XXXV

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Ella Lyudmila Ivanov, paese remoto vicino a Belfast, Irlanda del Nord.

Mi ero mangiata la mia curiosità per tutto il pomeriggio che avevo trascorso con mia madre... per l'amor del cielo, adoravo trascorrere del tempo con lei, ma avevo bisogno di parlare con Noah e Noah sembrava sparito nel nulla.

Per la centesima volta il mio sguardo scivolò sulla porta della saletta in cui ci eravamo rifugiate, ma nessuno sembrava voler entrare dall'ingresso... nessuno di importante almeno, perché si erano susseguiti bambini, donne, uomini, ma non l'irlandese che-

"Ella, se stai aspettando qualcuno posso andare da tuo padre." La voce di mia madre mi svegliò dalla mia trance e feci scattare gli occhi verso di lei, arrossendo leggermente; era stata così ovvia la mia apprensione quel pomeriggio? "Sono sicura che starà rimuginando su tutto ciò che si sono detti, quindi se hai così tanta voglia di uscire da questa stanza, posso andare da tuo padre."

La guardai sfarfallando le palpebre colta alla sprovvista.

"Non sto aspettando nessuno e voglio trascorrere del tempo con te mamma, che tu ci creda o meno."

Al che sollevò le sopracciglia con sguardo annoiato.

"Uh-uh." Mosse la mano in aria. "La stessa voglia che ho io di seguire la partita con i tuoi zii ogni domenica."

"Davvero, mamma."

"È da quando abbiamo lasciato tuo padre con Noah O'Crowley che continui a lanciare occhiate alle porte per vedere se qualcuno arrivi o meno; quindi, a meno che tu non abbia programmato un ennesimo colpo di testa, suppongo sia impaziente di incontrare il suddetto irlandese."

Spalancai la bocca e la richiusi immediatamente, per poi aprirla ancora: "non sto aspettando Noah." Ingoiai la bugia. "Per la verità non aspetto nessuno."

Mia madre si attorcigliò un riccio intorno al dito, scappato dalla lunga treccia con cui di solito teneva a bada i capelli e sospirò teatrale.

"Puoi continuare ad illudere te stessa e tuo padre, Ella, ma ricordarti che sei stata nella mia pancia per nove mesi insieme a quel guastafeste di Gennady"— una piccola ombra volò sul suo viso, ma non le diedi molto peso—"so quando menti e per questo so che non è con lui che hai perso la verginità e che non guardi la porta ogni quattro secondi perchè ti interessa la sua geometria." Appoggiò la mano con il bellissimo anello di fidanzamento e la fede sul tavolo. "Risparmiami queste bugie."

Okay, stavamo davvero per affrontare quel discorso? Mi mossi a disagio sulla sedia ed evitai il suo sguardo, che ricadde di nuovo sulla porta. Grugnii con frustrazione e scivolai ancora di più all'interno della poltrona, sperando di fondermi con essa e non uscirne più.

"Quello che ha detto Noah è vero."

"Non credo proprio, signorina." Si sollevò e si lisciò il suo tubino lilla. "Ma questo non importa, non c'è bisogno di sapere né perché hai scelto di farlo con chi l'hai fatto né quando. Non mi interessa, ma quello che ti voglio dire è solo che tuo padre ti vuole bene e ha timore dei suoi sottocapi; con gli anni ha acquisito molto potere, ma c'è sempre qualcuno che non gli obbedisce e non vuole che tu sia un bersaglio." Fu forse una delle poche volte che cominciai a temere anche il giudizio di mia madre. "Nessuno meglio di me sa che cosa significa nascere e crescere in una bolla, Ella. Da ragazza non mi era concesso di avere amiche al di fuori di quelle del collegio, non mi era concesso intrattenermi per più di un lasso di tempo con le persone, e quel lasso di tempo era sempre deciso a discrezione da mio padre; non mi era concesso parlare con dei ragazzi o anche solo avere delle serate normali, mentre tuo padre ti ha permesso tanto, forse troppo per qualcuno come te," sospirò. "Ti ha permesso di studiare a New York e Dio solo sa quante notti l'ho dovuto supportare perché in preda alla paura che qualche nostro nemico ti potesse raggiungere." Sollevò il mento con regalità e la donna in piedi di fronte a me non fu mia madre, ma la regina della Drakta, la parte del cuore più preziosa del boss, colei che negli anni non gli aveva permesso di crollare. "Quindi, quando tuo padre ti ha espressamente dato come unica regola quella di non perdere la tua verginità, e non perchè a lui importi qualcosa, con tutta probabilità quella preoccupazione non lo sfiora nemmeno, è stato solo perché persone come suo zio Gorislav esistono ancora e voleva proteggerti."

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora