Che mi accadrà domani? Me lo chiedo in continuazione. Non mi sono mai piaciute le incertezza, soprattutto se devo accoglierle senza poter fare nulla. Perché non ci coalizziamo con le altre Stirpi? Perché non combattiamo? Il consiglio degli anziani ci sta mettendo fin troppo a decidere. E io sono qui, solo, a subirmi gli sguardi ostili di questa gente. Sì, insomma, non sono proprio solo. La nuova famiglia di Kyera non ha fatto che chiedermi in continuazione di raccontare la storia della mia vita, enfatizzando le parti concernenti lei, ovviamente. Naturalmente non sono stato totalmente sincero con loro. Non vado per nulla fiero del mio vissuto. Ci sono cose che si possono dire e cose che non si possono dire. Basta. Per esempio, non ho fatto parola di mia madre. Non ho parlato dei metodi con cui per anni mi sono guadagnato da vivere. Ho accennato solo minimamente all'armata mercenaria. Nonostante tutto, un po' di amor proprio ce l'ho ancora, ci tengo a fare una figura quantomeno accettabile con coloro che mi hanno accolto tra la loro gente. Il risultato per finire non è male: vado d'accordissimo con Eír, mentre Cailibh resta sempre diffidente. È facile per lui giudicare la mia condotta, lui che in tutta la sua vita non ha perso quasi nulla. Eppure pensa di avere il diritto di guardarmi dall'alto in basso come se nulla fosse. Non è cattivo, è soltanto iperprotettivo nei confronti della sua famiglia e vede me come una possibile minaccia, tutto qui. Eppure...
Splash.
Il rumore di un sasso gettato nell'acqua mi distoglie dai miei pensieri. Mi volto di scatto, allarmato. Ma è soltanto Halrik, che mi fissa con aria divertita.
"Volevo proprio vedere per quanto tempo ancora saresti rimasto lì senza accorgerti di me, ma ad un certo punto mi sono stufato di aspettare."
"Spiritoso...beh, conoscendo la tua pazienza, direi che comunque non sei qui da molto..."
"Beccato..."
Halrik scuote i capelli castani e ride. Poi riprende a parlare.
"E dimmi, in che pensieri eri assorto?"
"Pensieri."
"Beh, se permetti anche io ho alcune cose a cui pensare. Ti dispiace se ci penso qui vicino a te?"
Ovviamente, Halrik non attende risposta e si mette a sedere accanto a me, sulla riva del piccolo ruscello che scorre poco lontano dalle caverne. In ogni caso, non mi da fastidio. Ho legato da subito con lui e con suo fratello, essendo tutti e tre degli estranei tra questa gente.
"Dov'è Halger? Pensavo foste sempre insieme."
"È fuori di guardia insieme a uno di qui. Non aveva voglia di starsene con le mani in mano, ma logicamente non si sono fidati a mandarlo da solo."
"È comprensibile."
"Già. A dire il vero, anche io mi sento un po' inutile qui a fare nulla."
"Ti senti inutile o preferiresti essere occupato così da non avere tempo per pensare?"
"Entrambi, in effetti. Ma soprattutto la seconda."
"C'entra con quel tatuaggio, vero? Quello che hai poco sopra l'altezza del cuore, vicino al bordo della casacca."
"Sì, ci hai azzeccato."
"Dalla tua risposta deduco che oggi hai voglia di parlare."
Lo sguardo di Halrik si perde nel vuoto. È strano vedere un'espressione del genere dipinta sul volto di un giovane allegro e solare come lui. Sospira tristemente.
"Non saremmo dovuti fuggire. Non sarei dovuto fuggire. Se la prenderanno con i nostri cari. Nostro padre può difendersi, ma lei...lei è troppo giovane perché le facciano del male, capisci? Ha sedici anni, è troppo giovane per soffrire, soprattutto per causa mia. Non so nemmeno se sia ancora viva..."
Subito mi pento di aver insistito con le domande.
"Mi spiace, io non avrei dovuto..."
"Ha i capelli color del rame, dei ricci meravigliosi. E gli occhi color del cielo al mattino, quando il sole fa capolino oltre le montagne. Non mi perdonerò mai per averla lasciata sola. Mai..."
Resto in silenzio. Me lo si legge negli occhi il dispiacere.
Halrik si alza in piedi, sempre con espressione malinconica.
"Fenja. Si chiama, o si chiamava, Fenja." Aggiunge a bassa voce prima di alzarsi e sparire tra gli alberi.
"Halrik! Halrik, aspetta!" Lo rincorro e lo costringo a voltarsi di nuovo verso di me. "Halrik."
"Non permettere mai a nessuno di portarti via coloro che ami. Mi hai capito? Non permetterlo a nessuno. Mai." Sussurra semplicemente.
Nei suoi occhi color ambra leggo un'immensa tristezza ma anche una grande voglia di lottare.
"Vorrei tanto prometterti che la ritroverai. Ma non sono molto bravo a mantenere le mie promesse, in effetti..."
"Lo sai che cosa mi ha detto lei una volta? Che non importava la distanza, che sarebbe potuto esserci di tutto a separarci, perfino l'oceano, ma che una parte di noi sarebbe sempre rimasta viva nell'altro. E che un giorno ci saremmo ritrovati, per sempre. Sai, io credo che lei sapesse che un giorno sarei stato portato lontano. Che un giorno sarebbe accaduto tutto questo. Se soltanto fossi riuscito ad evitarlo, se soltanto non fossi fuggito..."
Lo lascio parlare, sfogare, evitando di fargli notare che se non fosse fuggito probabilmente penderebbe da una forca, magari insieme a lei e quasi certamente insieme al fratello.
"Se soltanto non fosse stato per questa dannatissima catena!" Grida rabbiosamente sbattendomi davanti al viso il grosso anello di metallo che ancora cinge il suo polso segnato, come a ricordargli tutto ciò che ha passato. "Sarei potuto fuggire prima, portando via anche lei..."
"Halrik. Quel pezzo di ferro non può e non deve fermarti. Non è riuscito a fermare te e tuo fratello, metà della strada l'avete compiuta combattendo incatenati insieme, o no? Hai un grande cuore, ma è a malapena in grado di contenere tutto il tuo coraggio. Ce l'hai lì dentro, Halrik. Non scordarti mai della tua forza."
"Adesso mi sembri quasi lui. Mio fratello, intendo. Mi dice così da quando siamo piccoli. Anche lui vorrebbe non essere mai fuggito, sai? È per via della nostra gente. Ha sempre sentito il dovere di proteggerla. E lo sente anche ora, oltre le cime degli alberi, esattamente come sente le strida dei gabbiani in volo sui fiordi."
Halrik tace. Pensa a Fenja, alla sua terra, alla sua famiglia.
"Sei fortunato ad avere un fratello. Finché lui è al tuo fianco non sarai mai totalmente solo e abbandonato." Concludo per fargli coraggio.
"Lo so."
Il silenzio resta lì a mezz'aria, sospeso tra le nostre parole. Abbiamo detto tutto ciò che abbiamo potuto, senza nascondere nulla.
Cameratismo, sostegno, fratellanza. Ora so che significato hanno queste parole.
Facciamo ritorno alle grotte, camminando ognuno sul sentiero dei propri pensieri, dei propri ricordi.
E il silenzio se ne sta lì, nel bosco che sempre più si riempie delle ombre del crepuscolo.
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Ciao a tutti!
Per questo capitolo ho deciso di introdurre un nuovo punto di vista, cioè quello di Heryann. Insomma, non vogliamo invadere sempre la privacy della povera Kyera, non è vero?
Che succederà ora ai nostri protagonisti? Tranquilli, non tutti i capitoli saranno così. L'azione tornerà molto presto, promesso. In tanto, però, lasciamo un po' di respiro ai personaggi...
Domandina per voi: mi piacerebbe sapere quanto vi state affezionando a ogni personaggio. Mi è utile per migliorare e a fini statistici, quindi rispondete liberamente. Non ne va del loro destino, che peraltro è già scritto (muahahaha)!
A presto!
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Destino - Il volo del corvo
FantasyCringe alert - questa storia è moooolto vecchia e ci sono passaggi un po' problematici, riferimenti a culture che sfiorano l'appropriazione, e tutta una serie di cose che ora mi fanno accapponare la pelle. Il lato positivo è che ora me ne rendo cont...