Capitolo 44-Kyera

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Giungiamo in vista della capitale nel pomeriggio del giorno seguente. Si tratta di una cittadella totalmente in pietra, incastonata nel fianco della montagna. È accessibile mediante un intrico di scalinate e camminamenti ricavati direttamente dalla parete rocciosa, percorsi da gente indaffarata e sorvegliati da guardie armate.

Facciamo fatica a stare al passo di Ayris, che da qualche ora sembra aver messo le ali ai piedi. Si ferma soltanto quando giunge dinanzi ad un imponente edificio dal grande portone aperto, e lo fa unicamente perché il passo le è sbarrato da due soldati armati di quelle che Heryann mi sussurra essere alabarde.

Subito altre sentinelle ci sono intorno, vigili.

Ayris si schiarisce la voce e comincia a parlare loro in un idioma che rassomiglia solo vagamente a quello corrente in tutto Thalamn-Maa. Dopo averla ascoltata attentamente e dopo averle posto qualche domanda, finalmente si decidono a farci entrare, non senza averci prima disarmati.

Rajivo, contrariato, mugugna qualcosa che non ha l'aria di essere un complimento, ma nessuno pare averlo sentito.

All'interno una moltitudine di persone è disposta a cerchio attorno a tre scranni di pietra, su cui sono seduti due uomini anziani e uno di mezza età. Il silenzio è quasi sacrale, nessuno osa aprire bocca. Soltanto i tre si consultato sottovoce. Accortosi di noi e della nostra diversità, uno di essi interrompe il discorso e ci scruta lungamente.

"Il sud non è mai foriero di buone notizie. A che debbo la vostra visita, stranieri?" Domanda con tono indagatore.

Come sempre, è Cathal a prendere la parola.

"O nobili signori del popolo delle alture, vi chiedo di ascoltare ciò che ho da dirvi fino in fondo e poi di trattare la questione in questo consiglio come fareste per la richiesta di un amico. Come saprete, dalle pendici dei vostri monti fino al meridione profondo la situazione è critica. Il pugno dei due tiranni al potere è sempre più violento, e difficile è sfuggire alla loro barbara prepotenza. La qui presente delegazione, che molti pericoli ha affrontato per venire a voi, o nobili fratelli, è composta da rappresentanti di tutte le genti, che unite vi chiedono di dare sostegno ideologico e supporto militare alla nostra causa. È necessario ristabilire al più presto l'ordine degli aurei tempi passati, levando il potere da chi non merita di esserne il depositario. L'antica Lega delle Sei Piume è pronta a risorgere, manca soltanto la vostra affinché possa spiccare il volo. È questa la richiesta che da fratelli a fratelli vi chiediamo di considerare. Attendiamo con fiducia la vostra risposta."

Cathal tace, sostenendo fieramente lo sguardo di tutti i presenti, che cominciano a parlare concitatamente tra loro. Ovviamente i pareri sono contrastanti.

"Silenzio, per favore!"

Dopo qualche istante, il più anziano dei tre capi del consiglio richiama l'attenzione di tutti.

"Il vostro è un nobile proposito, uomo del sud. Ma anche gli ideali più grandi necessitano di un'approvazione dello Spirito. Soltanto quando la morte tornerà ad esser vita il vento sarà propizio al grande volo, recita la profezia. Ora, non credo che voi abbiate visto un cadavere rialzarsi e camminare, nevvero?"

"No, infatti. Ma quel tempo è finalmente giunto, per grazia dei cieli profondi."

Cathal si ferma per un attimo e mi fa cenno di avanzare. I presenti pendono dalle sue labbra.

"La morte è tornata vita. È tra noi Kyera, legittima erede del corvo, portatrice del segno della piuma nera, del sangue della fiamma estinta dello scuro custode del segreto."

"L'avete detto voi stesso, quella fiamma è estinta da tempo..."

"Ed ora è rinata dalle sue ceneri!"

La voce di Cathal è stentorea mentre mostra loro il segno sulla mia spalla.

La folla ammutolisce, in molti spalancano la bocca dalla sorpresa.

