Capitolo 14

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Heyleen mi fissa sorridendo ancora per un attimo, poi la sua espressione si fa più seria.

"Suppongo che tu abbia qualche domanda da farmi, giusto?"

Il mio sguardo si perde per un attimo nel vuoto.

"Beh, io... io non ho proprio idea di come sia finita qui, tanto per cominciare. Ricordo solo quei ragazzi, un dolore alla testa, mi sembra e... e poi più niente. Non so nemmeno chi tu sia."

"È tutto molto complicato, Kyera. Non sono nemmeno sicura di essere in grado di spiegarti tutto. Ma sappi che non ti ho trovata e raccolta per caso. L'uomo del porto, quello con un solo occhio, non so se lo conosci, mi ha detto che tu e un altro avevate avuto un incidente con dei ragazzi. Il tuo compagno, comunque non l'ho trovato."

"Ma a lui, all'uomo del porto, che cosa importa di me?"

"Non... non posso dirtelo, mi spiace. È pericoloso, capisci? Perdonami, ti prego, ma..."

Io la fisso, confusa

"Davvero non posso. Non qui. Non ora. Perdonami..." sussurra.

Io rimango lì, delusa e inquieta allo stesso tempo. Sembra sempre che ognuno abbia qualcosa da nascondermi. Troppe persone sanno qualcosa su di me che io non so. Fatico sempre a trovare qualcuno che sia disposto ad aprirsi con me.

"Potresti almeno spiegarmi come mai tu hai tante cose da mangiare mentre altrove non c'è nulla. Scusa, ma non riesco proprio a capire."

Quest'ultima cosa la dico con una leggera nota di rimprovero nella voce. Non lo faccio apposta e spero non si noti, ma lei se ne accorge subito. Il suo sguardo si rabbuia.

"Perdonami se ti ho offesa" dice acida "ma ho pensato che ti facesse piacere e che ti meritassi tutto questo cibo più di coloro ai quali è destinato".

Di fronte alla sua spiegazione schietta e semplice, mi sento in colpa. Ma non faccio in tempo a spiccicare la minima parola di scusa che si sentono dei forti colpi alla porta, nemmeno qualcuno tentasse di buttarla giù.

Heyleen si blocca, i suoi occhi si spalancano, attenti.

"Presto, torna di là" dice in un sussurro indicando la stanza da cui sono venuta. "Non tornare per nessuna ragione finché non verrò a chiamarti". C'è qualcosa nella sua voce che mi spinge ad obbedire all'istante senza porre domande. Prima di sparire oltre la soglia faccio in tempo a vederla rassettarsi il grembiule.

Rannicchiata in un angolo contro la parete, cerco di ascoltare che cosa succede di là. È la voce profonda e un po' rauca di un uomo a parlare.

"È tutto pronto?" domanda con voce imperiosa e un po' sprezzante.

"Sì, signore"

"Mi aspetto che ogni cosa sia all'altezza del nostro grande signore, intesi?"

"Certo, signore, ho fatto tutto come mi è stato chiesto".

"Chiesto? Gli ordini del nostro grande signore non sono richieste, piccola villana insolente!"

"Perdonatemi signore" ora la voce di Heyleen è tesa.

L'uomo grugnisce, e poi riprende a parlare.

"E riguardo alla Questione?"

"Nulla... non ho visto nulla, signore" nella sua voce c'è un leggero tremito.

Segue un momento di silenzio che pare infinito, poi l'uomo dice, con voce grave "Dimmi, cosa c'è dietro quella porta chiusa? Mi sembra di ricordare che l'ultima volta che sono stato qui fosse aperta. Stai forse nascondendo qualcosa al tuo signore?"

"No" risponde seccamente Heyleen.

Segue uno sbuffo da parte dell'uomo e poi qualche passo nella mia direzione. Trattengo il respiro.

"Non volevo che l'odore della cucina impregnasse la camera da letto. Sapete, alla lunga è nauseante" si affretta a specificare.

Di nuovo, cala il silenzio. È la voce secca dell'uomo a romperlo.

"Bene. Avvisami se si dovesse sapere qualcosa riguardo alla Questione. E, mi raccomando, per domani mi aspetto il massimo, intesi?"

"Certo, signore"

I passi dell'uomo risuonano sul pavimento di pietra della cucina allontanandosi sempre più, finché non si sente di nuovo il cigolio della porta che viene aperta e chiusa violentemente. Io resto accucciata contro il muro, in attesa. Dopo un tempo che mi pare infinito, finalmente Heyleen torna da me. È così silenziosa che quasi non la sento arrivare.

"Partirai domattina, devi andartene da qui" sussurra. "Penserò io a preparare tutto il necessario, tu riposati."

"Ma..."

"Niente "ma", mi dispiace. Non puoi più stare qui, un giorno capirai il perché."

Mi guarda per un istante negli occhi. Nei suoi leggo preoccupazione, un certo dispiacere e una buona dose di determinazione.

"Mi dispiace" sussurra, prima di varcare la soglia della stanza.

Io mi rannicchio sul letto, tra le coperte. Sono tremendamente confusa. È come se il mondo si divertisse a manovrarmi a suo piacimento senza lasciarmi la minima possibilità di resistenza. Perché così di colpo vengo sballottata qua e là senza sapere il perché? Cosa nasconde Heyleen? E, soprattutto, cosa c'entro io in questa storia? Tutto questo pensare mi fa girare la testa.

La stanchezza torna ad appesantirmi le membra, trascinandomi nel sonno.

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Ciao a tutti!

Vi è piaciuto il capitolo? È un po' corto, ma essendo un capitolo di passaggio avevo paura che allungandolo diventasse noioso.

Spero di riuscire ad aggiornare presto!

P.s. Se ne avete voglia, dareste un'occhiata alle altre mie storie, in particolare a "Berserker" e a "Le voci nella nebbia?" Grazie!

Destino - Il volo del corvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora