« Sposerai Gabriel, stasera, » le comunicò Auguste, senza troppi giri di parole.
« C-cosa?! » Alessia spalancò gli occhi con incredulità e spaventata alzò gli occhi su quelli del giovane, dopo giorni. Gabriel ricambiò con un ghigno perverso e crudele.
Auguste rise senza sentimento.
« Pensavo ti fosse chiaro, fillette, che non hai nessuna voce in capitolo in questa faccenda, » l'ammonì duramente, alzandosi dal tavolo e aggirando la ragazza e il figlio, « Appartieni a noi ora. »
Alessia dimenticò per un istante il consiglio delle ragazze. Dimenticò il pericolo a cui di certo sarebbe andata incontro. Dimenticò la paura che stava provando. Non poteva permettere a quelle persone di decidere della sua vita.
E si ribellò.
« No! » gridò arrabbiata, balzando in piedi, mentre Auguste già stava uscendo dalla stanza. « Io non sposerò Gabriel. Né ora, né mai, » ribadì decisa. L'uomo si girò, guardandola incuriosito. I suoi occhi la scrutarono attentamente per quelli che sembrarono secoli, mentre Alessia aspettava una sua risposta, pronta a rispondergli di nuovo a tono. Nessuno l'avrebbe costretta a sposare un uomo che non voleva e che mai avrebbe voluto al suo fianco.
Questo gioco deve finire ora.
Attese invano.
Lo sguardo di Auguste vagò un'ultima volta sulla sua figura, e dopo aver sorriso, un sorriso derisorio e ironico, uscì definitivamente dal salotto.
Alessia inspirò, nel panico totale. Sentì che ogni cosa le sfuggiva dalle mani. La sua libertà prima di tutto il resto. Stava vivendo il peggiore degli incubi, uno di quelli in cui non riesci a svegliarti, e tutto ti sembra reale. Un incubo in cui non hai libero arbitrio. Un incubo a occhi aperti.
Una risata la richiamò all'attenzione. Ricordandosi chi ancora era nella stanza, il pavimento parve cederle sotto i piedi.
Ti prego, no.
Ma la sua presenza, il calore del suo corpo proprio alle sue spalle, il suo respiro che carezzevole e minaccioso le sfiorava la nuca, sembravano volerla riportare alla dura realtà, ogni volta che Alessia voleva sfuggirle.
Una leggera carezza sul polso le provocò brividi gelati, e singhiozzò per la paura, quando la mano fredda di Gabriel risalì il braccio, lungo il profilo di una spalla, per poi serrarsi sulla mandibola e piegarle il collo di lato. Tremò quando sentì le labbra del giovane proprio sulla giugulare. Come un vampiro.
Ma un vampiro sarebbe stato meno terribile di Gabriel.
« Esattamente così voglio vederti stanotte, » sussurrò sulla sua pelle, « Terrorizzata, come un pulcino. »
Un sussurro pericoloso.
« D-di che cosa stai parlando...? » singhiozzò, senza capire le sue parole. Sentì distintamente il riverbero della sua bassa risata sulla vena del collo, e delle le sue successive parole. « Sto parlando di stanotte. Quando le mie mani ti accarezzeranno il collo, » mormorò, e Alessia sobbalzò quando le sentì gelide attorno alla sua gola, in un gesto tanto pericoloso quanto sensuale. Se avesse serrato la presa, avrebbe potuto soffocarla facilmente. Tremò quando le mani di Gabriel cominciarono a scendere lente e minacciose. « Quando rabbrividirai qui, » le promise, poggiando le mani sui seni protetti dal vestito. Alessia inghiottì a vuoto, serrando gli occhi e imprigionata dalla sua stessa paura, arrossendo con vergogna per quelle carezze non volute. Poi Gabriel scese più giù, verso il suo obbiettivo. « Quando scoprirò se... »
Non si era neanche accorta di aver chiuso gli occhi, fino a quando li spalancò e trovò le loro immagini riflesse su uno specchio del salotto, proprio davanti a loro. Terrorizzata schiaffeggiò le mani di Gabriel che si erano sporte troppo oltre il ventre, in cerca di quel bottino che entrambi sapevano che Alessia sarebbe stata costretta a donargli quella stessa notte. Si allontanò di un paio di metri, di schiena alla porta e con il respiro accelerato. Il cuore batteva talmente forte da pulsargli dolorosamente nelle orecchie.
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The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspetti
ChickLitAlessia non ha mai davvero scelto niente per sé. Tutto le era imposto, giorno dopo giorno, dalla madre, che dettava legge in casa e nella sua vita. Poco male: vent'anni le erano bastati a farla abituare a quella sorta di schiavitù, e quando iniziata...