Gennady Andrej Ivanov, quartiere residenziale di Mosca, Mosca, Russia.
Spensi il motore della Maserati e mi voltai verso Laoise con un po' di inquietudine: non avevo idea del come quell'incontro potesse condursi, mio zio Ivan era rimasto in contatto con noi, ma non era mai felice di rientrare nelle dinamiche della Drakta e quando succedeva cercava di intrufolarsi il meno possibile, ma ero sicuro che se fosse stato per lui e se fossimo nati in una società differente, sarebbe stato lo zio migliore del mondo e il più comprensivo possibile, ma per come era andata la sua storia, la sua relazione con Gayaniya, potevo comprendere la sua necessità di allontanarsi.
"Non sarà semplice." Sospirai e le sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, tentando di alleviare quella che era la mia inquietudine. "Non è mai semplice quando si tratta di Ivan."
"Ne so qualcosa di dinamiche famigliari." Scrollò le spalle e mi prese la mano tra le sue. "Non ti preoccupare, se hai bisogno, sono qui." Sorrise candida. "Non giudico e lo sai."
Mi sorrise ancora e d'istinto mi allungai verso di lei e le sfiorai le labbra con le mie.
"Grazie."
Scesi dalla macchina e chiusi la Maserati con un click del telecomando, quando anche lei mi raggiunse al vialetto di ingresso. Spinsi il tastino del campanello della casa di mio zio, una bella villetta a schiera in uno dei quartieri più benestanti e sicuri dell'alta periferia di Mosca e attesi che qualcuno decidesse di rispondere alla nostra chiamata. Chiusi le mani a pugno e spostai il piede da una parte all'altra, mi allungai verso il campanello una seconda volta, ma la porta finalmente si spalancò.
"Gen!!" Primrose, appena ventenne e nel fiore degli anni, si sporse oltre la porta e mi abbracciò. "Aspettavo il mio ragazzo, qualcosa non va?"
Guardai Primrose e studiai quei suoi due occhi azzurri limpidi e quella cascata color ebano, un bel miscuglio tra i capelli color mezzanotte della madre e castano dorato del padre, ma il mio cervello non voleva acquisire l'informazione di cui mi aveva reso partecipe.
"T-Tu hai un ragazzo?" Inclinai la testa verso destra. "Cioè, un ragazzo vero?"
Laoise mi diede una leggere gomitata.
"Oh, sì e lo stavo aspettando per andare al cinema."
"Hai un ragazzo?" Balbettai incapace di comprendere che mia cugina forse avesse anche solo sperimentato... "Tuo padre ti permette di-
"Gennady." Mio zio Ivan con delicatezza spostò sua figlia e la nascose dietro la sua schiena, senza permettermi di continuare oltre con quella conversazione. "Perché sei qui?"
Deglutii quando incontrai quei due occhi troppo freddi per un caloroso benvenuto e cercai quanto più possibile di rimanere con la schiena dritta impettito.
"Zio"— mi mossi a disagio sulle punte dei piedi e fu solo la presenza di Laoise al mio fianco che non mi permise di perdere la battaglia contro Ivan Matvej— "abbiamo bisogno di te."
"Dimitri ha bisogno di me?"
"Sì." Annuii per enfatizzare il concetto e notai un po' di preoccupazione bagnare le iridi russe dell'uomo alla porta, un uomo dal fascino Ivanov inequivocabile. "Riguarda Ella."
"Come sta mia cugina?"
Il visino di Primrose sbucò dalla sinistra e da sopra la spalla del padre, che si irrigidì.
"Sta bene." Sorrisi a mia cugina e poi guardai mio zio, che non si lasciò incantare dalla bugia. "Possiamo parlare, in privato?"
"Prim, vai in camera." Ivan non staccò gli occhi dai miei e recepii il messaggio forte e chiaro: non fottere con la mia famiglia o ti ammazzo, non mi interessa se siamo parenti. "Stai lì con la mamma e quando viene Alexander, uscite e andate al cinema. Vi raggiungerò a cena." Prim fece per ribattere, ma suo padre fu fin troppo eloquente. "Non una volta di più."
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Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|
ChickLit*Si consiglia la lettura del primo libro: Promessa| I 'leoni di San Patrizio" sono un gruppo criminale Italo-irlandese della peggior specie. Senza scrupoli, senza vergogna, ma soprattutto senza restrizioni. Ella Lyudmila Ivanov si troverà ad affron...