LII

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Mikhail Theodore Ivanov, Villa Ivanov, Mosca, Russia.

"Pronto?"

"Mik, sono Edrian, ho bisogno di parlarti e ho bisogno che tu stia calmo."

"Che cazzo è successo?"

"Un casino."

Quando Edrian mi raccontò che cosa fosse accaduto in Irlanda nel perimetro della casa sicura, mi si gelò il sangue e svegliai Ariel in preda al panico ancora mezzo addormentato.

"La bambina?" Balbettai al telefono mentre Ariel cercava di comprendere la situazione ed io tentavo di concentrarmi sulle parole veloci e intrise di terrore di Edrian. "Porto Iolani, sì certo, non c'è problema." Chiusi la telefonata e tentai di calmarmi. "Oh, mio Dio, porca puttana, questa volta ci rimango secco." Mi sollevai dal letto e poi mi riadagiai di nuovo. "Porca puttana."

Mio figlio aveva un piede nella fossa.

"Chi è stato ferito?"

Voltai la testa di scatto registrando la presenza di mia moglie e la guardai negli occhi, allucinato e disperato, e mi si gelò il sangue nelle vene all'idea di condividere con lei la verità.

"Va-Vanja"— deglutii male al panico che lessi nella sua espressione e quello che mi incarcerava il corpo e la mente—"Vanja è stato colpito all'addome da un proiettile e per risolvere hanno dovuto indurlo in..."

"Oh, mio Dio." Ariel divenne pallida come un cencio e si portò una mano al cuore. "Il mio bambino."

"È-È in co-coma farmacologico, l'hanno fatto per salvargli la vita."

Ariel non si sentì bene.

Ella Lyudmila Ivanov, casa sicura, paese remoto vicino a Belfast, Irlanda del Nord

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Ella Lyudmila Ivanov, casa sicura, paese remoto vicino a Belfast, Irlanda del Nord.

Superai gli irlandesi contro la loro volontà e tentai in tutti i modi di raggiungere la porta in cui Vanja giaceva privo di sensi da quando lo avevano riportato nella propria stanza dell'ospedale dopo l'operazione durata tre ore, per estrarre il proiettile e salvargli la vita. Mi avevano riferito cosa fosse accaduto, ma non era stato nient'altro che un susseguirsi di parole mediche di cui non conoscevo il significato; quello che volevo era vederlo.

"Ella." Noah, ancora vestito con la tuta della nazionale irlandese mi parlò con voce dolce. "Ella, tesoro, dovresti far controllare la spalla, c'è il rischio che si infetti e-

"Mio cugino è intubato per colpa mia, è-è in coma farmacologico e lo stanno svegliando in questo momento." Tremai così forte che la spalla bruciò per lo sforzo di farmi tenere una postura eretta. "Non chiedermi di pensare alla mia salute."

L'espressione di Noah si addolcì e mi accarezzò una guancia, facendo un passo indietro.

"So come ti senti, Ella." Mi sorrise e sfarfallai le palpebre a quella comprensione; quella comprensione di cui avevo dannatamente bisogno e che non sapevo di volere. "Ma sono preoccupato per la tua salute, quindi rimani con tuo cugino ed il suo compagno tutto il tempo che ti serve, ma poi ti accompagnerò dal dottore."

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora