XXVI

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Ella Lyudmila Ivanov, Ascensore Hotel De Mattheis, Las Vegas, Stati Uniti d'America.

Quel bacio fu... non seppi nemmeno come descriverlo, ma era come se, come se Noah mi avesse invaso completamente. Il suo profumo, le sue mani, tutto era... tutto era così amplificato che faticavo a respirare.

"Sono andata a letto con Jack." Quella confessione mi straripò dalle labbra tra un bacio e l'altro e Noah si immobilizzò con il suo petto a pochi centimetri dal mio. "Sono andata a letto con-

"Ho capito." La presa intorno alla mia vita si intensificò e così anche il suo sguardo da sotto le ciglia spesse. "Ma a noi irlandesi non interessa."

"Ma, ma non possiamo, Noah," bisbigliai e gli appoggiai le mani sui bicipiti. "Non... non possiamo." Scossi la testa e mi morsicai il labbro. "Sono una cattiva persona se non voglio più gareggiare per lui?"

Bisbigliai perché avevo paura di quello che Noah riusciva a suscitarmi e non sapevo se fosse solo attrazione fisica, se fosse perché avesse cercato di aiutarmi dieci volte, ma nella penombra non potevo fare altro se non rimanere affascinata dal tatto e-

"Non sei una cattiva persona." E suggellò quelle parole con un bacio a fior di labbra. "Hai bisogno di scegliere chi credi sia meglio per te e Jack è incasinato."

Eppure, detta in quel modo... non compresi se... tornò a baciarmi e spensi i neuroni. Fui così sopraffatta da lui che non riuscii a pensare lucidamente; ero andata a letto con un uomo solo una volta ed era stato... era stato... doloroso e poi animalesco, quasi feroce, ma Noah... come mi baciava, come mi accarezzava le braccia, come cercava di non sovrastarmi con la sua presenza fisica... era come se ci tenesse, come se davvero gli importasse, ma... ma non ci conoscevamo, ci eravamo intravisti solo tre settimane prima e mi stava aiutando da poco più di cinque giorni, ma era come, come, come se mi avesse teso la mano, come se...

"La tua prova sarà tra due giorni." Nascose la bocca contro la pelle del mio collo e mi inarcai verso di lui con un mormorio indistinto. "Non ci sarà un minuto in cui non sarò con te... ti ho promesso che ti aiuterò, Ella." La sua maledetta bocca si spostò lungo la mascella e poi vicino all'angolo delle mie labbra. "Avrei voluto avere il tempo necessario di spiegarti... ma offrirti un aiuto era l'unico modo utile per approcciarti." Sospirò. "Mi intrighi e sono poche le persone che hanno questa abilità a loro vantaggio."

Fremetti a quella constatazione e per poco non mi accorsi che l'ascensore avesse ripreso a funzionare e con lui la sua salita. Non potevo rimanere tra le braccia di Noah, non quando vi era in gioco la mia e la sua vita.

"Devo andare." L ascensore suonò e mi sollevai di scatto. "Scusami, io devo andare."

Corsi lontano dal suo tocco, lontano dalla sua colonia, lontano da Noah stesso e nel mezzo del corridoio faticai a mantenere la lucidità. Un casino. Stavo combinando un dannato casino, che se solo mio padre l'avesse sospettato, come minimo mi avrebbe diseredato.

Ero andata a letto con Jack ed era proibito. Avevo baciato Noah e Dio solo sapeva quanto avessi avuto bisogno di quel bacio ed era sbagliato. Jack aveva cercato di violentarmi e forse questo era dannatamente peggio, ma non vedevo nessuna via di uscita... se non-

Tornai sui miei passi e corsi verso l'ufficio di Aimee Linneth. Spalancai le pesanti porte di legno e la trovai indaffarata con una donna della sua età, deglutii convulsamente quando i suoi occhi scannerizzarono le mie labbra gonfie, i miei capelli in disordine e la camicia di suo nipote.

"Tutta questa fretta per?" Inarcò un sopracciglio argento. "Pensavo ti godessi la festa."

"Ho bisogno di parlarle." Cercai di sistemarmi la giacca e di coprirmi quel vestito striminzito che mi avevano recapitato il pomeriggio. "Ho bisogno che lei mi ascolti, in privato." Lanciai un'occhiata alla donna che si era irrigidita al fianco di Aimme Linneth. "Ho una proposta."

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora