Capitolo 19

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Le fiamme guizzano e crepitano nel focolare, generando uno strano gioco di luci e ombre sui nostri visi.
Éir mi è rimasta appiccicata tutta la giornata e mi ha mostrato i dintorni della capanna. Il tutto, senza pronunciare nemmeno una parola. Mi è bastato davvero poco tempo per imparare a capirla. Si esprime attraverso i suoi gli occhi e i suoi gesti meglio di come fanno altri con le parole.
Anche adesso capisco che cosa intende dire. Vuole che la nonna le racconti una storia. Probabilmente si tratta di un'abitudine, di una specie di piccolo rituale che si ripete ogni sera non appena cala il sole e il sonno scende sulle palpebre di tutti. Oggi, però, Delen se ne sta seduta sul suo sgabello scricchiolante senza dire nulla. I suoi occhi, così come quelli di Cathaoir, sono puntati verso la porta d'ingresso. Sono in attesa, ma non so di chi, o di che cosa. So soltanto che sono entrambi molto tesi e preoccupati. C'è qualcosa che non va.

"Accidenti, non e possibile! " Sbotta ad un tratto Cathaoir. "A questo punto dovrebbero già essere arrivati da un pezzo."

"Abbi fiducia in tuo fratello. Vedrai che arriveranno. " Risponde la vecchia Delen con voce forzatamente calma.
Anche Éir è preoccupata, me lo comunica con piccola contrazione del viso.

Il tempo passa e non succede nulla. Le mani di Cathaoir si stringono spasmodicamente all'elsa della strada che porta appesa al fianco. Delen sposta continuamente lo sguardo verso una piccola ascia appoggiata accanto al focolare.
Ma non accade nulla.
Ci sono soltanto tre volti preoccupati e il crepitare delle fiamme che spezza il silenzio dell'attesa.
Non arriva nessuno. Oltre l'uscio sprangato si ode solo il fruscio del bosco rinascente.
Éir gioca distrattamente con una vecchia bambola di pezza. La fa a camminare sul pavimento, la prende in braccio, la culla e poi la fa ballare. Io seguo con gli occhi i suoi movimenti aggraziati, sperando che qualcuno spezzi al più presto il silenzio e mi spieghi che cosa sta succedendo.
Il mio desiderio viene esaudito da un forte bussare alla porta. Éir mette giù la bambola, Delen afferra l'accetta e Cathaoir, mano sull'elsa della spada, va ad aprire. L'uomo sbircia da uno spiraglio della porta e resta lì, muto. Esita.

"Chi è?"domanda Delen.

Cathaoir non fa in tempo a rispondere che lo sconosciuto prende parola.

"Nonna! Nonna, sono io, Cailibh,fatemi entrare!"

"Cathaoir, apri quella porta e fa' entrare mio nipote. Non c'è nessuno che complotta contro di te, qui."

Cathaoir esita, ma alla fine cede. Un ragazzo avvolto in un lungo mantello bagnato varca zoppicando la soglia. Si leva il cappuccio e scuote i capelli biondo scuro per liberarli almeno un po' dall'umidità.

"Cailibh!" Éir gli salta al collo, felice.
Il ragazzo la solleva in alto, facendola volteggiare pericolosamente a pochi centimetri dal basso soffitto.

"Te l'avevo detto che sarei tornato presto, sorellina. Ma tu non mi hai creduto. "

"Beh, ha fatto bene. "Lo interrompe Cathaoir con voce grave. "Dimmi, ragazzo, in che razza di guaio ti sei cacciato prima di venire qui?"

"È stato vostro fratello, signore, se ho ben capito che siete. Quando mi ha detto che vi avrebbe incontrato, dopo tanto tempo, presso le terre del lago, ho insistito per accompagnarlo. Sapete, da un po' di tempo vivevo con lui, in qualità di mio addestratore. Comunque..."

"Dimmi" lui interrompe Cathaoir "quanti anni hai?"

"Ne ho quindici, signore. Fanno sedici questa primavera. "

"Quindici anni. E mio fratello avrebbe affidato una missione del genere ad un ragazzino?!"

"No, signore, stavo giusto per spiegarvelo. Vostro fratello non ha voluto sentire ragioni, ma io l'ho seguito lo stesso, e temo che mi dobbiate,tu e lui, tutta la vostra gratitudine. "
Il ragazzo tace, prende fiato.

