« Sei sicura di non aver bisogno di un passaggio? »
La sua voce gli arrivò all'improvviso, mentre stava per aprire lo sportello dell'auto e scendere. Si girò e notò il viso preoccupato dell'amico osservarla, forse sperando che accettasse il passaggio. Alessia arrossì per la sua premura e rifiutò con un sorriso.
« Grazie Sam, ma davvero... » sospirò lei per l'ennesima volta, mentre Samuele già roteava gli occhi brontolando. « Con il treno faccio prima a tornare e anche tu hai bisogno di andare a dormire. Se mi portassi tu a casa, non saresti di ritorno prima di due ore. »
« Non mi piace che tu prenda il treno a quest'ora, » si immusonì Samuele, senza guardarla direttamente negli occhi.
« E' solo mezzanotte! » Rise Alessia.
« Mezzanotte e mezza, per la precisione, » puntualizzò il ragazzo. Fu il turno di Alessia di roteare gli occhi, esasperata.
« E questo vuole dire il treno sta per arrivare, quindi vado! » Replicò ancora tra le risate. Osservò Samuele sospirare sconfitto e felice della piccola vittoria, fece per scendere definitivamente dalla vettura, ma la mano dell'amico l'aveva trattenuta per un polso. Sussultò cercando con tutta se stessa di non arrossire violentemente quando Samuele la imprigionò in un abbraccio.
« Ti lascio andare solo se mi prometti che mi chiami appena hai appoggiato il tuo didietro sul sedile del treno, » si sentì minacciare scherzosamente. Alessia sorrise, scuotendo il capo e permettendosi di abbracciare a sua volta l'amico, in quel saluto a cui non si era mai abituata nonostante fosse già passato un anno e mezzo dal loro primo incontro. Percepì Samuele stringerla di più e ne inspirò a fondo il profumo che tanto amava. Cercò di sciogliere l'abbraccio ma Samuele non mollava la presa.
« Okay, okay! » Si arrese Alessia con una risata, finalmente sgusciando via dalla sua stretta e scendendo dall'auto. « Ti chiamo subito, lo prometto! »
« Se non sento squillare il cellulare tra cinque minuti, giuro che faccio retromarcia e inseguo il treno, » le puntò il dito contro, in una minaccia non ben riuscita.
« Stalker! » Rise Alessia, chiudendo in fretta lo sportello e dirigendosi quasi di corsa verso l'ingresso della stazione di Bologna. Entrando, quasi andò a sbattere contro un gruppo di quattro ragazzi dall'aria vagamente familiare.
— • — • —
Il treno, uscito dalla stazione, aveva acquistato velocità. Nonostante fosse notte fonda, percepiva le forme gli edifici della città che pian piano lasciavano posto agli ampi campi che sfrecciavano veloci uno dietro l'altro: dopotutto, aveva imparato quel paesaggio a memoria, durante quel viaggio che percorreva ogni giorno da casa all'università e ritorno.
Ferma nel corridoio d'ingresso Alessia sbirciò dentro la carrozza, alla ricerca di un posto ancora libero. Era sua abitudine lasciare passare prima le altre persone e poi, sempre se le andava, cercava un posto per sé. Solitamente restava in piedi, perché la sua fermata era la successiva e doveva aspettare solo dieci minuti. Però, il treno notturno impiegava il doppio del tempo per compiere quello stesso tragitto e inoltre, a mezzanotte non c'erano così tanti passeggeri. Sicuramente avrebbe trovato un posto anche per lei, a quell'ora. Ne avrebbe approfittato per ripassare per l'esame che avrebbe sostenuto la mattina successiva: anche se, dopo aver chiuso la libreria, aveva passato le ultime quattro ore con Samuele per un ultimo ripasso insieme, aveva comunque un disperato bisogno di dare un'altra occhiata a quella tanto odiata materia.
Entrò nel vagone semivuoto, e si fermò nel primo gruppo di poltrone libere. Gioiva quando trovava quelle quattro sedute a sua disposizione: una per lo zaino, una seconda per il giubbotto, la terza per i piedi – solo quando prendeva il treno della sera e non c'era nessuno a giudicarla – e l'ultimo ovviamente per il suo fondoschiena. Appoggiò immediatamente la tracolla scura sulla prima sedia imbottita e, nel girarsi su se stessa, si bloccò. Arrossì imbarazzata per non aver notato che un posto dei quattro era già occupato da qualcuno immerso nella lettura di un giornale.
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The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspetti
ChickLitAlessia non ha mai davvero scelto niente per sé. Tutto le era imposto, giorno dopo giorno, dalla madre, che dettava legge in casa e nella sua vita. Poco male: vent'anni le erano bastati a farla abituare a quella sorta di schiavitù, e quando iniziata...