"Non è possibile..." L'anziano non crede alla sua vista, è ancora dubbioso. Prende tempo. "Vi ringraziamo, straniero, per la vostra visita. Domani all'alba, il consiglio vi comunicherà la decisione presa. Siete tutti congedati."

La folla si riversa fuori dalla sala chi borbottando e chi discutendo animatamente, e Ayris tenta inutilmente di raggiungere i capi del consiglio per comunicare loro il messaggio di allarme. Ogni sforzo è vano, viene respinta a più riprese. Infine urla la sua richiesta di aiuto nella loro direzione, ma essa cade nel silenzio, inascoltata, e lei viene sbattuta fuori dalle guardie senza tanti complimenti. Frustrata, si rinchiude nel suo silenzio e si siede a terra esattamente lì dov'è, incurante del gelo e della neve.

Com'è possibile che quegli uomini non l'abbiano voluta ascoltare? Dopotutto, il pericolo riguarda tutti. E temo che un esercito inviato contro questo popolo rientri proprio in questa definizione.

Siamo tutti tesi e preoccupati, non sappiamo quanta fiducia dare al consiglio. Non sappiamo nemmeno di che cosa stessero discutendo in precedenza, prima del nostro arrivo, quindi come possiamo prevedere la decisione che prenderanno in merito alla nostra richiesta di aiuto? Come possiamo fidarci?

Poi, di colpo, Ayris balza in piedi.

"Io non resto qui ad aspettare che quelli decidano il nostro destino." Afferma con voce che vuole sembrare decisa. "Torno a Valaskjall. Non mi importa che cosa pensano loro, le vite sono le nostre."

Nel suo tono c'è qualcosa più che della delusione malcelata.

"Ma come farai? Nevica sempre di più, sono pur sempre altri due giorni di marcia. Non puoi andare sola." Obbietta Herija, visibilmente preoccupata.

"Non è detto... se riuscissi a procurarmi degli sci, potrei metterci un giorno soltanto... vanno avvisati, vanno avvisati tutti prima che sia troppo tardi."

"Allora mandiamo Half" propongo.

"Come hanno abbattuto il falco, abbatteranno lui. È un rischio troppo grande."

"E la tua vita? Non è un rischio ancora più grande?" Questa volta è Cathal a tentare di farla ragionare.

"I morti non parlano, non sapranno nulla." Questa volta la sua voce è scossa da un tremito, ma ancora non cede.

"Se le cose stanno così, vengo con te."

È stato Halger a parlare, facendoci stupire ma anche sentire sollevati. Sono le prime vere parole che pronuncia da giorni.

"Hanno ragione, non puoi andare da sola." Continua. "Ho già usato degli sci, anche se una volta soltanto, ma farò il possibile per esserti d'aiuto. E... beh... se qualcosa dovesse andare storto... saremo comunque in due." Conclude.

Cathal sembra chiedergli con lo sguardo se se la senta veramente, ma l'espressione risoluta di Halger non lascia dubbi.

Ayris esita, ma alla fine acconsente a essere accompagnata. Si allontanano lungo una via alla ricerca del materiale di cui necessitano. Vederli camminare appaiati, lui così alto e robusto, lei così piccola e esile, fa quasi impressione.

Per le vie, un gruppetto di bambini si rincorre gioiosamente, come in una realtà parallela che non conosce il domani, ma soltanto l'oggi. Non molto più lontano, a sud, l'acciaio scintilla sinistramente.


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Come promesso, ecco il capitolo 44. La situazione si fa sempre più critica...

Come vi è sembrato il consiglio? E la decisione di Ayris? Per quanto ancora Kyera si limiterà a recitare una parte che non conosce a fondo?

Ok, va bene, basta con le domande...ve ne starete già facendo abbastanza per conto vostro.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Se avete osservazioni, esistono i commenti, se avete apprezzato, ci sono le stelline. Ho bisogno di sapere qual'è il vostro parere sulla storia, non siate timidi!

Nel prossimo capitolo: una locanda fumosa, un ragazzo sfrontato, rivelazioni dal passato...


A presto!

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