"Su, continua. "

"Beh... Mi addolora informarvi della cattura di vostro fratello. Si è battuto valorosamente contro molti uomini. Lo stanno portando a Elyvagar, signore."

"Ne sei sicuro?"

"Purtroppo si, signore. Ero presente quando lo hanno incatenato. "

"E non hai fatto nulla per evitarlo?"

"No, signore. Non ho potuto intervenire in quanto privato della spada. Mi sono salvato a stento, signore. Sono fuggito a dare l'allarme. Non mi restava altro da fare. "

Cathaoir pesta un pugno sul piccolo tavolo presente nella stanza.

"Dannazione, dannazione! E dimmi, ragazzino, di che cosa dovrei esserti grato."
Le parole escono dalla bocca dell'uomo sputate come veleno.

"So dove l'hanno portato signore. Sempre meglio di nulla. E so anche che cosa vogliono fargli. "

"Che bella scoperta, bravo! Lo giustizieranno, ovvio. Con l'accusa di sovversione, offesa pubblico ufficiale, lesa maestà e idiozia. Se è fortunato lo impiccheranno. Altrimenti preferisco non immaginare nemmeno ciò che potrebbe capitargli. E tu, insulso ragazzino, hai l'ardore di venirmi a dire che ti devo gratitudine! Un colpo di spada sarebbe la gratitudine più adeguata! Ti calzerebbe a pennello! Ti..."

"Perdonatemi se vi interrompo e vi contraddico, signore. Non lo giustizieranno, o, almeno, non tanto presto. Lo useranno come esca. È voi che vogliono, signore. Voi e voi soltanto. Gli siete sfuggito già due volte, a quanto si dice in giro. Una volta direttamente dalla galera della capitale e la seconda volta da quella di Järvis, sempre se le voci che circolano sono vere. È una questione di orgoglio, e in più pensano che tu stia tramando qualcosa. Un'altra rivolta. Siete pericoloso, e l'unico elemento di continuità tra il regno un tiranno e l'altro è la caccia che vi danno. "

"Sei proprio sicuro di ciò che stai dicendo?"

"Sono sicurissimo. Di questi tempi, un uomo morto non serve a nessuno. A meno che, ovviamente, non si tratti di voi"

"Beh, questo è chiaro. Dimmi un'ultima cosa... mio fratello era solo quando è stato catturato?"

"Sì, signore. Poi però ho visto che hanno preso anche una prigioniera, ma non sono riuscito a capire se fosse ancora viva. L'hanno dovuta caricare su un carro per portarla via. "

Cathaoir si irrigidisce.

"Puoi descrivermela?"

"L'ho vista solo da lontano, ma a occhio si direbbe solo di qualche anno più vecchia di me. Piuttosto piccola, vestita di azzurro credo, capelli scuri."

"Heyleen... Questa proprio non ci voleva! Mio fratello può resistere, ma se torturano lei, potrebbe cedere... "

Udire il nome della mia amica mi fa sussultare. È ancora viva. Ma per quanto ancora? Non so se sentirmi o meno sollevata da questa notizia.

"Tua cugina è forte." cerca di rassicurarlo Delen. "Resisterà"

"Non è della sua forza che mi preoccupo. Temo che se venisse torturata, mio fratello Cathal cederebbe. Sai quanto soffre per gli altri. Se si spargesse la voce di dove mi trovo sarebbe la fine. Anche per voi."

Cathaoir tace e il suo guardo pensoso si perde tra i guizzi delle fiamme.

"Sarebbe la fine. E per cosa? Abbiamo soltanto una ragazzina e voci vecchie di secoli, come abbiamo potuto pensare di..."

"Ora basta, Cathaoir. Sai bene che queste considerazioni devi tenerle per te. Sai benissimo che non è ancora tempo di uscire allo scoperto, lo sai anche meglio di me!"

Cathaoir abbassa lo sguardo. Poi si alza in piedi, indossa un pesante mantello e si dirige verso la porta.

"Dite a Seharlas di aumentare il numero di sentinelle nei boschi e di addestrare i giovani al combattimento. Rimanete nascosti. Io parto, cercherò di attirare l'attenzione dei soldati lontano da qui. Siate vigili. Nessuno è più al sicuro. "

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Ciao a tutti!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che voterete e commenterete in tanti. La vostra opinione e i vostri consigli contano molto.
Vi auguro un 2016 pieno di cose belle!
A presto!

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