Ella Lyudmila Ivanov, Casa Sicura, paese remoto vicino a Belfast, Irlanda del Nord.
Mi svegliai tempo dopo nel tiepido abbraccio di Noah e sospirai estasiata da quella nuova prospettiva della mia vita. Mi sembrava così strano, così assolutamente impossibile che fossi davvero io la persona felice nel letto con un uomo a dir poco eccezionale... ma Noah... gli pettinai i capelli all'indietro e osservai i suoi lineamenti rilassati, Noah era proprio lì, in carne ed ossa, e mi stringeva stretta a sè come se la sua vita dovesse dipendere dalla mia presenza.
Dormiva tanto beato, che provavo un vago senso di colpa anche a respirare troppo forte, così chiusi gli occhi e sorrisi, banchettando in quella bellissima sensazione di appartenenza.
"Ella." Il suo fiato caldo mi solleticò il collo qualche secondo dopo aver chiuso gli occhi. "Stai ferma, ti prego."
Ridacchiai sottovoce. "Non devi andare a lavoro?"
Mi sovrastò ancora un pochino e benedissi la nostra vicinanza.
"Quando ho detto ad Adan di non contarmi per quattro giorni," biascicò e sbadigliò. "Ero serio." Sollevò una palpebra e imprecò. "E per di più è notte fonda, dormi anche tu."
Le mie labbra si sollevarono in un sorrisino e nascosi la testa tra le sue braccia.
"Mmmh." Poi la sollevai di scatto e mi rigirai nella sua presa, appoggiando la guancia sul suo petto e svegliandolo un pochino. "Facciamo un gioco?"
"Ella." Storse la bocca per evitare di sorridere, ma rimase sempre con gli occhi chiusi. "Non per essere scortese, ma sono le quattro e mezzo di notte ed ho sonno."
"Un giochino piccino." Cercai di intrufolarmi di più nella sua presa e sfarfallai le palpebre nella maniera più adorabile possibile. "Piccino piccino piccino."
Noah perse la sua futile battaglia contro il sorriso che gli stava bocciando sulla mascella squadrata e contornata da un filo di barba biondo scura.
"Facciamo questo giochino."
Con un gridolino di gioia lo spinsi con la schiena contro al materasso e mi incastrai tra le sue gambe. Eravamo ancora nudi entrambi e non ero per niente imbarazzata, così come non lo era lui; anzi, la sua mano si sollevò per accarezzarmi il seno, che grazie ai geni di mia madre era piuttosto abbondante per le proporzioni russe del mio corpo e la sua attenzione venne calamitata da altro.
"Il gioco, Noah."
Mise il broncio e girò la testa verso destra.
"Scusa." Sospirò e mi sistemò una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio. "Di che gioco si tratta?"
"Una domanda per una domanda." Arrossii lievemente. "Vorrei conoscerti meglio."
Mi sorrise e annuì. "Inizia tu."
"Okay." Appoggiai le mani sul suo petto e pensai. "Mmm... dimmi"— persi un attimo il filo del discorso quando i suoi palmi mi solleticarono le spalle e mi accarezzarono la pelle in un dolce gesto di complicità—"il tuo colore preferito."
Le sue mani si bloccarono e inarcò un sopracciglio.
"Il mio colore preferito?"
Annuii con enfasi.
"Oh, beh." Soppesò la risposta e posizionò un braccio dietro la testa; mi incantai alla vista dei suoi muscoli illuminati dai lampi, ma scossi la testa e cercai di concentrarmi sulle parole del tutto inaspettate. "Il mio colore preferito... direi che è l'oro."
Corrugai le sopracciglia e mi avvicinai curiosa da quella stramba risposta. "Oro?"
"L'oro, russa." Mi sorrise facendo esplodere quella furiosa fossetta sul lato destro. "Non conosci l'oro? Eppure mi sembra che tuo padre viva contornato da quel materiale di quel bellissimo colore."
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Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|
ChickLit*Si consiglia la lettura del primo libro: Promessa| I 'leoni di San Patrizio" sono un gruppo criminale Italo-irlandese della peggior specie. Senza scrupoli, senza vergogna, ma soprattutto senza restrizioni. Ella Lyudmila Ivanov si troverà ad affron...