XLVII

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Gennady Andrej Ivanov, quartiere residenziale di Mosca, Mosca, Russia.

Quando Laoise terminò il suo discorso mio zio Ivan non parlò per molto tempo e quando lo fece seppi che avrei dovuto forzare la mano per farlo collaborare.

"Tu e tuo padre mi state ponendo in una situazione difficoltosa." I suoi occhi azzurri si adombrarono. "Molto difficoltosa, Gennady e sai, come chiunque nella tua famiglia, che ho lavorato sodo per allontanarmi il più possibile da tutto quello." Si sollevò dalla sedia e notai la tensione incarcerare le sue spalle, così come il suo collo. "Mia figlia Prim è un'adolescente e se la mia collaborazione ponesse in luce lei e mia moglie-

"Lo so, zio." Cercai di farlo ragionare, ma comprendevo le sue motivazioni e non potevo davvero obbligarlo a collaborare con noi, non dopo tutta la merda che aveva passato. "Ma è l'unico modo per salvare Ella."

"Lo so." Chiuse le mani intorno alla propria tazza del caffè e quasi tirai un sospiro di sollievo, perché almeno vi poteva essere un dialogo, il che era meglio di un assoluto silenzio. "Ma mi state chiedendo di voltare le spalle alla sicurezza di mia moglie e di mia figlia."

"Si tratta solo di accedere a delle telecamere." Sapevo di non essere molto educato nei confronti di mio zio a non tener conto dei suoi traumi, ma non potevo pensare a mia sorella in balia di quel Jack. "Non ti stiamo chiedendo di schierarti in prima linea."

Ivan appoggiò con forza il dito sul tavolo.

"Ma mi stai chiedendo di espormi." Indicò dietro le sue spalle. "Mia figlia Primrose sta vivendo un'adolescenza normale e non posso permettermi di rovinarla, lo capisci?"

Fui sorpreso quando trovai del panico nella sua voce, ma non mi fermai.

"Quindi volti le spalle alla tua famiglia?" Mi sollevai in piedi e Ivan fece lo stesso. "Volti le spalle a tua nipote? Ad una nipote che potrebbe benissimo essere tua figlia? Perché i pazzi psicopatici esistono anche nel mondo normale, zio Ivan e non sono di certo io che devo ricordartelo."

Ma mio zio Ivan non si fece intimorire dalla mia perdita di pazienza e mi rispose per le rime.

"Volto le spalle ad una società che mi ha quasi ammazzato, Gennady." Tremò e mi pentii del mio affronto. "Volto le spalle a una vita che mi avrebbe strappato l'anima." Cercò di tenere a freno il tono di voce ma i suoi sforzi furono quasi inutili. "Sto cercando di voltare le spalle al motivo per cui volevo ammazzarmi."

Quando un singulto provenne dalla porta della cucina, entrambi serrammo la bocca e insieme a Laoise ci voltammo verso Primrose, che era in piedi vicino alla cucina.

"Prim..." Ivan si avvicinò a sua figlia in stato di shock. "Prim, perché non sei rimasta in camera?" Guardò oltre alle sue spalle. "E dove si trova la mamma?"

La ragazza non rispose a nessuna di quelle domande, riuscì solo a sollevare gli occhi azzurri disperati e incontrare quelli del padre, che in qualche modo riuscirono ad assumere una luce rassicurante e dolce.

"T-Tu volevi s-suicidarti?"

Ivan sospirò e quasi pregò per un miracolo, ma il miracolo di nome Gayaniya Preobrazhensky in Ivanov non sembrava palesarsi, così annuì sconfitto.

"Tesoro, è stato molto tempo fa, ero giovane e non in grado di prendere delle decisioni sensate."

"Per questo motivo non li vediamo mai?" Il labbro di Primrose tremò e la sua innocenza mi fece cercare la mano di Laoise, che intrecciò le dita alle mie. "È per questo che li raggiungi solo nelle occasioni pubbliche?"

Ivan impiegò più tempo del necessario per rispondere, ma poi annuì di nuovo con il capo.

"Per questo motivo." Le accarezzò i capelli. "Ed inoltre non posso decidere senza parlarne con la tua mamma." Primrose ebbe il buon senso di non interferire, ma a giudicare dalle spalle curve e l'espressione triste, avrebbe voluto decisamente ribattere. "Entro quando Dimitri vuole la risposta?"

Il branco di San Patrizio |THE NY RUSSIAN MAFIA #7|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora