Alexene.
Quel nome l'aveva perseguitata per tutta la settimana. Il modo in cui Gabriel aveva cacciato Reneé non le aveva lasciato nessun dubbio: le stavano tenendo nascosto qualcosa fin dal suo arrivo. La delusione nell'averlo scoperto era stata tanta.
Ma non così tanta da accecare quella nei confronti di Gabriel.
Si era allontanata dal compagno, tanto da tornare a dormire sull'abbaino.
Alla fine, era successo.
Gabriel si era approfittato di lei, e ne aveva pagato le conseguenze: l'aveva messo in conto, che prima o poi sarebbe successo, ma non credeva che avrebbe provato una delusione così profonda.
Aveva passato ore intere a cercare di capire come risolvere quell'enigma, confidando di poter ingenuamente trovare una risposta nei libri della biblioteca. Al quarto scaffale ispezionato, si era sentita stupida: quello non era un film, era la dannata e crudele realtà. Era stata rapita, e ancora non ne sapeva il motivo.
Nonostante le difficoltà, non si sarebbe data per vinta.
« Princesse! » la chiamò una vocina. Di nuovo, si trovava da sola a fare da balia ai cinque figli delle amiche. La piccola Rose la raggiunse sul divano, cercando di salire accanto alla ragazza. Era bastato un battito di ciglia per affezionarsi a quella bimba dai riccioli dorati.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
E lei potrebbe fare qualcosa per me, ragionò subito dopo. Rose è una tale chiacchierona, che forse...
« Cosa c'è, Rose? » Le domandò, prendendola in braccio, lanciando un'occhiata agli altri bambini poco lontani.
« Ancora una? » la supplicò, con i suoi grandi occhioni azzurri. Alessia rise: non aveva fatto in tempo a terminare un libro, che già la piccola era affamata di un altro.
Un topo di biblioteca, come me.
« Certo, volentieri, » cedette con piacere. « Prima, però, vorrei sapere una cosa da te. »
« Che cosa? » La bimba si fece attenta, divertita dall'atteggiamento misterioso della ragazza. Alessia si fece coraggio. Approfittarsi di lei in quel modo, la fece sentire malissimo, ma sapeva di non avere altra scelta. Era rimasta troppo tempo senza risposte, così come i suoi genitori.
In Italia potevano averla già data per morta.
« Tesoro... Chi è Alexene? » Le domandò in un sussurro. Rose, intimidita da tutta quella segretezza, si fece zitta, portandosi anche le mani sulla bocca.
« Mà e Pà hanno detto no, » mugugnò. Alessia non si arrese, e sorridendole le prese il viso tra le mani, come se stesse per confidarle il più grande dei segreti.
« Va bene, facciamo così: io ti faccio delle domande e tu rispondi solo sì o no con la testa. Così non parli, giusto? » Rose ci pensò e poi rise, premendosi ancora di più le dita sulle labbra.
Per Alessia quello valse come il più dolce dei sì.
« Vediamo... È questo Alexene? » La ragazza indicò il peluche verde che Rose si era portata appresso, giusto per allentare la tensione. Come previsto, la bimba rise di gusto, scuotendo il capo negativamente.
« Sei tu? » Chiese ancora, sfiorandole il naso. Rose rise ancora più forte, come se avesse appena pronunciato la più stupida delle domande. Anche la ragazza sorrise.
Poi, con la mano tremante e ghiacciata si indicò.
« ... Sono io? »
Rose non rispose subito e Alessia credette di aver fallito irrimediabilmente. Però qualche attimo dopo, la piccola annuì timidamente. Un lungo brivido freddo le percorse la schiena.
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The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspetti
ChickLitAlessia non ha mai davvero scelto niente per sé. Tutto le era imposto, giorno dopo giorno, dalla madre, che dettava legge in casa e nella sua vita. Poco male: vent'anni le erano bastati a farla abituare a quella sorta di schiavitù, e quando iniziata...