VI

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Okay, ero troppo in ansia per non pubblicare anche questo oggi!!!!! Voglio sapere cosa ne pesante!!

N.B. Vi ho messo un po' di pronunce dei nomi irlandesi! So che lèggevate L-A-O-I-S-E, io vi vedo 👀

***

Gennady Andrej Ivanov, Casinò De Mattheis, Las Vegas, Stati Uniti d'America.

Ero cresciuto credendo che avere una sorella gemella fosse un pregio, avevo superato i vent'anni e avevo compreso si trattasse solo di una spina nel fianco, a volte. La mia stupida sorellina, nonché gemella, Ella Lyudmila, a quanto pareva aveva deciso di far saltare i nervi a nostro padre e per questo mi ero imbarcato sul primo volo disponibile diretto a Las Vegas e mi ero sparato più di venti ore di volo in una classe mediocre; l'unico divertimento era stata l'hostess nel bagno.

In una classe mediocre. Non avevo potuto utilizzare un aereo privato perché i Tagliagole e Chicago governavano ancora buona parte dell'America e mio padre non voleva rischiare, anche se zio Mikhail aveva detto che avrebbe potuto essere divertente, lanciargli una bomba in segno di pace.

Comunque, il piano era quello di recarmi dritto all'albergo in cui alloggiava Ella e parlare, convincerla a lasciar perdere la sua carriera e tornare a casa dopo aver concluso il mio altro compito, ma avevo avuto un intoppo.

Un intoppo di nome Laoise - Lee-sha - De Mattheis, che si dimenava in preda al piacere sul materasso di una stanza del casinò dell'hotel sotto il sottoscritto.

"Quindi voi russi servite a qualcosa?"

Le tappai la bocca con la mano e la sovrastai, sorridendo da molare a molare alle sue guance rosse e al respiro corto. Mai, nemmeno nei miei sogni più sfrenati, avrei mai creduto possibile che alla mia lunga lista si potesse aggiungere una leonessa del Branco di San Patrizio e non una donna irlandese qualunque, ma l'erede del branco.

Quasi sorrisi a quel pensiero, ma il suo gemito soffuso mi riportò alla realtà: le sollevai una gamba e ridussi ulteriormente lo spazio che ci separava. In estasi, la osservai inclinare la testa all'indietro e inarcarsi in accordo con i miei movimenti; i suoi seni brillarono alla luce viola dei led della stanza e mi annullai in quella spirale di desiderio.

"Ivanov?" Sfarfallò le palpebre e cercò di concentrarsi per parlarmi, ma dovette sforzarsi un bel po' per riuscirci. "Q-Quanto devi rimanere?"

Cambiai posizione e la spinsi con la pancia contro al materasso.

"Il tempo necessario per riportare mia sorella a casa e terminare il mio compito."

Girò la testa di lato e captai il suo sorrisino.

"Per tutte le notti che rimarrai, sei il benvenuto nella mia camera."

Ridacchiai sottovoce e le spostai i capelli neri dalle fronte.

"Consideralo un piacere"— le presi la mandibola e le rubai un bacio, che avrebbe voluto fosse più lungo, ma non permisi ai suoi gemiti di soffocare la mia ragione: era pur sempre una irlandese— "ma ho bisogno di parlarti anche d'affari, erede del Branco."

Rallentai i movimenti e con una punta di orgoglio maschile percepii il risucchio dell'aria tra i suoi denti e l'intensità dei suoi gemiti si acuì.

"Q-Quali?"

"Ho bisogno che mi presenti a tua madre e metta una buona parola per un'alleanza tra la Drakta e il Branco." Aumentai la pressione. "Il Boss e il Vicecapo - Aleksei - sono stufi di rimanere in Russia."

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Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora