situazione. "E sia, se proprio vuoi sapere. Ma spero, ragazzo, che tu sia conscio del pantano in cui ti stai addentrando. Molti non gradirebbero la conversazione che hai voluto avviare..." Lo ammonisce.

Ma Rajivo ghigna soddisfatto, facendogli presente che ci è cresciuto, in una palude.

"Khenaz lo zoppo... tutti l'hanno sentito nominare almeno una volta" comincia il locandiere con voce a tratti strozzata "ma quasi mai si sentono le stesse cose, riguardo a lui. Sapete, alla fine non si sa molto di sicuro sul suo conto, e ancor meno si dice. Soprattutto di questi tempi."

"E perché mai?"

"Ah, beh, lui è l'ombra passata di eventi che qualcuno vuole evitare che si ripetano. Non vogliono dare ai tiranni il pretesto per attaccarci, la situazione è già abbastanza tesa così, senza aggiungere altro."

Si guarda attorno con circospezione, prima di riprendere a parlare, a voce ancora più bassa di prima.

"Per alcuni è un eroe della libertà, per altri uno scellerato che ha portato su di noi immani pericoli. Quando le genti si sono sollevate in rivolta, ormai ventidue anni fa, lui ha insistito perché partecipasse anche il nostro popolo. Ha guidato la nostra piccola delegazione in battaglia, con esito infausto, nonostante il coraggio e la volontà dei soldati. Sapete, a volte penso che se lo avessimo supportato di più... mah, e chi può saperlo. Ci ha fatti sognare, ecco. Ma alcuni più di altri non hanno gradito il risveglio. Alla fine lo hanno esiliato, lui e sua moglie. Poi hanno lasciato tornare a casa almeno lei e i figli, ma non tutti erano d'accordo, eh. Ma alla fine, colpa o non colpa, quelle creature non c'entravano niente. Li hanno lasciati tornare, e dopo un po' di tempo hanno lasciato venire anche lui. Peccato siano morti l'inverno seguente, spazzati via da una valanga poco fuori l'uscio di casa... e quei poveri bambini... Beh, in sostanza la storia è questa." Come a marcare la conclusione, si scola il boccale di Rajivo, che però sembra nemmeno accorgersene.

"Eroe o sciagurato, e il suo stendardo giace ancora da qualche parte, dimenticato." Sentenzia per finire a mezza voce.

Per un attimo, il silenzio prende il posto delle parole.

Poi Rajivo pone un'ultima domanda.

"Eroe e sciagurato. E per te? Chi era, per te?"

Il locandiere esita.

"Per me? Io l'ho seguito vent'anni fa, sarei pronto a farlo di nuovo, se tornasse dal mondo dei morti."

Poi si affretta a tornarsene alle sue faccende, quasi nascondendosi tra stoviglie e boccali.

Noi tutti fissiamo Rajivo con aria interrogativa.

"La storia l'avete sentita, e pure i dubbi del nostro amico. Se in molti rifiutano anche solo di nominare Khenaz lo zoppo, non so quante possibilità ci siano che il consiglio di questi popoli ci dia il suo appoggio." Ci dice con fare tetro.

"Ragazzi miei, credo proprio che qualunque cosa abbiate richiesto al consiglio, non sarà facile per voi ottenerla. La distanza dalle cose del mondo laggiù ha reso ciechi i nostri capi."

È stato un uomo di mezza età, capelli neri unti e lunghi e viso schiacciato, a pronunciare queste poche, distratte e rassegnate parole. Seduto nel suo angolo, ci fissa con sguardo vacuo e vagamente divertito. Poi, dopo qualche colpo di tosse, solleva il suo boccale.

"Alla vostra salute, amici!"

Ci saluta con un tono da persona non particolarmente lucida, e poi si scola la birra in un sorso solo.

"Ah  beh..." Commenta sottovoce Herija, disgustata.

"Comunque" riprende Rajivo "stavo dicendo che ho colto brandelli di una conversazione riguardo Khenaz, mentre ero appostato fuori. Due uomini usciti dalla sala del consiglio stavano confabulando qualcosa riguardo a lui, prima. Credo temano il ritorno di qualcuno che ne faccia le veci, e ho come l'impressione che ci siano in ballo altri interessi ancora. Hanno anche accennato a qualcosa riguardo alle terre oltre le montagne, ma non sono riuscito a capirci molto. Ma credo che c'entri una persona, un certo Aslak."

"E con questo? Arriva al punto, Rajivo." Lo interrompe Cathal.

"Ma come? Non ci arrivate? Io pensavo che aveste capito. Khenaz lo zoppo... io credo che sia più vicino a noi di quanto avremmo pensato."

Cathal si illumina, e in quel momento anche io riesco a far combaciare i pezzi della storia.

Le date.

La valanga.

"Ayris... sì, credo che abbia qualcosa di interessante da dirci..."


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Ciao a tutti!

Piaciuto il capitolo? Spero proprio di sì, perché l'ho riscritto giusto un po' di volte...ma dettagli.

Adesso vi starete facendo qualche domanda, immagino. Nei prossimi capitoli avrete parecchie risposte, anche se ancora non tutte... Nel frattempo, la situazione a Harlakis sembra in stallo, e le premesse non sono esattamente buone. E mentre Kyera e compagnia aspettano una risposta, Halger e Ayris si dirigono a Valaskjall...che cosa li attende lÌ?

Nel prossimo capitolo: Un'alba pallida, le domande di Kyera, amicizie e confessioni...

A presto, e non dimenticatevi di commentare e/o lasciare qualche stellina!

Destino - Il volo del corvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora