20 - Primo approccio

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Il dottore ricoprì attentamente la ferita, annuendo soddisfatto. Arthur e gli altri ragazzi aspettavano con ansia il responso, come Gabriel, del resto. Suo padre era poco distante, apparentemente impassibile come ogni giorno.

« Allora? » domandò il giovane, osservando il vecchio uomo cercare qualcosa dentro una borsa nera. I gemelli sghignazzarono quando Gabriel sbarrò gli occhi nell'accorgersi che questo aveva estratto una piccola boccetta di vetro marrone e un ago.

« Nonostante il taglio che avete fatto non sia stato fatto con attrezzature adeguate, è stato utile per estrarre la freccia in quasi totale assenza di pericolo. Nonostante questo, è prevedibile che non foste nelle giuste condizioni di poter anestetizzare gli strumenti a disposizione. In questi giorni ti ho iniettato una dose di antibiotico, e te ne somministrerò un'altra dose ora. Dovrebbe bastare per il resto della convalescenza, » sentenziò l'uomo.

« Quanto dovrà rimanere a letto? » Domandò Auguste, avvicinandosi al figlio. In quel momento Gabriel chiuse gli occhi, mentre il dottore con cura immetteva il medicinale pochi millimetri sopra la ferita. Sospirò debolmente quando lo sentì estrarre l'ago.

« Potete trasferirlo nella sua stanza anche ora, ma fate attenzione. Da li, poi non potrà più muoversi per una settimana. Può alzarsi solo per andare in bagno, ma dovrà essere aiutato a camminare. Dategli poi altre due settimane, per riprendersi del tutto. »

« Solo? » Si stupì Dorian. Il dottore sorrise, scuotendo la testa, per poi rivolgersi direttamente al giovane a letto.

« Ti ho curato un sacco di volte, Gabriel. Sei duro a morire. Stavolta però... » lo avvertì, grave. Gabriel annuì, abbassando gli occhi sulla ferita, mentre l'uomo cominciava a bendare la ferita con una nuova garza.

« Ne sono consapevole. »

Il silenzio si alzò nella stanza, lasciando che il dottore si concentrasse nell'ultimare il suo lavoro. Fu proprio lui poi a spezzarlo, osservando soddisfatto l'operato.

« La tua sposa è stata molto brava. » Gabriel aggrottò le sopracciglia, confuso, e allora l'uomo si spiegò, parlando però con ovvietà. « Certo, ha utilizzato del semplice filo di cotone da cucito, ma dato che è stata eseguita in maniera così professionale, non ritengo che sia il caso di andare a rifar- »

« Di che cosa sta parlando? » domandò il ragazzo, più perplesso di prima.

« È stata lei a dirigere l'intera operazione, e farti questa sutura chirurgica, non lo sapevi? »

Gabriel cascò dalle nuvole, rispondendo solo con un debole diniego del capo. Registrò a malapena suo padre che congedava il dottore che lo aveva fatto nascere, visto crescere e curato un'infinità di volte, e con maggiore difficoltà lo sentì accennare a una boccetta di antibiotico da affidare ad Alessia per prevenzione e infine impiegò qualche istante per capire che era rimasto da solo, almeno così pensava.

– Se tu ci spieghi quello che dobbiamo fare... –

Solo in quel momento riuscì ad aggiungere quella parte che mancava alla frase. Non solo quella ragazza aveva diretto la sua operazione delicata - nonostante fosse emofobica - ma lo aveva anche ricucito, in maniera impeccabile.

Nonostante fosse emofobica.

Perché?

« Sarebbe meglio che la lasciassi stare, » sentì proferire Arthur, rimasto in un angolo buio della stanza, osservando l'amico combattere con i propri pensieri. Gabriel, riprendendosi, roteò gli occhi infastidito. Si alzò con difficoltà a sedere, mentre l'amico si avvicinava al letto, prendendo posto nella poltrona li a fianco.

The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora