XLII

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Gennady Andrej Ivanov, cimitero a Nord di Mosca, Mosca, Russia.

Tappai la bocca a Laoise con uno sguardo di avvertimento e per una volta, da quando Inessa era scomparsa, provai del fottuto terrore per qualcuno che non fosse la mia famiglia.

Nonostante la minaccia nascosta nel buio, mi persi ad adulare la pelle lattea di Laoise, le lentiggini che le sporcavano il naso e le guance, gli zigomi rossi per le drastiche temperature russe notturne, gli occhi vispi color whiskey intenso e i suoi capelli neri come la notte sparsi sul terreno.

"Che c'è."

Mimò con le labbra perché la mia mano ormai era scivolata tra i suoi capelli e le permetteva di esprimersi, ma quando non le risposi, inclinò la testa verso destra e socchiuse le labbra; mi ero accorto che socchiudeva sempre le labbra quando era pensierosa e che le arricciava leggermente quando era contrariata, mi ero accorto anche che si legava i capelli in un'alta coda di cavallo quando doveva pensare e che le piaceva stare al sole come una lucertola quando questo filtrava dai tendaggi dello squallido motel a Ensenada...

In quella situazione potenzialmente disastrosa mi resi di conto di quanto Laoise, pur senza intenzione e con la massima delicatezza possibile, si fosse insinuata con lentezza in quello che era il mio vissuto.

"Niente." Mi schiarii la gola e mi ripresi dal mio momento riflessivo. "Ma dobbiamo andare via."

Mi sollevai, la presi per mano ed entrambi cercammo di abbandonare il cimitero nascondendoci tra le immense statue e i tronchi degli alberi, ma non riuscire a localizzare il nostro inseguitore rendeva tutto più complicato e casuale. Una variabile potenzialmente mortale.

"Vai laggiù." La sospinsi verso la cripta che sapevo essere di un senatore, ma non me ne preoccupai. "Rimani dietro la statua e aspetta."

Era abbastanza lontana per permettermi di guadagnare tempo pensandola al sicuro.

"Non vado da nessuna parte," bisbigliò furiosa. "Ti devo ricordare da dove vengo?"

La guardai da sopra la spalla e sfilai la pistola dalla fondina attaccata ai jeans.

"Non mi devi ricordare nulla, Laoise." Recuperai la munizione nella tasca dei pantaloni cargo grigi che avevo deciso di indossare e la inserii nella pistola. "Proprio perché so chi sei e sei la ricercata numero uno per aver sottratto i territori a tua madre, se non te lo sei dimenticata, ti chiedo, e non ordino, di andare laggiù." Laoise aprì la bocca per ribattere, ma le sorrisi e non le diedi il tempo di risponde. "Su, irlandese, ti prometto che un giorno andremo a caccia insieme."

Prima di voltarmi le sorrisi feroce e fui sicuro di notare un brivido scuoterla leggermente.

Prima di voltarmi le sorrisi feroce e fui sicuro di notare un brivido scuoterla leggermente

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Laoise De Mattheis, cimitero a Nord di Mosca, Mosca, Russia.

Non so perché seguii l'ordine, perché si trattava di quello, di Gennady con docilità... Okay, forse lo sapevo... forse perché quando mi aveva tappato la bocca per evitare che rivelassi la nostra posizione, mi era sembrato differente.

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora