XV

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Gennady Andrej Ivanov, Hotel De Mattheis, Las Vegas, Stati Uniti D'America.

Guardai Laoise con la coda dell'occhio e continuai a guidare verso l'aeroporto.

"Che c'è?"

La domanda sussurrata mi fece sorridere.

"Niente." Scossi la testa e mi concentrai sulla guida. "Piuttosto, non è che sei tu ad avere qualcosa che non va?"

"Non farti strane idee."

"Non sono di certo io quello con le idee strane." Con la coda dell'occhio la osservai di nuovo e studiai il rossore sulle sue guance. Laoise De Mattheis non mi sembrava la tipica ragazza vergognosa, ma in un certo qual modo la imbarazzavo e questo piccolo dettaglio mi piaceva parecchio. "O che si imbarazza."

Allungai le dita e le pizzicai la guancia.

"Smettila." Mi diede uno stupido buffetto sulla mano. "Non è divertente."

Staccai gli occhi dalla strada solo per un infinitesimo istante e li incollai nelle sue pupille ambrate.

"Fidati, lo è."

"Voi Ivanov siete sempre così-

"Perfetti?"

"No, intendevo-

"Belli?"

"No-

"Eccitanti." Sghignazzai quando aprì di nuovo la bocca e la interruppi. "Entusiasmanti?"

La chiuse di scatto e imprecò. "Fastidiosi." Incrociò le braccia sotto al seno. "Intendevo fastidiosi, irritanti e vanagloriosi."

"Vanagloriosi mi piace." Annuii con il capo e scoppiai sonoramente a ridere. "E tu come ti definiresti, Laoise?" Quando la ragazza al mio fianco non mi rispose, voltai di nuovo la testa per comprendere che cosa non andasse e la trovai intenta a studiarmi intensamente. "Che c'è?"

No mi rispose subito. "È solo che... quando ridi"— si morsicò il labbro inferiore indecisa se parlare o meno —"sembri... sempre un po' meno Ivanov e non mi dispiace."

Commento sbagliato, Laoise.

Arricciai le mani sul volante fino a quando le nocche non persero completamente colore e serrai i denti.

"Gli Ivanov, Laoise." Il mio sussurro glaciale le fece accapponare la pelle e i suoi palmi scattarono all cintura di sicurezza. "Gli Ivanov non sono sempre i bastardi russi che uccidono le persone." Notai un vago cenno di umiliazione alla mia risposta, ma non mi interessò, non quando la mia futura moglie etichettava la mia famiglia; non avrei mai accettato quel simil comportamento da nessuno, figuriamoci da Laoise. "Non ti azzardare mai più, o il nostro matrimonio terminerà prima di cominciare."

Da quel momento in avanti il viaggio verso l'aeroporto fu silenzioso, così come il volo stesso ed un paio di volte la beccai scrutarmi oltre gli occhiali da sole, ma fu solo quando approdammo nell'hotel, se si potesse chiamare tale, che i Rodriguèz ci avevano consigliato, che Laoise perse completamente la calma. L'avevo osservata mangiarsi il fegato tutto il giorno, sgranocchiare le parole che avrebbe voluto rinfacciarmi per tutta la durata del volo, ma aveva sempre tenuto la bocca chiusa e ora stava per esplodere.

Il mio comportamento avrebbe potuto sembrare infantile e irrispettoso, ma la mia famiglia era quanto di più sacro esistesse e non avrei mai permesso a nessuno di infangarla, in alcun modo.

Chiusi la porta della camera a chiave e mi diressi verso il bagno, quando una piccola mano pallida mi circondò il bicipite.

"Fermati."

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora