Jack De Mattheis, sala da pranzo Hotel de Mattheis, Las Vegas, Stati Uniti d'America.
Mi avvicinai a mio cugino e gli diedi una gomitata nelle costole; noi irlandesi avevamo poco in comune con il tatto e nemmeno poi molto con la cordialità, tiravamo fuori le buone maniere solo quando era strettamente necessario e questo implicava un gran numero di occasioni che non lo erano ed in cui non le utilizzavamo.
"Chi è?" Gli indicai la ragazza con i capelli castani chiari e mossi che mangiava la pasta come se da quello dipendesse la sua intera esistenza. "La conosci?"
Keegan De Mattheis seguì la direzione del mio interesse e sorrise mostrando i denti.
"No, ma non mi dispiacerebbe se da un ordine di tua madre ne derivasse il portarmela a letto."
Keegan De Mattheis era conosciuto come l'Hollywood del sesso, la ruota panoramica delle emozioni ed era saltato in più letti tra Las Vegas e l'intero Nevada da fare invidia al numero di uomini che aveva ucciso; il tutto, solo per diletto. Ventisette anni ed in forma smagliante, molto più del sottoscritto che aveva un anno in meno.
"Non stiamo giocando." Mangiai in un boccone un altro trancio di pizza. "C'è qualcosa che non mi convince, osserva la fisionomia."
"Già." Keegan sghignazzò. "Una gran bella fisionomia, soprattutto con quei jeans."
"Keegan." Lo occhieggiai truce ed il ragazzo inarcò le sopracciglia scure con ironia. "Sono serio, quale musicista è così in forma?"
"Una musicista che ci tiene al proprio fisico."
"Mi sembra alquanto strano." La soppesai di nuovo e per un infinitesimo istante incontrai i suoi occhi azzurro ghiaccio in allerta; qualcosa mi suggerì di fare attenzione, qualcosa in quella pericolosa sfumatura fredda mi diede i brividi, sensazione alquanto strana per uno come me. "No, c'è qualcosa che non va, Keegan."
Mio cugino sbuffò. "È tua madre che ti dà alla testa quando ti mette sotto pressione, è sempre così." Inforcò la torta e la trangugiò con un pezzo di pizza. "Quella donna è matta."
Strinsi la forchetta il più forte possibile e cercai di rimanere neutrale.
"Non è così, Keegan, non si tratta della mia vulnerabilità."
"Secondo me sì." Un sorriso di scherno ballò sulle labbra di mio cugino. "Le donne della nostra famiglia sono delle rompicazzo e lo capisco."
"Non credo proprio." Volsi i miei occhi ambrati verso la musicista che sembrava piuttosto a disagio tra quelle persone. "Qualcosa non quadra."
"Non fare cazzate, Jack."
"Davvero mi credi così stupido?"
Per fortuna mio cugino tornò serio di colpo e mi soppesò con lo sguardo.
"Non ti credo stupido, ma conosco la tua impulsività."
"Se ti dico che quella ragazza ha qualcosa che non va, Keegan, tu mi credi."
Keegan sollevò le mani in aria. "Lungi da me voler ingaggiare una lotta con il vicecapo branco."
"Meglio per te."
Mi sollevai dalla sedia e a grandi passi uscii dalla sala da pranzo. Mi addossai al muro della parete esterna e accesi una sigaretta. Quegli occhi. Dannazione. Conoscevo quegli occhi, li avevo già visti, da qualche parte, ma per uno strano motivo non riuscivo a ricordarmi dove e soprattutto a chi appartenessero.
Cercai nella mia mente un qualsiasi appiglio per poter risolvere il mio dilemma, ma non vi era nulla se non un mucchio di informazioni politicomafiose che avevo appreso negli anni, sostanzialmente inutili.
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Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|
ChickLit*Si consiglia la lettura del primo libro: Promessa| I 'leoni di San Patrizio" sono un gruppo criminale Italo-irlandese della peggior specie. Senza scrupoli, senza vergogna, ma soprattutto senza restrizioni. Ella Lyudmila Ivanov si troverà ad affron...