III

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Ella Lyudmila Ivanov, Hotel De Mattheis, Las Vegas, Stati Uniti d'America.

Iniziavo davvero ad odiare quella situazione. Per tutta la durata delle prove, il padre di Jack De Mattheis con lo stesso al seguito e Keegan, avevano assistito senza muoversi dalla loro postazione per quattro interi giorni consecutivi. Quattro giorni.

In tutto ciò, la mia esibizione non era stata malaccio; anzi, se dovevo essere sincera, era stata migliore di qualche mese prima, ma la loro presenza mi dava sui nervi, così come quella di... masticai un insulto quando un ragazzone moro varcò l'ingresso della sala prove indisturbato, come se da sempre si fosse dovuto trovare lì con noi e si dovesse occupare delle luci.

Mi allontanai dal gruppo con un diavolo per capello e cercai di incrociare lo sguardo attento della mia nuova guardia del corpo, che svicolò lontana con la sottoscritta. Mi mossi con nonchalance nel corridoio dell'hotel e mi addentrai nel bagno degli ospiti; quando un piccolo spostamento d'aria mi indicò la presenza dell'uomo al mio fianco, senza pensarci, lo presi per la manica e ci chiusi all'interno del cubicolo.

"Dannazione," imprecai quando fu il viso di Jack De Mattheis a incontrare il mio sguardo. "E tu che ci fai qui?"

Jack incrociò le braccia la petto e appoggiò un piede contro il muro del bagno dietro di lui, un piede che calzava una bellissima scarpa raffinata, così come i suoi pantaloni di un finissimo tessuto blu notte e una polo bianca a collo circolare plissettata.

"Dimmi tu cosa stai cercando di fare."

I suoi occhi rimasero completamente inespressivi e per esperienza seppi che fosse il tipo peggiore quello che rimaneva così calmo.

"Tu e il tale Keegan avete delle manie di persecuzione per caso?" Cercai quanto più possibile di atteggiarmi a snob americana. "Non capisco, credete che ogni ragazza cada ai vostri piedi? È ovvio che cercavo solo di andare in bagno."

Si allungò verso di me e le iridi ambrate scintillarono.

"Come è ovvio che hai quasi scaraventato un uomo il triplo del tuo peso contro la parete del bagno, quindi non credo fosse proprio quello il tuo intento."

Incrociai le braccia al petto e sorrisi.

"Autodifesa." Inarcai le sopracciglia come se stessi parlando con un perfetto idiota. "Sai, quando sei una ragazza che vive a New York, da sola, è di fondamentale importanza imparare a difendersi."

"Come è fondamentale avere una guardia del corpo?"

Mi inumidii le labbra e maledissi mio padre.

"Non so di che parli."

Feci per raggiungere la maniglia del bagno, ma Jack De Mattheis mi bloccò.

"Non vai da nessuna parte."

Mi liberai con stizza e lo soppesai dall'alto in basso.

"Ascoltami, non ho idea di che diavolo tu voglia da me, ma sono qui per un lavoro e se non tornerò in sala prove, questo mio lavoro salterà e ho impiegato anni per giungere dove sono arrivata."

"Sono sicuro che per la miglior violinista di tutti i tempi della Juilliard ci sia un po' di margine."

"Ma che diavolo vuoi?" Maledissi la parte di sangue che apparteneva a mia madre. "Perché sei così insistente?" Scrollai le spalle. "Non ti conosco nemmeno."

Ancora una volta, si allungò verso di me e mi chiuse contro la parete del bagno.

"Perché non mi convinci, Ella Dojcov, perché sei troppo scrupolosa e troppo attenta per essere una mera musicista in cerca di fama."

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora