« Ehi, questo è tuo? » chiese una voce maschile, accanto a lei. Gli occhi di Alessia misero a fuoco una mano, che reggeva un portafoglio. Il suo portafoglio. Alzando lo sguardo alla sua sinistra trovò il proprietario della voce e del braccio. Era un giovane ragazzo, probabilmente suo coetaneo, dai capelli biondo cenere e gli occhi verdi. Sosteneva la sua occhiata incredula con una sorridente e cordiale, come altri due ragazzi che sedevano assieme al primo.
In loro riconobbe subito il resto dei quattro insoliti clienti della libreria.
Ecco dove erano finiti... Ma perchè non siedono insieme?
« S-sì! » sussurrò ancora incredula, allungando le dita per riprendersi il proprio oggetto.
« Era sotto il mio sedile, » le spiegò, incrociando le braccia sullo schienale di plastica, « ti abbiamo sentita, e per sicurezza abbiamo cercato qui attorno. Che fortuna, eh? »
« Gra-grazie... » riuscì a dire Alessia con un sorriso, registrando nella mente lo strano accento del suo salvatore.
« Figurati, è stato un piacere! » rispose lui, rigirandosi e tornando a chiacchierare con gli amici, come se nulla fosse accaduto. Con il sorriso ritrovato, Alessia cercò dentro l'astuccio di pelle, tendendo poi l'abbonamento mensile al controllore, che sospirò rassegnato, stracciando la multa a malapena scarabocchiata.
« Ecco a te, ragazza. Sta più attenta la prossima volta, » l'ammonì in un sospiro seccato, restituendole il pezzo di carta. Avvertendo il treno rallentare, ringraziò velocemente e sistemò la borsa. Certa di avere tutto, uscì nel corridoio, attendendo paziente l'arrivo in stazione, con il cuore più leggero.
Solo quando si ritrovò da sola nello scomparto dell'uscita, si ricordò dell'amico in attesa. Nel silenzio del corridoio, la voce preoccupata di Samuele le arrivava nitida da dentro la tasca del giubbotto.
« Ale?! Ale, giuro che se ti sei dimenticata di– »
« Scusa Sam! » Borbottò mortificata, dopo essersi affannata a trovare il cellulare e spese gli ultimi cinque minuti della corsa del treno a implorare l'amico di perdonarla. A sorpresa, qualche istante dopo uscirono nel corridoio anche i tre ragazzi che le avevano ritrovato il prezioso portafoglio, schiamazzando a gran voce. Riconoscendola la salutarono e lei ricambiò con un timido sorriso e un cenno della mano, prima che le porte si aprissero.
Si allontanò dalla stazione chiacchierando allegramente con Samuele che, come sempre, le faceva compagnia in quel breve tragitto solitario.
— • — • —
Spesso percepiva l'assurda sensazione di essere seguita. Di solito prendeva la scusa – più per se stessa, per trovare il coraggio di voltarsi e non apparire strana agli occhi delle altre persone – di essersi accorta che gli amici con cui era solita prendere il treno non erano davanti a lei, e allora si fermava, attendendo persone che non sarebbero mai arrivate.
Così fece di nuovo, quella notte, in mezzo alla strada stretta da alti e vecchi edifici, ma non vide nessuno dietro di lei. Nessuno la seguiva. Era completamente sola, nessuno passeggiava per il marciapiede a quell'ora della notte e il rumore delle rare auto in giro per Castel San Pietro Terme le arrivava appena percettibile. Era la normalità, insomma, in quella stradina secondaria a senso unico: una piccola scorciatoia per arrivare a casa in pochi minuti.
Sono tesa per il parziale, tutto qui, si convinse, stringendosi nel cappotto e con una scrollata di spalle s'incamminò ancora, continuando ad ascoltare le interminabili chiacchiere di Samuele.
« Sono quasi a casa, per tua informazione, » lo interruppe mentre già iniziava a cercare il mazzo di chiavi, rovistando nella borsa e con il cellulare in bilico tra la spalla e la guancia. Un sospiro indignato le arrivò all'orecchio.
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The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspetti
Chick-LitAlessia non ha mai davvero scelto niente per sé. Tutto le era imposto, giorno dopo giorno, dalla madre, che dettava legge in casa e nella sua vita. Poco male: vent'anni le erano bastati a farla abituare a quella sorta di schiavitù, e quando iniziata...