XIV

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Ella Lyudmila Ivanov, Hotel De Mattheis, Las Vegas, Stati Uniti d'America.

Chiusi la porta della mia stanza d'hotel con il più garbo possibile e-

"Perché diavolo ci hai messo così tanto?" Sobbalzai alla voce di mio padre e sobbalzai ancor di più quando accese la luce. "E per l'amor del cielo, sembra tu abbia fatto a botte con una scimmia, dove ti trovavi?"

Elusi il suo sguardo e deglutii in maniera convulsa. "In giro."

"Ella."

"Non capisco perché sia così importante sapere dove fossi." Mi mossi a disagio nella mia stanza e mi avvicinai all'armadio. "L'importante è che sia tornata, papà. Sana e salva."

"Ella."

Cercai di intrufolarmi dentro l'armadio e di cercare un pigiama per poi nascondermi in bagno.

"Siete tutti così agitati quando mi trovo in giro, che abbia atteggiamenti non consoni e mio fratello si diverte a portare a letto la sua futura moglie senza nessun problema." Presi in mano il pigiama e gesticolai per colpa della mia parte italiana. "Voglio dire, so che non posso farlo, ma non ne capisco il perché, a ventiquattro anni dovrei saper decidere da sola della mia esistenza, e in più"— mi voltai puntandogli un dito contro—"non posso fare un giro che già pensi che mi sia fiodanta tra le braccia di qualcuno? È questa l'opinione che hai di me?" Iperventilai e gli occhi di mio padre si strinsero, ma continuai a parlare senza permettergli di intervenire. "Insomma, non è così assurdo che mi sia rotta il vestito perchè-

"Ella, dove ti trovavi?"

Elusi di nuovo la sua stupida domanda. "Mi trovavo in giro. Non avevo sonno. Questo è quanto."

"No." Si allontanò dalla parete e si avvicinò con un po' di sospetto. "Non è quanto, signorina."

Okay, okay, okay, mio padre non mi chiamava signorina da quando avevo undici anni ed insieme a Gennady avevo distrutto un vaso giocando a hokey per la villa.

"Davvero papà, non c'è nessun problema."

"Il problema c'è eccome, Ella." Scrollai le spalle e cercai di dirigermi in bagno, la mia salvezza, ma mio padre me lo impedì, ancora. "Ella, siediti."

E a quella voce dovetti fermarmi per forza, in mezzo alla stanza con frustrazione.

"Possiamo finirla in due semplici modi, Ella." Sollevò il dito indice e i suoi occhi scintillarono pericolosamente. "O mi dici dove ti trovavi"—sollevò il dito medio e feci un passo indietro—"oppure mi divertirò finché non mi dirai dove ti trovavi."

E per divertire ovviamente non intendeva nulla di fisico, anche quando io e miei fratelli ne avevamo combinata una dietro l'altra, mio padre non si era mai azzardato a sollevare un dito su di noi, ma conosceva benissimo come indurti a parlare e non era carino; così fui saggia, mi feci piccola piccola e mi lasciai cadere sul materasso.

"Okay."

"Okay mi dici dove ti trovavi o okay mi devo divertire ad indovinare?"

Sbuffai. "Okay ti dico dove mi trovavo." Roteai gli occhi al cielo. "Sai, per essere un russo hai un bel po' di senso dell'umorismo."

"Saltiamo la parte circa le mie doti, Ella." Mi fece un sorrisino. "Perché non è argomento della conversazione."

"Certo che no, l'argomento della conversazione sono decisamente io."

Ma non aggiunsi altro e il mitico Dimitri Ivanov inarcò un sopracciglio in attesa. Non aveva bisogno di parlare, quasi non aveva nemmeno bisogno di respirare quando si trovava a dover indurre i contendenti a snocciolare dettagli.

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora