Un tramestio indistinto e la voce di Eír mi strappano al sonno.
"Kyera! Kyera, svegliati!"
Apro gli occhi ancora impastati e faccio a malapena in tempo ad alzarmi in piedi, che Eír mi trascina fuori dalle grotte. Il sole sta appena sorgendo e l'aria è ancora intrisa del grigiore notturno, ma una discreta folla si è già radunata nello spazio antistante le caverne.
"Eír, Kyera, presto!"
Corriamo incontro a Cailibh, che ci fa spazio tra la gente.
"Non ci crederete mai, ma dopo tutti questi anni è tornato, è qui!" Esclama entusiasta.
"Chi è tornato?" Domanda Eír.
"Cathaoir... sì, si tratta di lui, non c'è dubbio." Sussurro tra me e me, mentre osservo l'uomo che si trova al centro della folla. È piuttosto malconcio, ma dietro le occhiaie, le ferite e gli strati di polvere c'è proprio lui, l'uomo che mi ha salvata. Tiene per le briglie un cavallo decisamente zoppo e con sé non ha praticamente nulla. È evidente che è venuto qui di fretta.
La gente, intorno, è quasi festante. Da Cathal in poi, ogni nuovo venuto è stato accolto con molta diffidenza. Lui no. Lui è Cathaoir, il trascinatore della prima rivolta, il leader nato. Nessuno dubita della sua affidabilità, perché il ricordo delle sue azioni è ancora vivo nella memoria di questo popolo. Sono convinti che sia qui per guidarci, ma non alla rivolta. Questa volta sarà una rivoluzione. O almeno questo è ciò che dice la gente intorno a noi, parlandosi sopra l'un l'altro e sussurrando ai bambini.
Gli anziani intervengono, invano, per cercare di placare la folla che bersaglia continuamente l'uomo di domande.
"Fate silenzio, per favore."
La folla ammutolisce. È Cathaoir che parla, e la sua voce era da anni che non risuonava all'ombra di questa foresta.
Ma il silenzio dura poco.
"Cathaoir, è vero ciò che si dice in giro? Che ovunque il popolo si solleva inneggiando alla rivolta?"
"Ci guiderai tu, non è vero? Ci condurrai in battaglia?"
Cathaoir esita, chiede il silenzio con un cenno della mano e infine si decide a parlare.
"Sì, sono giunto qui per questo. Ancora non so che cosa faremo, ma la decisione non spetta a me. Ma vi prometto, vi giuro che farò qualsiasi cosa in mio potere affinché questa situazione si risolva. Ve lo prometto." Cathaoir tace un momento, e poi riprende a parlare. "E ora, se permettete, vorrei darmi una sistemata. Il viaggio è stato lungo."
Cathaoir si avvia verso le grotte, accompagnato dal fratello che ora, finito il momento di solennità, gli posa un braccio sulle spalle.
Io, Eír e Cailibh rimaniamo insieme e osserviamo la folla disperdersi.
È lui, il mio fratello adottivo, a rompere il silenzio.
"Che dite, questa volta rimarrà tra noi più a lungo?"
"Lo spero" rispondo io. "Lo spero."
"E ora?" La voce di Eír è carica di inquietudine. "Ora che facciamo? Che accadrà?"
"Io vado a parlare con gli anziani. Sapete, ormai sono uno di fiducia. E poi... poi si farà qualcosa, finalmente! È troppo tempo che sopportiamo in silenzio." Risponde Cailibh in tono orgoglioso.
"Cailibh... io non credo che quella di rivoltarci sia una buona idea. Insomma... noi non stiamo poi così male... io... io non credo che sia necessario arrivare a questo. " Dice Eír in un sussurro incerto.
"Non stiamo poi così male perché siamo ai margini, sorella. Ma la gente della pianura, del lago... loro hanno sofferto molto. Fame, guerriglia, maltrattamenti, arruolamento a forza... Noi siamo stati fortunati. Ma altri no, Eír. Altri meritano che le cose cambino. E per farlo, c'è bisogno dell'aiuto di tutti." La voce di Cailibh è grave. Deve aver parlato con gli stranieri, perché nella voce ha un dolore che non può provenire da semplici supposizioni e fantasie.
"Kyera... è vero ciò che dice? Tu... tu hai visto il mondo..."
Sospiro. "Sì, Eír. È tutto vero. Ci sono molte cose che non vi ho raccontato, e mi spiace per questo. Io... anche se alcune cose le ho vissute quando ero troppo piccola per capire, io posso confermare tutto."
Taccio, ben sapendo che loro si aspettano che io dica ancora qualcosa. Ma non dico nulla. Me ne vado semplicemente, in silenzio. Ho bisogno di stare un po' sola. Ora sono delusi, ma capiranno. Capiscono sempre. Sono abituati ai miei momenti di malinconia e solitudine, ormai mi hanno accettata per ciò che sono.
Faccio qualche passo tra gli alberi e poi fischio per chiamare Half. Cailibh mi ha dato il cambio per trasportare la gabbia fin qui, ma appena arrivati ho liberato il mio corvo e ho abbandonato la gabbia sul fondo delle grotte. Half ha bisogno d'aria e di libertà, esattamente come me. Esattamente come questo popolo. Esattamente come il popolo del lago e quello dei fiordi.
So che cosa è successo lì perché me lo hanno detto Halger e Halrik un giorno che li ho incontrati mentre facevano legna, ovviamente sotto sorveglianza. Mi hanno descritto l'orrore del loro popolo costretto a lavorare non per il proprio sostentamento ma per quello degli altri, di gente che ha già di che vivere e ancora di più. Mi hanno raccontato gli addii dei giovani costretti a partire verso sud, in direzione di un fronte dove ad aspettarli c'erano una guerra insensata e la morte. Hanno ricordato per me le torture, le esecuzioni, gli assassinii.
Non so che cosa li abbia spinti a raccontarmi tutto. Mi si sono avvicinati, Halrik mi ha chiesto se ero io la ragazza fuggitiva che Heryann aveva incontrato tanti anni prima e alla mia risposta affermativa hanno iniziato a narrare. Credo che si stiano dando da fare affinché questa gente sappia davvero ciò che succede là fuori. Dietro le loro risate, i loro scherzi tra fratelli e la loro complicità si celano due cuori che battono all'unisono, seguendo il ritmo delle onde che si infrangono contro le pareti dei fiordi.
Che cosa li ha portati qui, esattamente? Cosa sanno loro che io non so? Cosa sanno Cathaoir, Cathal, il consiglio, tutti gli uomini e le donne giunti da lontano, che io non so?
Ci sono troppe domande a cui non so dare una risposta, domande che mi porto dietro per tutta la giornata, interrogativi che non mi danno pace.
A sera, finalmente, qualcosa si muove. Cailibh viene a cercarmi, piuttosto agitato.
"Vieni, Kyera. Il consiglio ha indotto un'assemblea generale del popolo. È stato convocato un rappresentante per ogni nucleo famigliare."
"E io che cosa c'entro?"
"Si tratta di Cathaoir. Ha insistito perché ci fossi anche tu. Devi venire immediatamente."
Che cosa vogliono da me?
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Ciao a tutti!
Come vi è sembrato il capitolo? Spero che vi sia piaciuto, anche se ne ho scritti di migliori.
Desidero ringraziare chi sta seguendo questa storia, chi vota e chi pazientemente consiglia e commenta. Grazie davvero, spero che continuerete ad apprezzare ciò che faccio.
Piccolo spazio autrice delirante #1 : avete presente quel momento in cui siete a biologia ma il fantasy vi risulta più interessante del sistema circolatorio? Ecco, è in uno di questi momento che la mia fantasia ha esagerato un pochettino e si è messa a trasformare i nomi delle parti del corpo in nomi di personaggi fantasy. Comunque potete stare tranquilli, eviterò di inventare personaggi a caso solo per chiamarli Aorth, Arther, Alveyol, Phemor...
A presto!
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Destino - Il volo del corvo
FantasyCringe alert - questa storia è moooolto vecchia e ci sono passaggi un po' problematici, riferimenti a culture che sfiorano l'appropriazione, e tutta una serie di cose che ora mi fanno accapponare la pelle. Il lato positivo è che ora me ne rendo cont...