43 - Samuele

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« Anche lui mi aveva dato un soprannome. Pulce, » aggiunse a malincuore.

« Io preferisco princesse, » replicò Dorian. « Ti si addice. »

Davvero non poteva immaginare quanto assomigliasse all'amico.

***

All'improvviso Samuele le avviluppò al collo quella ridicola sciarpa a righe multicolore, togliendole dalle mani quella grigio scura che stava per comprare.

« Ma che fai, scemo? » arrossì imbarazzata, cercando di slegare quel nodo, mentre il venditore se la rideva divertito.

Erano usciti dall'università, approfittando della pausa pranzo, per correre al mercato settimanale della Montagnola. Quella mattina gelida di metà Novembre aveva lasciato la sua amata sciarpa nera sul treno che, addormentata com'era, si era dimenticata di prendere su. Sicuramente non l'avrebbe più rivista.

« Eddai, ha così tanti colori! » Si offese lui, senza perdere però il sorriso. « Ne hai bisogno, pulce, » aggiunse con più dolcezza. Alessia rialzò lo sguardo, sistemando la sciarpa colorata al suo posto nella bancarella.

« Che cosa stai dicendo? »

« Lo vedo che non sei felice, Ale, » le mormorò grave. « E' davvero così orribile la tua famiglia? »

La ragazza roteò gli occhi, pensando a casa.

« Scapperesti a gambe levate, credimi. » Samuele la prese per mano e le accennò con il capo al bar poco distante.

« Lo sai che io amo i film dell'orrore! » le ricordò, poco dopo, seduti davanti a una tazza di caffè.

« Non è per l'orrore che scapperesti. Più per la vergogna, probabilmente, » mormorò, afflitta. Il compagno di classe le posò una mano sopra la sua, facendola sobbalzare.

« Cosa ci sarà mai di così tanto imbarazzante nella famiglia di una ragazza splendida come te? » le domandò con tenerezza. Alessia arrossì e rise agitata.

« Aspetta a dirlo, poi mi eviterai per tutto il resto della vita, » annunciò sicura. Non voleva perdere l'amicizia di quel ragazzo conosciuto due mesi prima.

Durante gli esami di ammissione di Settembre Alessia era stata la compagna di banco di sua cugina, Vittoria. La vivacità peperina di quella ragazza paffuta piena di tatuaggi era stata così travolgente che le due ragazze avevano fatto amicizia in pochi minuti appena prima che cominciasse il test. Poco dopo la fine, Vittoria già le aveva presentato il cugino, Samuele, che aveva svolto il tuo esame poche file dietro di loro. Così differente dalla cugina nel modo di porsi, calmo e composto, ma così dolce e affabile, Alessia si era presa subito una piccola cotta per lui.

I tre non avevano perso tempo ad aspettare di sapere se fossero passati al test, per diventare un gruppo affiatato e avevano iniziato a uscire insieme fin da quel fine settimana.

Aveva accuratamente evitato di parlare di familiari e genitori, ma dopo due mesi di amicizia, Samuele e Vittoria premevano per essere invitati a casa sua e per conoscere la sua famiglia. In quelle settimane era sempre stata attenta a uscire quando sua madre Luisa era già andata al lavoro, o a passare il tempo con i due amici subito dopo le lezioni, per un aperitivo veloce. Luisa aveva un controllo così maniacale della vita della figlia, che per ogni nuovo amico che incontrava, voleva avere subito il suo numero di cellulare: non per emergenze, ma per controllare dove fosse e con chi fosse Alessia.

Purtroppo la giovane ragazza aveva passato così i suoi anni delle superiori - sua madre si era decisa a comprarle un cellulare solo al primo anno - con i cellulari dei pochi amici che si era fatta che squillavano costantemente con il numero di telefono di sua madre impresso sopra. Quegli stessi amici che dopo qualche uscita si stufavano del disagio che la madre di Alessia diffondeva all'interno del gruppo e, dopo averle rivolto qualche sguardo di commiserazione, la lasciavano da parte.

The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora