Cap 41 - Kyera

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Giungiamo a Valaskjall, il villaggio di Ayris, che il sole è calato da un po'. Ora fa davvero freddo e qualche fiocco di neve cade lieve dal cielo, quasi a ricordare agli incauti viaggiatori che l'inverno incombe. Il villaggio è arroccato su uno sperone di roccia che termina in un aspro dirupo e i suoi edifici sembrano sovrapporsi l'uno all'altro. La metà inferiore delle case e delle stalle è di solida pietra, mentre quella superiore è in robusto legno di larice, così come le scandole che coprono il tetto. Le finestre sono sprangate dagli scuri e le uniche luci sono le lanterne che le poche persone ancora fuori casa si portano appresso.

Saliamo lungo le vie tortuose verso la parte alta del villaggio e prendiamo una stradina che ci porta ai margini dell'abitato, dove una piccola costruzione è direttamente attaccata alla roccia come se vi fosse cresciuta spontaneamente. Una figurina esce dalla porta della casetta e ci corre incontro sul sentiero, per poi gettarsi al collo di Ayris.

"Sei tornata!" esclama gioiosamente il bambino, che avrà circa sui sette anni.

"E certo, che cosa pensavi?" Gli fa lei di rimando.

"Ma Irek diceva che forse 'sta volta non tornavi..."

"E tu la prossima volta di' a Irek di starsene un po' zitto..."

Il bambino ride, si stacca da Ayris e finalmente pare accorgersi di noi
"E loro chi sono?"Chiede piano, indicandoci timidamente.

"Sono dei viandanti in strada per Harlakis, staranno da noi per la notte."

"Ah..."

"Dai, entriamo adesso che fa freddo..."
Seguiamo Ayris dentro la piccola abitazione e subito siamo circondati da una torma di ragazzini. Hanno tutti i capelli tra il castano e il nero e gli occhi scuri come quelli di Ayris, quindi deduco che debbano essere parenti. Qualcuno ha l'aria di essere molto sollevato, ma la maggior parte è stupita e un po' spaventata dall'arrivo di tanti stranieri in una volta sola. Parlano concitatamente tra di loro, alcuni addirittura sembrano litigare.

"Zitti! Un po' di silenzio, per favore!" Grida Ayris cercando di sovrastare il rumore. "Shee, Yaner, cito (1)!
Dopo non troppo tempo i ragazzini si calmano, si spintonano e si dispongono in modo quasi ordinato.

"Loro sono i miei fratelli" spiega, vedendo le nostre facce perplesse, "e loro sono dei viandanti che ospiteremo qui fino a domattina" aggiunge poi rivolgendosi a loro. "Irek?"

"Sì?" Uno dei ragazzi, a prima vista il più grande, fa un passo avanti.

"Domani sarò ancora fuori, andiamo ad Harlakis, starò via per un po' a sbrigare qualche faccenda. Ti lascio in carica." Ayris tace per un attimo, si guarda intorno e corruga la fronte. "A proposito, Jonaker dov'è?"

Il viso di Irek si rabbuia.
"Credevo che lo sapevi tu..."

Un'ombra passa sul volto  di Ayris, che però si riscuote subito.
"Sarà stato sorpreso dal buio e si sarà fermato a casa di qualcuno per la notte. Al più tardi domattina dovrebbe essere qui." Conclude.

Ci indica una scaletta che porta ad un piano rialzato, dove sono stese alcune pellicce.
"Salite di lì, vi lasciamo spazio."

Cathal si oppone, deciso a non disturbare in questo modo. Alla fine Ayris cede.
"Va bene, allora se preferite potete stare nella stalla. Non è il massimo della pulizia ma almeno è caldo... Prima però mangiate almeno qualcosa."

Alla parola "mangiare" i bambini spalancano gli occhi.
"Che cosa ci hai portato?"

Lei mostra loro il fagiano e due lepri e i loro occhi brillano di gioia davanti a tanto buon cibo.
Noi ci sediamo in un angolo mentre Ayris, aiutata da quelli che credo siano Shee e Yaner, prepara la cena.
Irek, incuriosito, viene a sedersi accanto a noi.

"Da dove venite?" Domanda.

È Cathal a prendere la parola.
"Veniamo da sud. Io sono della gente del tordo, mentre loro due, che si chiamano Herija e Rajivo, vengono dalla gente del martin pescatore. Poi c'è Kyera, della gente del picchio e Heryann, di quella del cormorano. E lui è Halger, della stirpe della sterna."

Irek spalanca gli occhi.
"Della gente della sterna? Allora è vero chi lì la gente è così alta. Sono davvero grandi come si dice le vostre navi? È vero che possono anche risalire un fiume al contrario?"
Comincia a bersagliare Halger di domande, a cui lui però risponde a monosillabi o semplicemente con cenni della testa. Ritrovarsi circondato da tanti ragazzi tra loro fratelli deve essere molto doloroso per lui.

"Ma dimmi piuttosto, dove sono i vostri genitori?" Lo interrompe Cathal. Si accorge troppo tardi del poco tatto con cui ha posto la domanda.

"Loro... sono morti cinque anni fa. Sotto una valanga. Io avevo nove anni, Ayris dodici, Mathi, che qui è il più piccolo, solo due. Siamo riamasti noi otto da soli, ma per fortuna dopo qualche mese è arrivato Jonaker. Lui è nostro cugino, ha cinque anni in più di Ayris. Prima viveva al piano, ma alla morte di mia madre, suo padre lo ha portato qui. In realtà, suo padre e il nostro non sono mai andati molto d'accordo, così lo zio non ha mosso dito per aiutarci. Ma Jonaker sì, e con lui è stato molto più facile. Per questo Ayris è così preoccupata se non lo vede tornare dalla ronda... da quando sono morti mamma e papà, lui è l'unico appoggio che lei ha avuto..."

La voce di Irek si incrina, ma per fortuna Ayris interrompe la discussione annunciando che la cena è pronta.

Il resto della serata trascorre tranquillo, e così la notte. È davvero rassicurante avere di nuovo un tetto sopra la testa, anche se dobbiamo condividerlo con un gregge di capre e qualche mucca. Da quanto tempo non ci capitava più di stare in un posto caldo e sicuro? Per questa notte, almeno, posso lasciare dubbi e paure fuori dalla mia mente e concedermi un sonno sereno, cullata dai respiri già profondi, sonnolenti, dei miei compagni di viaggio.

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Un po' in ritardo, ecco il capitolo 41, che più che altro serviva da passaggio.
Nei prossimi capitoli scoprirete di più sulla gente di Harlakis e sulla vita tra le montagne, ma insieme a questo ritornerà l'azione. Anche i personaggi cominceranno piano piano a rivelare alcuni dei loro segreti.
Come forse avrete notato, Ayris e i suoi fratelli si esprimono in modo un po' strano, a volte scorretto. Ho voluto caratterizzare meglio la parlata locale di un luogo piuttosto isolato come la valle in cui vivono. "Cito" è un termine piuttosto dialettale che si utilizza qui da me, non so se anche da voi, ma serve per richiamare il silenzio. Il suo significato può variare da "zitto" a "silenzio". Ah, sì, anche il congiuntivo di Irek è un po' carente... No, il primo che mi accusa di sostenere lo stereotipo del montanaro ignorante lo decapito (metaforicamente parlando...). Mi sono inimicata un docente per una mia risposta, diciamo impulsiva, a un suo commento poco carino su chi vive in altura...ma questa è un'altra storia. Il problema non è della gente di Harlakis, ma della condizione in cui Ayris & co. sono cresciuti...non vi posso spiegare troppo, ma vedrete che più in là sarà tutto chiaro.

Per chi mi conosce: vediamo se indovinate da dove ho ispirato il nome "Valaskjall"...

Grazie per aver letto fin qui, non dimenticate di lasciare le vostre impressioni!
A presto!

Destino - Il volo del corvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora