« Gabriel? » lo risvegliò Elettra, trattenendo a stento una risata. Il giovane riprese solo parzialmente il controllo di sé, non riuscendo comunque a smettere di contemplare la ragazza, che timidamente ricambiava il suo sguardo.
« Non avevate detto che non c'era nulla da farle indossare? » domandò con un filo di voce. Tossì, nel cercare di avere un minimo di contegno almeno nella voce. Alessia allora abbassò gli occhi, torturandosi le dita con maggiore vergogna.
« T-tua madre mi ha cucito l'abito, » sussurrò imbarazzata.
Santa donna, che tu sia lodata, la ringraziò con un sospiro. Tuttavia si limitò ad annuire, senza esprimere nessun parere.
Il gruppo si mise chiacchierare insieme sui divani, riscaldandosi accanto al camino e parlando del più e del meno. Gabriel aveva cercato di sedersi vicino alla compagna, ma i gemelli non glielo avevano permesso, facendola invece sedere tra di loro per poi essere circondata da Violette, Rose e Noelle, che non avevano smesso un attimo di guardarla affascinate. L'uomo giurò che i due amici l'avessero fatto apposta.
« A-arthur... » Ad un tratto, la voce di Alessia era risuonata tentennante in mezzo a loro, e puntarono tutti lo sguardo sulla ragazza, che si stropicciava le dita con agitazione. « Scusa per l'altro giorno. È colpa mia se ti sei ammalato. »
Il ragazzo lanciò un'occhiata veloce e sorpresa a Gabriel che, divertito dalla gentilezza della ragazza, gli rispose con un'alzata di spalle.
« Le avevo detto di non preoccuparsi, » gli spiegò. « Ma è cocciuta. »
Arthur quindi tornò a dedicare l'attenzione alla compagna dell'amico. Sorprendendo tutti le sorrise, per la prima volta.
« È stata un'influenza da nulla. Sto già meglio, vedi? » la tranquillizzò. « Anche se a dire il vero, la colpa non è stata tua, » aggiunse malizioso e Alessia aggrottò le sopracciglia confusa.
« Ha pienamente ragione, » concordò Dorian, in un sorriso. « Vero, Gabriel? »
Li squadrò torvo. Non rispose e girò il capo verso il camino, indispettito.
Oltre il danno, anche la beffa, pensò, mentre gli amici si mettevano a ridere, sotto lo sguardo curioso della ragazza.
L'irritazione però non durò che un misero, ma difficile quarto d'ora. Poi le coppie si divisero per il salone, alla ricerca di altre conoscenze con cui intrattenersi.
Finalmente Gabriel era rimasto solo con Alessia. Con la scusa di farla alzare dal divano le porse la mano, e nel movimento si avvicinò a un suo orecchio.
« Sei assolutamente deliziosa, tanto che ti potrei mangiare in un sol boccone, » le sussurrò, incapace di trattenersi oltre. Inspirò a fondo, beandosi del suo inconfondibile profumo e della sua presenza.
Dio, quanto le era mancata.
Alessia arrossì violentemente, ma con un sorriso di cortesia accettò il suo complimento.
— Ti sto ricordando che non mi stancherò mai del tuo corpo. —
Non era un complimento diretto a lei, ma alla sua figura. Null'altro.
« Non l'avresti mai detto, se non mi fossi vestita così, » gli fece presente, infastidita da quel pensiero. « Ma ti ringrazio comunque. »
Gabriel si accigliò a quella risposta, ma non ribatté. A disagio si guardò attorno e solo allora si accorse degli invitati che pazientemente e chiacchierando tra loro, aspettavano invece il momento più interessante della serata: conoscere Alessia. Gabriel imprecò mentalmente, sentendosi all'improvviso più a disagio e più infastidito di prima.
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The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspetti
Literatura FemininaAlessia non ha mai davvero scelto niente per sé. Tutto le era imposto, giorno dopo giorno, dalla madre, che dettava legge in casa e nella sua vita. Poco male: vent'anni le erano bastati a farla abituare a quella sorta di schiavitù, e quando iniziata...