« Père, pourquoi il y a ce barouf!? » esclamò furiosa una voce fuori dalla stanza, sempre più vicina, interrompendo i due ragazzi.
« Oh, no, » si inquietò Dorian, come tutti gli altri. Anche Auguste s'irrigidì.
La porta si aprì nuovamente, e un quinto ragazzo entrò nello studio, visibilmente irritato e stanco. Il nuovo arrivato, pensò Alessia con ironia, non era poi una presenza così sgradita: possedeva una corporatura asciutta e slanciata, i muscoli ben formati erano appena visibili attraverso le ombre che questi creavano sulla maglia scura. I capelli, da quanto erano scuri, parevano che li avesse immersi nella pece, e un accenno di barba induriva quel che bastava i lineamenti gentili del viso, incorniciando una bocca che – folle pensiero del momento – era perfetta da baciare e da farsi baciare.
« Les enfants dormo– » Le parole gli morirono sulle labbra, quando il suo sguardo incontrò quello di Alessia, incatenando i loro occhi. Subito, un nome le venne in mente.
Minerva.
L'antica divinità romana della lealtà in lotta, delle grandi virtù della guerra giusta, della saggezza, della strategia.
Quel ragazzo aveva gli stessi occhi di Minerva. Un bellissimo colore indefinito, tra il celeste e il verde, e qualche punta di grigio. Occhi glauchi, così intensi, che la guardavano
come se avessero appena visto un fantasma, emozione che si rifletteva sul volto cinereo del ragazzo.
E lo sconcerto si trasformò in comprensione.
« C'est elle? » lo sentì domandare all'uomo dietro di lei, tornato curvo sul libro, sfogliando una sua pagina.
« Oui, elle est. »
E la comprensione in odio.
Un odio così puro che Alessia smise di respirare. Le sembrò che il celeste, il verde e il grigio negli occhi del giovane uomo avessero perso brillantezza e assorbito tutta l'oscurità
del tappeto dello studio, rendendoli quasi neri. Incapace di distogliere lo sguardo da quello dell'uomo senza nome, a mala pena si accorse delle spalle di questo che s'irrigidivano e il suo pugno contratto, ancora stretto al pomello della porta.
« Sois-tu damnée. Tu viendrà à l'enfer avec moi! » ringhiò, guardandola dall'alto in basso con disprezzo. Un debole gemito di frustrazione uscì dalle sue labbra, prima che se ne andasse, sbattendo violentemente la porta.
Il silenzio regnò per qualche attimo all'interno dello studio.
« Direi che come primo incontro non è andato tanto male, giusto Auguste? » sdrammatizzò Cesàr. Alessia corrugò le sopracciglia, guardandolo storto.
Non è andato tanto male? Sospetto che quello che mi ha detto non fosse un Aloha e benvenuta! In quest'angolo di paradiso io ti insegnerò la danza della Hula!... Ma scherziamo?!
« Ne m'intéresse pas, elle fera ce que nous avons decidé. Nous avons perdu une vie chére, pour ce projet. Je ne tolérerai une insubordination, » gli rispose, prendendo carta e penna e cominciando a scrivere qualcosa.
Alessia sobbalzò, ricordando una parola di poco prima.
« P-primo incontro? Cosa significa? » diede voce alla propria paura, alzando gli occhi su Cesàr. Il gemello si morse il labbro, distogliendo a disagio gli occhi da lei e cercando
quelli ammonitori di Dorian e Arthur. « Cosa accidenti significa? » ripetè, sibilando tra i denti. Fu Elettra a risponderle, avvicinandosi a lei.
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The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspetti
ChickLitAlessia non ha mai davvero scelto niente per sé. Tutto le era imposto, giorno dopo giorno, dalla madre, che dettava legge in casa e nella sua vita. Poco male: vent'anni le erano bastati a farla abituare a quella sorta di schiavitù, e quando iniziata...