12 - Uva e Tabacco

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Attenzione: vi prego di leggere la nota [ a n g o l i n o ] dopo il capitolo, è importante, e c'è anche un piccolo aggiornamento.

Buona lettura!

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Per il resto della giornata, non aveva più visto né Gabriel, né gli altri uomini. Nello chalet erano rimaste solo lei e le ragazze con i rispettivi figli, sotto la guida di Eleonore che dirigeva divertita tutto quell'allegro trambusto creato dai bambini. Come le aveva assicurato Cesàr, non veniva assolutamente trattata da ostaggio: con suo enorme sconcerto e sorpresa, aveva avuto il permesso di girovagare per tutto lo chalet, a suo piacimento, ma non ne aveva colto l'occasione, rapita da Rose e Ulysse, che l'avevano letteralmente trascinata nel loro angolino di paradiso, subito dopo la colazione. Era un piccolo spazio ricavato tra il primo piano e il secondo, e dal balconcino si poteva godere del panorama che si mostrava dalla grande vetrata che occupava tutta la parete tra i due piani, di una bellezza stupefacente. Aveva scoperto poi che ogni bambino aveva una propria cameretta, accanto a quella dei genitori. Dopo aver scoperto che gli uomini erano rientrati da chissà dove per rifocillarsi, sistematicamente aveva evitato di scendere a pranzo, evitando dunque di incontrare lo sguardo omicida di Gabriel, e si era rinchiusa in camera, sperando che se ne andassero di nuovo, una volta sazi.

Non si era però aspettata la visita di Dorian.

« Posso? » le chiese, affacciandosi nello spiraglio della porta. Alessia annuì, alzando le spalle « Hai già la testa dentro, quindi... »

L'uomo sorrise colpevole, e cogliendo l'invito della ragazza, fece il suo ingresso nella stanza. In mano aveva il piatto che avevano preparato per lei, quando non l'avevano vista scendere a mezzogiorno.

« Stiamo andando via, quindi puoi uscire. Anche Gabriel verrà con noi, » l'avvisò, poggiando il piatto sulla scrivania. Alessia aveva spalancato gli occhi sorpresa, e il sorriso consapevole di Dorian le aveva fatto intendere che aveva intuito il movente della sua ritirata strategica. Per qualche istante i due erano rimasti in silenzio. Dorian si era poi strofinato il collo, a disagio. « Senti, Alessia– »

« Ti chiedo scusa, Dorian, » lo fermò subito. « Credevo fossi stato tu a dire ad Arthur che ero scappata, ieri. Cesàr mi ha fatto capire che non è stato così. Pensavo mi avessi tradito... » Dorian era rimasto in silenzio ad ascoltare, ma dal suo sorriso e dalle spalle che piano piano si erano rilassate, Alessia aveva subito capito che la questione era risolta. Riascoltando le sue ultime parole però arrossì imbarazzata. « Cioè, tradito... N-non è la parola più adatta. Sei uno dei miei rapitori, non mio amico, quindi— »

« Dove è scritto che non possa esserti amico? » le domandò, fermando il suo fiume impacciato di parole, sedendosi accanto a lei. « Alessia, è giusto che tu dica che ti abbiamo rapito, perché a conti fatti è proprio quello che è successo. Ma ti assicuro, che non verrai mai trattata da ostaggio, in questa famiglia. »

Alessia abbassò lo sguardo, sorridendo debolmente.

« Anche Cesàr lo ha detto, stamattina. »

« Perché è la verità, » ribatté, passandole un braccio attorno alle spalle.

« Dorian, perché devo sposare Gabriel? Non potete fare finta che mi abbiate legata a lui, e dire alla mia famiglia che è stato un matrimonio legale? Io non dirò nulla, starò al vostro gioco. Così avrete tutti i soldi che vorrete chiedere, ma non dovrò– »

« Non possiamo, » la fermò. Alessia rialzò gli occhi su di lui, e notò che il suo sorriso era scomparso, evitando anche di guardarla negli occhi. Alessia ci rimase male.

The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora