Epilogo 3

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Gennady Andrej Ivanov.

Feci passare un braccio intorno all vita di Laoise e le sorrisi da sotto le ciglia castano dorato; in quel momento condividevamo la pista da ballo con Ella e Noah, ma niente poteva distrarmi: i miei occhi sarebbero rimasti incollati in quelli ambrati della mia bellissima moglie per tutta la sera.

Mi ci era voluto tanto, forse troppo per essere in grado di mollare le redini del passato, di Inessa, ma adesso tutta quella strada in salita era stata ripagata e Laoise era la miglior ricompensa per la mia anima distrutta.

"A che cosa stai pensando?" Bisbigliò la donna tra le mie braccia, avvicinandosi un pochino, il tanto che il suo sofisticato abito a sirena le consentisse. "Sei pensieroso."

Le feci fare una piroetta e la avvicinai di nuovo.

"Sto pensando che per la prima volta sto bene." La musica non permise agli invitati, che avevano iniziato a riempire il palchetto con noi, di udirmi. "Davvero bene."

Laoise mi sorrise e si sollevò sulle punte per baciarmi le labbra.

"Sono felice anche io, Gen."

Le feci fare un'altra piroetta e poi la portai lontana dalla pista da ballo, perché avevo bisogno di tenerla tra le mie braccia, da soli.

"Dove mi stai portando?"

"Via."

Si bloccò un attimo stupida dalla mia frase.

"Via?"

Mi scompigliai i capelli e mi allentai la cravatta.

"Via, Laoise." Le presi il viso tra le mani, buttai la testa all'indietro e scoppiai a ridere. "Io e te, andiamo via." La baciai. "Ti ho sposato e adesso andiamo."

"Ma-ma-ma." Scosse la testa e scoppiò a ridere euforica. "Dove?"

"Ovunque." Le presi di nuovo la mano e la tirai leggermente. "Prendiamo il primo biglietto per una località sperduta e torniamo solo quando ci saremo stufati di viaggiare."

Sfarfallò le palpebre e mi guardò adorante.

"Mi stai dicendo che possiamo andare in America?" Si avvicinò con occhi luccicanti e appoggiò le mani sui miei bicipiti. "Che possiamo visitare il Gran Canyon? Las Vegas? Che possiamo andare in Islanda? A vedere l'aurora boreale?"

"Tutto questo e molto di più." Appoggiai le mani sulle sue spalle. "Sei mia moglie, andrei anche sulla luna per te."

Mi gettò le braccia al collo e quel suo gesto catturò l'attenzione dei presenti; usufruii di quel momento per decretare la mia dipartita.

"Noi andiamo," dissi a tutti e a nessuno nello stesso tempo. "Ci si vede!"

Aleksei e mio padre si scapicollarono nella mia direzione.

"E che diavolo significa questo?" Mio padre diede man forte all'interrogativo di Aleksei. "Hai a stento festeggiato il tuo matrimonio."

"Posso assicurare a tutti voi della Drakta che Laoise è già mia moglie anche in quel senso." Molti iniziarono ad ululare dal divertimento.
"Le telecamere lungo i corridoi che portano al bagno possono essere di nostro aiuto nel constatare che non ci unisce solo un anello." Con mia grande sorpresa Laoise ghignò divertita e così anche la metà degli ospiti. "Quindi, adesso parto per la mia luna di miele, ci si vede gente."

Diedi un piccolo strattone a Laoise, che mi seguì salutando i nostri invitati e prima che potessimo abbandonare il ricevimento e scapicollarci nella mia Maserati, fu zio Mikhail a salutarci.

"Io mi prendo i crediti di tutto quello che ha detto!"

E gli invitati scoppiarono in un fragoroso applauso.

***

Ella Lyudmila Ivanov.

Rimasi sbalordita dall'uscita di mio fratello, ma subito il bacio di Noah mi riportò al presente.

"Wow," mi disse sulle labbra con un sorrisino. "La tua famiglia sa come ci si diverte."

Sfarfallai le palpebre e scoppiai a ridere.

"Anche la tua e anche la nazionale." Gli diedi una gomitata e indicai la calca di ragazzi ubriachi ammassati sul rinfresco. "Sono quasi commossa che non hai invitato quella giornalista."

Noah sgranò gli occhi e poi aumentò la presa intorno alla mia vita.

"Non pensavo foste riusciti a vedere la partita."

Lo seguii fuori dalla pista da ballo e ci accomodammo lungo il tavolo principale, accettando di buon grado altri due bicchieri di champagne.

"Oh, fidati, ho visto tutto." Gli strizzai l'occhio. "Ma proprio tutto."

"Anche la dedica per il goal?"

"Anche la dedica per il goal." Appoggiai la testa sulla sua spalla e mi persi nel movimento delle sue dita che giocherellavano con la fede. "E anche la giornalista."

"Avevano scommesso." Ridacchiò. "E la mia squadra ha vinto la scommessa."

"Hai scommesso?"

"Oh, sì."

"E su cosa?" Lo guardai curiosa. "Su cosa?"

Si morsicò il labbro indeciso se rivelarmelo o meno.

"C'è stata una sera a Las Vegas in cui li ho invitati, con più precisione quella in cui ti sei esibita"— spalancai la bocca stupita perché non me ne fossi proprio accorta—"sanno essere discreti quando vogliono, ma appena mi hanno visto con te, la prima volta che ti ho parlato, hanno tutti scommesso sul fatto che sarei caduto ai tuoi piedi."

Le mie guance divennero rosse come il tramonto.

"E hanno vinto?"

Si avvicinò e i suoi capelli biondi sfiorarono la mia nuca. "Hanno decisamente vinto."

"Grazie." Appoggiai le labbra sulle sue e non le staccai. "Grazie per avermi salvato."

"Lo rifarei, Ella. Tornerei a riprenderti anche all'inferno."

I suoi occhi luccicarono e le mie labbra si sollevarono in un sorrisino.

"Ed io ti aspetterei."

The End.

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora