33 - Diciassette

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Oh, the weather outside is frightful,

But the fire is so delightful,

Alessia si svegliò con il pensiero che quel giorno sarebbe stato un altro tra tanti: dopotutto non significava assolutamente nulla per la sua famiglia.

Per sua... madre. Un padre non lo aveva mai avuto: sua madre aveva avuto una fugace relazione con un uomo e da questa relazione era nata lei. L'uomo non aveva voluto saperne di prendere alcuna responsabilità, e aveva abbandonato entrambe senza tante cerimonie. Sua madre invece era rimasta senza genitori da appena adulta, e non aveva ne fratelli ne zii.

Erano rimaste sole al mondo e la madre non apprezzava le feste natalizie. Quindi, per Alessia, era sempre stato un giorno come un altro.

Un giorno come tanti.

Metabolizzando che in quel giorno come tanti, non si trovava nel proprio letto, ma imprigionata nella morsa calda dell'inconscio abbraccio di Gabriel, si sentì persa.

Che cosa sarebbe successo adesso?

In quel nuovo giorno, alzò gli occhi verso la finestra, per quanto gli permetteva la stretta dell'uomo, non riuscì a trattenere un'esclamazione di stupore. Nevica.

And since we've no place to go,

Let it snow, let it snow, let it snow.

Il gemito sorpreso della giovane turbò il sonno di Gabriel che mugugnò infastidito, avvinghiandosi ancora di più a lei e sbadigliando tra i suoi capelli. Assaporò la dolcezza del dormiveglia più a lungo del dovuto, beandosi del tepore che si creava tra le loro pelli a contatto. Adorò quella nuova sensazione, anche se non l'avrebbe mai ammesso/confessato ad anima viva.

No, avrebbe tenuto questo segreto gelosamente per sé.

Alessia nel frattempo aveva cercato il più discretamente possibile di girarsi tra le braccia dell'uomo, e così Gabriel dovette abbandonare l'idea di ritornare nel mondo dei sogni. L'uomo rinsaldò l'abbraccio, sbuffando per la sveglia anticipata: quella sul comodino non si era ancora fatta sentire.

« Se stai provando a sgattaiolare via, allora ti consiglio di essere più silenziosa, » la rimproverò giocoso, cercando il suo viso. Ci volle un miracolo per trattenere la risata che gli sarebbe scaturita dai polmoni, quando lo trovò: gli occhi erano sgranati, rivolti verso l'abbaino, e in volto aveva una buffa espressione, mista tra la pura gioia, la commozione e la meraviglia. Quando seguì il suo sguardo in direzione della finestra, ne comprese il motivo. « Non hai mai visto la neve? » La prese in giro.

Alessia non si era accorta di aver svegliato Gabriel e sobbalzò quando la costrinse ancora di più in quello strano abbraccio. Non riuscì ad interpretare quello strano sguardo che gli si era stampato in faccia, quasi come se stesse per spuntare un accenno di sorriso da un momento all'altro. Poi, indispettita, gli calciò piano lo stinco.

« Certo che l'ho già vista, » mormorò, tornando poi ad osservare i grandi fiocchi bianchi che volteggiavano lievi in quella mattina di Natale. « Erano anni, però, che non nevicava il giorno di Natale. Almeno in Italia. »

« Capisco, » sospirò lui. Non apprezzò quel repentino cambio d'umore, ma evitò di farle domande che potessero peggiorarlo. Sciolse quell'abbraccio, durato anche più del dovuto, e si alzò a sedere dandole la schiena. Ne sentì subito la mancanza. Stirò le braccia indolenzite indolenzite e, dopo un attimo di tentennamento abbassò gli occhi sulla ragazza, la quale lo stava fissando.

Buon Natale.

Quell'augurio aleggiava tra di loro come una nota stonata, Alessia lo sentiva. E lo sentiva anche sulla punta della lingua, pronto ad uscire. Ma chi doveva fare la prima mossa? Lei? Lui? Ma Gabriel, poi, l'avrebbe mai apprezzato un suo Buon Natale? O era uno di quelle poche persone che non amavano le feste? Come avrebbero festeggiato il Natale? O ci sarebbe stato solo il compleanno di Noelle? E... ?

The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora