XVIII

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Laoise De Mattheis, Ensenada, Messico.

Quasi scoppiai a ridere quando Gennady imprecò per la quarta volta, ma tenni per me la mia ironia.

"Devo fermarmi." Grande e grosso, per poi venire messo al tappeto dalle estati messicane. "Come cazzo fate a sopravvivere?" Si asciugò le goccioline dalla fronte. "È asfissiante."

Scrollai le spalle e assaporai i trentacinque gradi sulla mia pelle dorata. Quel principio di estate sembrava soffocante a me, che vivevo in Nevada ed ero abbastanza abituata al caldo torrido dell'entroterra, ma per lui... così assurdamente roseo e poco abituato alla calura del sole, poteva quasi essere fatale.

"La crema solare, Gen." Aprii lo zainetto e gli allungai un tubicino. "O ti brucerai."

Gennady sbuffò dal naso come se lo avessi insultato.

"L'ho già messa questa mattina, non sono un bambino." Liquidò il mio interesse con un movimento della mano. "Conserva le tue premure per i Rodriguèz."

Schioccai la lingua contro i denti. "Se ti brucerai..."

"Non mi brucerò."

"Come vuoi."

Nascosi un cipiglio sofferente per la sua cocciutaggine e continuai a muovermi tra le strade affollate; avevamo l'incontro con i Rodriguèz fissato per questa sera e avevamo deciso di gironzolare per Ensenada, ma se avessi saputo dei lamenti del russo per il caldo, l'odore, l'umidità e la gente, me ne sarei rimasta volentieri a bordo piscina per tutto il giorno.

Nel bel mezzo del pomeriggio e delle lamentale e grugniti di Gennady, trovai un volantino su un bancone di un bar e rigirandomelo tra le mani mi voltai verso il mio accompagnatore con un po' di speranza a bagnarmi gli occhi color del whiskey.

"Possiamo andarci?" Gli sventolai il bigliettino colorato con enfasi sotto a quel perfetto naso sbarazzino. "Possiamo andarci pomeriggio?"

Esaminò il pezzo di carta e destituì la mia domanda con un cenno del capo verso il bar più vicino.

"Andiamo lì."

"Ti ho fatto una domanda, mi hai almeno ascoltata?" Odiavo quando non prendeva in considerazione le mie proposte. "Voglio andare al Canon De Dona Petra Ecological Park."

"Vai." Sbuffò e si riparò nell'ombra di un edificio. "Ma non seguirò il tuo istinto suicida, non in un parco naturale."

"È una visita guidata."

"Con quaranta gradi all'ombra, Laoise." Si spettinò i capelli e si risistemò il capellino. "Trovati qualche messicano e vacci."

Era di malumore. Dovevo fare qualcosa.

"Vuoi che chiamo un messicano anche per aiutarmi a comprare qualche souvenir?" I suoi occhi se possibile si adombrarono ancor di più e mi avvicinai, mordendomi l'interno della guancia. "Ho visto qualche cosina di pizzo, là dietro."

Dai, dai, dai continuai a pensare. Gioca con me, distraiti.

Perché quella mattina aveva ricevuto una chiamata da Las Vegas in cui Aleksei Ivanov gli spiegava della fuga di Ella per il proprio matrimonio; a quanto pareva, durante la notte, la giovane promettente Ella aveva cercato di fuggire al suo destino, ma era stata recuperata qualche metro più in là del nostro hotel.

Comprendevo il suo stato d'animo, se non fosse stato per Gennady e la strana attrazione fisica e mentale che ci univa, con tutta probabilità avrei reagito nello stesso modo, ma mio fratello, Jack, era un uomo d'oro, pochi come lui potevano essere annoverati tra i membri degli irlandesi, e concedere a Noah O'Crowley anche solo un minimo di interesse sarebbe stato disastroso e fatale per la gemella del russo che imprecava come uno scaricatore di porto al mio fianco.

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora