VIII

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Jack De Mattheis, Casinò De Mattheis, Las Vegas, Stati Uniti d'America.

Rimasi un attimo sbalordito dai due gemelli russi e dalla letalità con cui estrassero le due pistole, nonché dalla precisione con cui lo fecero. Sollevai la testa quel tanto per comprendere se mia madre e le mie zie si fossero accorte dell'incursione, di chi stavamo ospitando, e a giudicare dalla loro espressione, la criminalità di Chicago le aveva colte impreparate così come quella russa; eppure, l'intensità dei loro sguardi suggeriva una possibile apertura per i membri della Drakta, che stavano letteralmente difendendo il nostro territorio.

Per gli irlandesi, la fiducia era un valore basilare ed anche l'onore e se conoscevo mia madre abbastanza bene, sapevo che quell'atto non sarebbe passato inosservato. Non mi sarei infatti stupito se di lì ad una settimana mia sorella avrebbe dovuto arrangiare un incontro con i tre capisaldi della mafia russa: Dimitri Alexander Ivanov, Andrej Kirill Ivanov e Mikhail Theodore Ivanov.

Puntai di nuovo lo sguardo sulla letale Ella Ivanov, figlia del boss, ed evitai come la peste di seguire il profilo delle sue curve, che con quel vestito erano davvero molto evidenti e mi concentrai invece sul suo respiro calmo e calcolatore.

"Allora, italiano, pronto a seguire la strada dei tuoi predecessori?"

Fu Gennady Ivanov ad interrompere il corso dei miei pensieri e questa volta notai il ghigno perfido di Ella.

"Già, cosa ne dici di fare un bel viaggetto?" Ella Ivanov diede fuoco e lo stesso il fratello. "Un bel viaggetto, italiano."

Tirai fuori le mie due pistole per sicurezza, ma a quanto pareva Chicago ci teneva alle entrate di stile e una dozzina di uomini varcarono l'ingresso del nostro casinò, pochi secondi dopo i due spari. Per fortuna, noi irlandesi non ci facevamo prendere totalmente alla sprovvista e le guardie spararono non appena questi decisero di respirare la nostra stessa aria.

Nel mezzo del trambusto, uno dei sottocapi di Chicago sparò dritto nella direzione di Ella, che accolse il proiettile sulla gamba nuda con un insulto russo, fin troppo colorito anche per un irlandese.

Ella Lyudmila Ivanov, Casinò De Mattheis, Las Vegas, Stati Uniti d'America

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Ella Lyudmila Ivanov, Casinò De Mattheis, Las Vegas, Stati Uniti d'America.

Mi accasciai a terra solo quando anche l'ultimo uomo di Chicago toccò il suolo e chiusi gli occhi per il dolore. Mi morsicai il labbro inferiore e trattenni un singulto di dolore.

"Gen, fai presto." Mio fratello era un medico e grazie alla sua prontezza aveva già avuto a che fare con questo genere di complicazioni, ma non furono le mani di Gennady quelle che toccarono la mia coscia. "Non voglio le tue luride mani irlandesi su di me."

"Forse è il caso che per una volta ti chiudi la bocca, russa." Jack De Mattheis mi sollevò il vestito ed io ringhiai in risposta. "Tranquilla, non è la prima volta che vedo una gamba e la tua non mi reca alcun fastidio."

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora