Destino - Il volo del corvo

Capitolo 38-Halger

Mi sveglio dopo una notte passata tra gli incubi, e la prima sensazione che mi assale è il vuoto. È come se mi avessero strappato un pezzo senza curarsi troppo di ricucire insieme la ferita. Ma il peggio è che da due giorni ormai mi sveglio e cerco con gli occhi lo sguardo di mio fratello, prima di rendermi conto che si tratta soltanto di un'ilusione generata dalla mia mente.
Avrei dovuto morire io, non lui. Avrei dovuto difenderlo, salvarlo, mentre in un certo senso l'ho seppellito che era ancora in vita. Non è così che dovrebbe comportarsi un fratello. Non si fa così. Il fratello maggiore...il fratello maggiore ha il dovere di proteggere quello più piccolo, di sacrificarsi per lui, non di provvedere ai doveri funebri, peraltro inadeguati ai meriti del defunto,
Mio fratello...no, non mio fratello. Non può essere vero.
Già una volta ho seguito l'istinto di fuga per correre a cercarlo tra le ombre del bosco, nella speranza di trovarlo che respira ancora.
Mio fratello...la mia roccia, il mio fratellino...
Dov'è? Dov'è?! Dov'è il ragazzino che mi superava nella corsa, giovane con cui ho gareggiato nella lotta, la persona dalla quale mai avrei creduto di separarmi e sopravvivere ugualmente.
E chi parla di sopravvivenza... Uno che è morto dentro, un cadavere che cammina.
Mi sembra sempre di sentire la sua voce, di udire il suo passo, ma quando mi volto ci sono soltanto alberi. Forse allora è vero che serbano il ricordo di chi ha vissuto sotto i loro rami e ne imprigionano la voce e il ricordo, che il sussurro delle fronde affida poi al vento.

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Ed ecco qui questo microscopico capitolo, forse un po' scontato, che ci introduce ai pensieri di Halger. Poveretto, non avete idea di quanto io mi senta in colpa...no, per favore, non fatemi ricoverare. La scuola è sufficiente...
Spero che continuerete a seguire con interesse questa storia e a farmi avere le vostre preziose opinioni.
A presto!