Contrasto.
Terribile contrasto sono le uniche due parole con le quali riesco a definire ciò che vedo.
Contrasto. Lacrime e sorrisi, gioia e lutto.
Contrasto.
Feretri sul ciglio della strada, davanti alle porte. Gente che si congratula e festeggia, gente che piange. Gente che fa entrambe le cose in un'altalena di umori e istinti avversari.
Inni di vittoria.
Ce l'hanno fatta, allora. Il nemico è stato sconfitto, contro ogni pronostico. Nessuno si è disturbato di inviare messaggeri alla capitale e ora gli araldi di Harlakis, partiti in fretta e furia appena sono stati intravisto i fuochi di segnalazione, sono stupiti e muti quanto noi. Forse si sono finalmente resi conto ci ciò che sta accadendo, o almeno lo spero. Nonostante io ancora non comprenda il mio ruolo in tutta questa faccenda, ormai vi sono coinvolta è così lo è la mia famiglia, esattamente come quelle che qui hanno combattuto al prezzo della vita. Il prezzo ingiusto di una lotta giusta.E Halger? Che cosa ne sarà stato di lui? Io ho paura, e così gli altri. Dove lo avrà portato il suo gesto altruista, il primo segno di apertura dopo giorni passati senza proferire parola, eccetto quelle gridate nel sonno?
Jonaker ci si fa incontro lungo la strada; qualcuno deve avergli detto che sono arrivati gli stranieri. Zoppica ancora, trascinandosi dietro il piede destro, che sembra come irrigidito. Ci saluta senza troppo entusiasmo, mentre strizza gli occhi cerchiati di scuro per proteggersi gli occhi dal riverbero della neve, e ci fa strada verso casa di Česine. Non proferisce parola, le sue labbra i restano chiuse e impercettibilmente tese.
L'ambiente all'interno non è dei migliori. Nell'aria aleggia un odore strano, quasi acre, come di sangue misto a qualcosa di diverso. Erbe, forse, o medicamenti. Unguenti e umidità.
Ma c'è dell'altro.
D'un tratto ci ritroviamo davanti a una porta chiusa."È qua dentro."
La voce atona di Jonaker sembra raggiungermi da un luogo distante. Che cosa significa?
Non voglio entrare. No. Non posso. Non so cosa c'è dall'altra parte, questo è l'ennesimo salto nel vuoto che non voglio compiere.
C'è Halger, là dietro. Ma potrebbe non essere più lui. Potrebbe essere rimasto terribilmente sfigurato, irriconoscibile, a quanto ne so. I suoi lineamenti fieri potrebbero essere stati spezzati come il resto del suo corpo. Ne ho visti alcuni, fuori, ridotti così. Potrebbe essere ferito, moribondo.Perché nessuno parla?
Cosa c'è realmente, là dentro?La porta viene aperta. cigola sinistramente sui cardini.
Herija è la prima a entrare. A volte mi chiedo come faremmo senza di lei, che trova la forza quando quella degli altri viene meno.
Poi si fa avanti Cathal, attento a preservare il suo onore di capo.
E poi Rajivo, lo spavaldo Rajivo, ora così stranamente insicuro.
Esito.
Ora ci sono io, sulla soglia scura.
Heryann, finora dietro di me, mi supera. Ha lo sguardo fisso a terra, non dice nulla. Va avanti e basta, incontro al destino con una rassegnazione che è solo sua. Non dice nulla, ma passandomi accanto mi sfiora piani una mano.
Cerco di trattenere questo tocco rassicurante, ma le mie dita si chiudono sul vuoto.
La negazione, si dice, a volte spinge l'uomo verso il ciglio del burrone.
Faccio un passo avanti, e finalmente entro nella camera avvolta nella penombra.
Ci metto un po' ad abituarmi alla poca luce, ma alla fine vedo piuttosto nitidamente la scena che si sta svolgendo sotto i miei occhi.
Perdo qualche battito.
È vivo? È morto?
Non so, non capisco.
È steso su un letto macchiato di sangue, e non so se sia più pallida la sua pelle o la benda pulita che gli avvolge il torace.
Un brivido lo scuote.
Vivo, allora.
Ma per quanto ancora?
Il suo petto si muove piano, a fatica. Il respiro è impercettibile.
Mi sudano le mani, si coprono di goccioline gelide. È la paura, la paura di perdere qualcun altro, la paura di perdere un altro pezzo.Solo ora mi accorgo di Ayris, seduta in un angolo, su di uno sgabello decisamente instabile. Occhiaie spaventose e capelli più in disordine di quanto avrei creduto possibile, armeggia con degli unguenti. Si pulisce le mani su vestito e solleva leggermente lo sguardo.
"Non ho potuto far nulla. Česine sta facendo tutto il possibile ma...è così da troppo tempo. Non...non cambia nulla."
La sua voce è roca, atona. Non c'è traccia di vita in essa. I suoi occhi guardano nel vuoto, vagano tra le ombre della stanza.
Ma che importa?
Forse abbiamo sbagliato. Ci siamo mossi troppo tardi. L'esercito si è mosso troppo tardi. Ma le morti non pesano sulle spalle dell'invincibile, rocciosa Harlakis.Pian piano, i miei compagni escono dalla piccola stanza. Non c'è più niente per noi qui. Non resta che aspettare, sperare, pregare, sempre che lo Spirito ci ascolti. Sempre che ci sia uno Spirito.
Io non mi muovo. Come Ayris, fissò il vuoto che d'un tratto mi si è spalancato davanti.
Io in piedi, lei curva sullo sgabello, accanto al letto.
Tiene una mano appoggiata sul lenzuolo, come a dire vorrei fare qualcosa, ma non c'è nulla che io sia in grado di fare.
Deve essere difficile anche per lei. Accogliere degli ospiti con delle cattive notizie. Non è così facile come per noi sentirci in colpa e basta, anche un po' egoisticamente."L'ha fatto per noi" mi sussurra con voce rotta, come se mi avesse letto nel pensiero. "L'ha fatto per mio fratello. L'ha fatto per me. Io...dovevo esserci io al suo posto."
Io mi limito a scuotere la testa. Non ho nulla da dire. Quali sarebbero le parole più opportune?
Poi, qualcosa.
Me me accorgo io, prima di Ayris, perché i suoi occhi bassi non sono più in grado di guardare. Qualcosa si muove impercettibilmente. Gli occhi di Halger si aprono, febbricitanti e annebbiati,
Azzarda qualche movimento sconnesso.
Ayris se ne accorge solo quando sente la mano di Halger sfiorarle le dita inerti sul lenzuolo. Lei ha un piccolo sobbalzo, poi alza gli occhi stanchi.
Lo guarda respirare piano, scosso da tremiti, la fronte esangue riarsa dalle febbre, ma vivo. Vivo, sveglio.
Sia io che lei, probabilmente, sappiamo che sarebbe buona cosa avvertire Česine, ma non siamo in grado di muoverci.
Lei, soprattutto. È impietrita, rigida sullo sgabello, e continua a fissare Halger, che ora è aggrappato alla sua mano con la poca forza che ancora possiede. Apre bocca, ma non gli esce che un rantolo.
Decido che sì, è decisamente buona cosa chiamare Česine, così avverto Ayris e mi avvio rapida verso la porta. Prima di varcare la porta riesco a carpire tre parole chiare in mezzo ai rantoli strozzati di Halger."Non...lasciarmi...andare..."
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Angolo meRieccomi, dopo cali di motivazione, impegni scolastici, sbadataggini varie e tanto, tanto tempo...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e siate rientrati un po' in questa storia. In tal caso, grazie, grazie e grazie ancora per non aver perso del tutto la pazienza. Riuscirò a finire questa storia, prima o poi...e spero di poter continuare con un capitolo a settimana da qui in avanti,
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto, aspetto i vostri commenti!Nel prossimo capitolo: contrasti, rivelazioni e mezze verità...
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Destino - Il volo del corvo
FantasyCringe alert - questa storia è moooolto vecchia e ci sono passaggi un po' problematici, riferimenti a culture che sfiorano l'appropriazione, e tutta una serie di cose che ora mi fanno accapponare la pelle. Il lato positivo è che ora me ne rendo cont...