Due bambini si rincorrono tra le viuzze di un villaggio adagiato all'ombra delle alte pareti di un fiordo. C'è poca gente in giro, è quasi il tramonto."Chi arriva ultimo a casa è una checca!" Esclama il più piccolo dei due, una creatura mingherlina dai capelli castani.
"Non è giusto, tu sei partito prima! " Si lamenta l'altro. I suoi capelli biondi, lunghi fino alla spalle, danzano nella corsa.
In tutto risposta, il più piccolo gli fa una pernacchia e si infila dentro casa ridendo."Ho vinto! Ho vinto di nuovo! "
L'altro, sbuffando, si chiude la porta dietro le spalle.
"Madre, padre, siamo tornati." Dice il biondo con voce seria e con sguardo giudizioso, sotto il quale si cela però una punta di furbizia.
Una donna dai capelli castani raccolti in una crocchia alza il viso dalla rete da pesca che è intenta a rammendare, e sorride ai due.
"Ce ne siamo accorti..."
I suoi occhi chiari e limpidi sorridono."Papà, papà! Ci racconti una storia? " Chiede il fratello moro, tirando piano la casacca di un uomo seduto su un piccolo sgabello e occupato a lucidare un'ascia. Il suo volto è squadrato e indurito dal mare, ma nei suoi occhi fieri brillano scintille di dolcezza.
"Con voi due in giro non riesco mai a finire un lavoro che sia uno..." Sospira, scuotendo la testa. "Dai, sedetevi..."I due bambini si accomodano su una pelle di renna stesa ai piedi dell'uomo.
"Che storia volete sentire? "
"Una nuova!" Esclamano in coro i bambini.
"Una con tanti eroi, e le spade, e..." comincia subito il più piccolo, ma viene subito interrotto dal fratello.
"Perché non ci racconti cosa c'è a nord? Più lontano delle miniere di Min...Mign...uffa, quel nome è troppo difficile... "
"Va bene, va bene...allora vi racconterò dei monti di Harlöndin, e del Valico."
"Che cos'è un vai...vac..valchio?" Fa di nuovo il piccolo. I suoi occhi color nocciola sonno spalancati dalla curiosità.
"Si dice valico. Poi lo capirai, te lo prometto, ora lasciami incominciare. Allora, c'era una volta..."
"Si dice 'c'era una volta' perché adesso non c'è più?" Domanda subito il fratello biondo.
"S, Halger. Perché questa è una storia di secoli e secoli fa... A quei tempi sulle alte vette e nelle valli di Harlöndin vivevano le genti dell'Aquila e del falco, come è ancora oggi. Sono gente semplice, fiera, abituata ai pericoli di una vita dura, ma tutto sommato cordiale e ospitale. Nei tempi andati, i loro valorosi guerrieri, che si servivano di armi fatte da lunghi bastoni con delle lame d'ascia all'estremità, erano famosi in tutta Thalamnh-Maa per la loro capacità ad adattarsi a qualunque terreno di battaglia. Ma non era questa la cosa più importante che li concerneva. Infatti, a quel tempo, il Valico era ancora aperto affinché gli airomanti potessero usufruire del proprio potere e il popolo averne beneficio. Spettava infatti alle stirpi dell'Aquila e del falco il compito di sorvegliare il valico e di impedire che cadesse nelle mani sbagliate. Era la porta, l'unica via per accedere alle terre dei misteri e della sapienza, all'estremo nord, oltre le montagne. Era quella la terra d'origine degli airomanti, uno per ogni gente, che giungevano per dispensare consigli. Essi potevano vedere dove occhio umano non può, sapevano comunicare con gli spiriti protettori, ma soprattutto erano in grado di levare in volo la loro anima sopra le terre per scorgerne passato, presente e futuro.
Si dice che le montagne siano così alte affinché nessuno sia in grado di invadere quelle terre beate.
Io le ho viste, sapete? Io ho visto le grandi montagne. Le loro pendici sono scure di foreste e i loro versanti solcati da valli nascoste. I ruscelli cantano nelle gole, perpetuano il riflesso argentato delle betulle e scorrono placidi all'ombra degli abeti, mentre più in alto solo qualche larice resiste al freddo e alla povertà del terreno. Le aquile planano silenziose sopra i pascoli e le vette ammantate di neve, che si tingono di rosso alla luce del tramonto..."I due bambini restano a bocca aperta.
"Papà, noi le vedremo mai? "
"Sì, figli miei. Un giorno crescerete, sarete grandi, belli e forti, e allora le vedrete."
***
I ricordi sfumano nell'aria mattutina, e il giovane si aggrappa a quei panorami intravisti tra le cime degli alberi.
Le ha viste, le montagne. Passato il tempo delle promesse, è giunto quello dei rimpianti. Il rosso dei tramonti sulle vette sfuma in quello di una chioma ramata, e poi più nulla. Ma almeno ha visto le montagne.
E i suoi occhi si immobilizzano dentro all'azzurro del cielo, come se lo sguardo del fratello fosse lì a fargli compagnia.~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Amo lasciarvi sulle spine, illudervi e poi farvi disperare...sì, lo so che ora verrete a cercarmi. Armati. Tanto armati. Ma tanto non mi troverete mai...muahahahaha.
Questa scena vista dall'esterno non voleva essere soltanto uno dei tanti momenti strappalacrime o malinconici, ma ha una funzione precisa che capirete meglio più avanti. Per il momento vedetelo come un flashback e un'incursione negli ultimi pensieri di Halrik.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e ho come l'impressione che il prossimo farà particolarmente felici alcuni di voi...
Di più non vi dico, sperando di avervi incuriositi a sufficienza.A presto!
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Destino - Il volo del corvo
FantasyCringe alert - questa storia è moooolto vecchia e ci sono passaggi un po' problematici, riferimenti a culture che sfiorano l'appropriazione, e tutta una serie di cose che ora mi fanno accapponare la pelle. Il lato positivo è che ora me ne rendo cont...