XXXVII

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Gennady Andrej Ivanov, Villa Ivanov, Mosca, Russia.

Quando mia madre sospirò esasperata, seppi che per Fillip quella poteva essere la fine. Ventidue anni buttati nel casso, a giudicare dalla stronzata che aveva combinato, di nuovo.

Dimitri Ivanov si appoggiò le mani al viso, in un blando tentativo di contenere la propria rabbia; un blando quanto inutile tentativo, piuttosto inutile a giudicare da come la giugulare battesse ritmica sulla pelle del collo e come mia madre si mordesse il labbro in maniera spasmodica.

"Fil, ti rendi conto del cazzo di casino che hai combinato?"

Calmo. Mio padre era troppo calmo. Non era stato così calmo nemmeno quando aveva scoperto Erin e Aleksei mezzi nudi nella biblioteca e nemmeno quando Ella aveva deciso di partire per New York. Deglutii quando Fillip ebbe il coraggio di sorridere.

"Mi aveva provocato."

Mia madre si cristallizzò e si portò la mano al petto.

"Ti aveva provocato?"

Retorica, una stupida domanda retorica a cui Fillip non doveva rispondere.

"Esatto, mi aveva provocato." Annuì, gettandosi dal dirupo. "Mi ha detto che ero un coglione figlio di papà e che appartenevo alla Drakta, davanti all'intero corso."

Giusto, perché grazie all'aiuto di mia madre, Dimitri Ivanov era anche stato in grado di introdurre l'istruzione superiore ai membri della Drakta in università controllate e sul nostro libro paga, in determinate facoltà. Fillip aveva scelto contabilità e sistemi informatici, un corso di studi molto utile per noi.

"E quindi tu hai deciso bene di prendere a cazzotti il figlio dell'attuale politico che è sul nostro libro paga?" E ora la sua voce si sollevò, distorcendosi e facendo venire i brividi anche al sottoscritto. "Ti rendi conto, Fillip, che stai dicendo una stronzata?" Si sollevò di scatto e mio fratello ebbe il buon senso di chiudere la bocca. "Il figlio del politico, Fillip! Ho tollerato di tutto nella mia vita, addirittura le stronzate di tuo zio Mikhail, ma tu e i tuoi fratelli state dando il meglio di voi per farmi saltare completamente i nervi." Accarezzò la spalla di nostra madre e per pochi secondi la sua espressione si addolcì. "Mia figlia decide di rimanere a vivere in Irlanda per Dio solo sa quale motivo, l'altro mio figlio e... sì, parlo di te Gennady, torna con una mina pronta ad esplodere, un casino che dovrò risolvere e tu... tu decidi di fare a botte con un cazzo dì moccioso viziato?!"

Il viso di mio padre fu a pochi centimetri dal volto di Fillip, che fece un passo indietro. Saggio, mio fratello sembrava essere diventato improvvisamente saggio.

"Se non fosse stato per-

"Chi? Per chi, Fillip? Katalina? La fidanzata della settimana di Pasqua? Ekaterina, la ragazza di Natale?" Si portò le mani ai capelli. "Oh, no, magari questa volta parliamo di Natalya?

"Natasha."

Lo corresse e mi preparai al peggio.

"Natasha," replicò digrignando i denti. "Non me ne frega un cazzo del nome delle ragazze che ti scopi, Fillip a patto che queste non siano della nostra società, e tu non le metta incinta. Considerato il poco cervello che ti ritrovi, ho dubbi anche su questo." Prese un bicchiere di scotch. "Vi ho chiesto uno stupidissimo favore, ma te e i tuoi fratelli sembrate pronti a volermi far raggiungere il camposanto in anticipo."

Fillip scrollò le spalle. "Anche tu avevi tante ragazze."

E l'occhiata di mio padre avrebbe potuto incenerire anche il più valoroso dei soldati; deglutii e pregai per il mio fratellino senza cervello.

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora