Il ragazzo le allungò la bottiglia d'acqua, e attese.
« Su, prendi. »
Alessia rifiutò, ruotando il viso nella direzione opposta, lo sguardo basso e furioso sul posto vuoto accanto a lei. Non si diede per vinto e ci riprovò, trovandolo forse un gioco divertente.
« Hai urlato davvero tanto! » rise, ruotando lentamente la bottiglia. « Devi avere una gran sete... » la tentò. Alessia di riflesso deglutì. La gola era secca e pizzicava in modo tremendo. Il liquido limpido e trasparente dentro il contenitore di plastica brillò come piccoli diamanti accarezzati dalla luce del lampione accanto all'auto, e il loro bagliore colpì gli occhi della ragazza, così come il rumore fluido che aveva allettato non poco le sue orecchie. Era una dolce canzone, ammaliante e tentatrice. Non aveva mai avuto così tanta sete in vita sua.
No! Ragionò, un attimo prima di acconsentire, notando che il contenitore era stato aperto, ma l'acqua in sostanza non era stata toccata. Chissà che cosa ci hanno messo dentro!
« Non contiene droghe o cose del genere, te lo assicuro. » A quel commento, Alessia roteò gli occhi verso il suo rapitore, inarcando le sopracciglia con ironia. Il suo sguardo però non vacillò, e continuava ad aspettare sorridente che la giovane prendesse quel piccolo tesoro, il busto mezzo fuori dall'auto. Erano parcheggiati in un Autogrill, lontano da tutte le altre macchine e abilmente nascosti da occhi indiscreti. Anche se avesse voluto chiamare aiuto, il tessuto stretto sulla bocca glielo avrebbe impedito, attutendo i suoni. Nessuno sarebbe arrivato in suo soccorso. Considerando anche che era ormai notte fonda, e poche macchine sfrecciavano in autostrada.
« Beh, io ne ho eccome, di sete! » dichiarò l'altro, aprendo il tappo e poi portarsi l'acqua alle labbra. Deglutì varie volte, e sospirò contento, sotto lo sguardo di Alessia. « Per colpa tua, ho dovuto urlare anch'io: ma i miei compagni hanno comunque fatto fatica a sentirmi! » la rimproverò divertito. La ragazza non lo aveva minimamente ascoltato e gli occhi erano rivolti attenti alla bottiglia. Ne aveva bevuta quasi la metà.
Non lo avrebbe fatto, se ci fossero stati dei narcotici all'interno.
Deglutì ancora, sempre più assetata. Durante il viaggio, si era sgolata per quasi un'ora, con l'unico risultato di aver fatto incazzare il conducente della vettura, che cercava di sovrastare le sue urla con parolacce francesi. Osservò l'unico dei quattro rapitori che era rimasto con lei. Si era accorta durante il breve tragitto, con enorme disappunto, che quei giovani erano gli stessi ragazzi che avevano girovagato per così tante sere nella libreria in cui lavorava.
Sospirò pesantemente, riflettendo sulla situazione.
Non devo fare stupidaggini. Ora si tratta di sopravvivenza. Chissà quando mi ricapiterà di poter bere o mangiare qualcosa. Quando torneranno gli altri, il conducente mi eviterà ogni gentilezza, e addio tanta amata acqua. Sono certa che mi farà morire disidratata, se non di fame.
Il sospiro sconfitto del ragazzo la ridestò dalle sue riflessioni. Lo guardò stringersi nelle spalle e prendere un altro piccolo sorso dalla bottiglia.
« Non sono sicuro che Arthur ti lascerà dissetarti fino al prossimo Autrogrill, dopo quanto lo hai fatto dannare con le tue urla. E potrebbero volerci ore per fare sosta di nuovo, » le rivelò, dando concretezza ai pensieri di Alessia. Quando il giovane cominciò a richiudere il contenitore per metterlo via, non riuscì a trattenere un gemito mesto. L'altro si fermò a metà del gesto, stupendosi nel vedere una supplica timida e silenziosa negli occhi della loro prigioniera, che adocchiava prima la bottiglia e poi lui, per fargli capire che aveva finalmente ceduto. Riaprendo il tappo, si permise di sorridere soddisfatto.
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The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspetti
ChickLitAlessia non ha mai davvero scelto niente per sé. Tutto le era imposto, giorno dopo giorno, dalla madre, che dettava legge in casa e nella sua vita. Poco male: vent'anni le erano bastati a farla abituare a quella sorta di schiavitù, e quando iniziata...