Ella Lyudmila Ivanov, Hotel De Mattheis, Las Vegas, Stati Uniti D'America.
Faceva male. Avevano deciso senza di me e faceva davvero male. Quando uscii dal bagno trovai solo Jack seduto sul mio letto e la rabbia mi schizzò alle stelle.
"Vai fuori." Sapevo di avere gli occhi rossi, il naso tappato e il volto una maschera di disperazione, ma non mi importò. "Non ti voglio vedere."
"Dobbiamo parlare."
No, non avremmo parlato. Non in quel momento e nemmeno in quelli a seguire.
"Assolutamente no." Vedendo che non aveva nessuna voglia di alzarsi dal mio materasso, me ne fregai e mi avviluppai di nuovo tra le coperte. "Sto male, ho la febbre e non ho niente da dirti, esci."
"Non credo proprio, Ella." Non risposi ed il mio silenzio lo incoraggiò a continuare: "tuo padre non ha deciso contro la tua volontà perchè voleva farti un dispetto."
"Ma guarda un po'," mormorai incazzata. "L'irlandese che difende il russo." Mi girai verso di lui e mi sollevai il necessario per guardarlo negli occhi. "Esci dalla mia stanza, qualsiasi"—mi inumidii le labbra—"qualsiasi attrazione avrebbe potuto esserci tra noi due, è terminata nel momento in cui mi avete imbrigliato in uno stupido matrimonio, fuori." Indicai la porta e non abbassai il mento. "Esci da camera mia."
E Jack De Mattheis segnò la sua dipartita a passo lento e strascicato come chi sapeva di avere tutte le carte in tavola per domare il proprio animale dagli artigli affilati e quel suo atteggiamento mi indispettì maggiormente. Agguantai il cuscino dal mio letto e glielo lanciai, ma lo stronzo si girò in tempo e lo prese al volo.
"Ho convissuto con le leonesse per ventisei anni, Ella, una principessa di ghiaccio non mi stupisce." La sua bocca si aprì in un lento ghigno canzonatorio e gli occhi scintillarono di ferma rabbia e comando. "Non confondere la furbizia con l'impotenza." Appoggiò il cuscino sulla poltrona di fianco alla porta con un gesto assolutamente misurato e regale, e poi si tolse un minuscolo granellino di polvere dalla camicia. "Una gattina russa non mi farà alcun effetto."
Ringhiai e Jack lasciò la camera ridacchiando. Avrei odiato ogni singolo minuto della mia esistenza da quel momento in avanti e fu sei ore più tardi, che a cena, mi trovai costretta a fronteggiare gli uomini della mia famiglia, ma non mi sarei piegata. Dannazione, non mi sarei prostrata e non avrei chiesto scusa.
Non toccai cibo... qualcuno avrebbe potuto credere che fosse un atto di ribellione adolescenziale, ma la verità era che la mia incazzatura superava di gran lunga la fame.
"Posso parlarti?" La voce dolce di Edrian mi scosse sulla sedia. "Un paio di minuti."
Lo guardai da sopra la spalla intenzionata a dire no, ma quei due occhi bicolori aperti e sinceri mi fecero mangiare la rispostaccia; Edrian, prima di fidanzarsi ufficialmente con Vanja, era stato il cortigiano della Drakta e per questo dovevo mantenere salda la mia concentrazione, ma quando quei due occhi incontrarono i miei, mi trovai quasi subito a dire di sì.
Mi sollevai dalla sedia senza che il mio sguardo si posasse di nuovo su Jack De Mattheis, seduto all'altro capo della stanza e seguii il biondo fuori da salone, che prima di allontanarsi da Vanja gli strinse la mano. Non degnai di attenzione nessuno dei miei parenti ed uscii, chiudendomi nella felpa per evitare colpi d'aria.
Trovata una piccola veranda esterna in cui poter parlare civilmente, ci accomodammo sul dondolo e senza particolare cerimonia, presi il pacchetto di sigarette che avevo nascosto nella felpa e ne accesi una.
"Tuo padre ti ammazzerà quando lo scoprirà."
Inclinai la testa all'indietro e la appoggiai sulla parte imbottita del dondolo.
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Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|
ChickLit*Si consiglia la lettura del primo libro: Promessa| I 'leoni di San Patrizio" sono un gruppo criminale Italo-irlandese della peggior specie. Senza scrupoli, senza vergogna, ma soprattutto senza restrizioni. Ella Lyudmila Ivanov si troverà ad affron...