Ella Lyudmila Ivanov, paese remoto vicino a Belfast, Irlanda del Nord.
I miei genitori erano partiti due giorni prima, ed io cercavo di trovare Noah da altrettanto tempo; avevo compreso piuttosto bene che l'uomo in questione, se non voleva farsi trovare, non si faceva trovare, ma quella mattina l'avevo monitorato passo passo ed ero pronta a colpire.
Mi appostai dietro all'angolo del corridoio che dava su quello che presumevo fosse il suo ufficio e non appena Liam, credevo si chiamasse così uno dei fratelli di mezzo, chiuse la porta e se ne andò, attaccai. Attaccai veloce come una vipera velenosa, senza lasciare nulla al fato. Il mio piano era stato preciso e puntuale, mio zio Andrej sarebbe stato fiero di me.
Mi fiondai all'interno senza dargli il tempo di reagire, chiusi la porta con un piede e mi spiaccicai contro di essa.
"Ella." Noah non si scompose, sembrò non accorgersi nemmeno del fatto che avessi quasi rotto la porta del suo studio e tutto ciò che si limitò a fare fu sollevare le palpebre, guardarmi pochi secondi e ritornare alle sue carte. "Hai bisogno di qualcosa?"
Furiosa per quella sua misera occhiata, mi avvicinai al tavolo e battei la mano sulla scrivania. Finalmente, Noah si degnò di incontrare i miei occhi, che scintillarono oltraggiosi.
"Effettivamente, avrei bisogno di parlare con te." Sorrisi tirata. "Ma a quanto pare quando il capo non si vuole far trovare, c'è poco da fare."
"Ero solo molto impegnato."
"Immagino." Mi accomodai sulla poltrona e incrociai le braccia al petto. "Immagino come fossi impegnato; dopotutto, quali impegni improvvisi ed improrogabili ci potranno mai essere in una casa sicura?" Sorrisi di più. "Una casa che viene tenuta in piedi da ben sei ragazzi."
Riordinò le carte con cura ma non si scompose al mio ennesimo affronto.
"Dal momento che credo tu non te ne andrai molto presto, nemmeno se ti invitassi a lasciare il mio studio con estrema gentilezza, parla pure e dimmi perché sei qui."
"Benissimo." Sollevai il mento in segno di sfida. "Perché hai mentito? Perché mi hai difesa? Perché mi vuoi qui?" Quelle domande fluirono una dopo l'altra come un fiume in piena. "Perché mi eviti?"
I suoi occhi color miele al sole si incollarono ai miei e l'aria sembrò essere risucchiata dalla stanza, tanto che mi trovai ad annaspare con la bocca aperta.
"Troppi perché Ella e troppe poche risposte anche per me, non sono un oracolo."
Quella frase mi prese alla sprovvista. "Spiegami il motivo della tua decisione," insistetti. "Spiegami qualcosa."
Scrollò le spalle e ritornò a quei dannati documenti.
"Avevi bisogno di aiuto, ti ho aiutato." Le sistemò dentro una cartellina. "A casa mia si dice grazie e si torna alla propria vita."
Era un muro. Noah O'Crowley non voleva farmi sapere nulla e non avrei scoperto nulla da quel muro impenetrabile, così mi sollevai e mi diressi verso la porta, ma a metà strada mi voltai e lo trovai studiarmi con un sopracciglio sollevato.
"Sei un codardo."
E seppi, dal suo sguardo, da come quei due abissi d'ambra si scurirono, che avevo colpito e avevo colpito in profondità. E a quel mio affronto non mi attesi un suo scatto, come non mi attesi la foga con cui agì, tale da far rovesciare la sedia sul tappeto.
"Non sono un codardo." Respirò pesante e il suo fiato mi bagnò le labbra: eravamo così vicini che se solo avessi potuto, le nostre labbra si sarebbero potute sfiorate. "Non ripeterlo mai più."
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Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|
ChickLit*Si consiglia la lettura del primo libro: Promessa| I 'leoni di San Patrizio" sono un gruppo criminale Italo-irlandese della peggior specie. Senza scrupoli, senza vergogna, ma soprattutto senza restrizioni. Ella Lyudmila Ivanov si troverà ad affron...