Seduta sull'angolo del materasso, constatò di non aver mai visto le ragazze così raggianti ed euforiche. L'allegria aveva saturato la stanza di Claire, riempiendola di risate e chiacchiericci fin dal primo pomeriggio. Per non parlare dell'esplosione rossa che aveva ritinteggiato la camera. Abiti e accessori dalla stessa tinta focosa erano sparsi ovunque: sul pavimento, sopra il letto, appoggiati sul piano in marmo del bagno. Alessia si domandò come avesse fatto una scarpa dal tacco vertiginoso a finire attaccato al pomello della porta.
E nonostante il tempo passato a prepararsi stesse per lasciare posto alla sera, le amiche ancora non erano pronte.
La giovane sospiró divertita, osservandole muoversi agitate da un capo all'altro della stanza. A colazione finalmente le era stato rivelato che quella sera, nella grande salone dello chalet, si sarebbe tenuta una grande festa per festeggiare l'arrivo del nuovo anno. Al contrario della piccola festa di Natale, quella notte si sarebbero unite altre persone.
E, al contrario di quanto si era aspettata, non sarebbe stata tenuta nascosta a loro.
Alessia non seppe come prendere la notizia: non era stata minacciata di stare zitta, intimata di non fare nessun tipo di scenata gridando che fosse stata rapita. Nulla di tutto ciò.
Che sappiano tutto? Si domandò. O sono coinvolti nel mio rapimento?
Tremò al solo pensiero, e si strinse nell'accappatoio che indossava ormai da ore, e il suo sguardo si posò sul rametto di vischio nel vaso sopra il comodino, un dono che Dorian aveva fatto a tutte le coppie, quella mattina a colazione. Pensierosa lo fissò a lungo.
Elettra le si sedette accanto, dispiaciuta ma bellissima nell'abito porpora dove uno spacco generoso faceva intravedere una gamba. « Mi dispiace Ale, » si scusò per l'ennesima volta, stringendole una spalla. « Vedrai che riusciremo a risolvere, in qualche modo. »
L'unica cosa per cui le ragazze erano andate nel panico più totale era il fatto che si fossero dimenticate, troppo impegnate tra una cosa e l'altra, che Alessia non avesse un vestito adatto all'occasione. Purtroppo i negozi di La Tour erano tutti chiusi, e nell'armadio della vecchia camera dove c'era una povera scelta di indumenti, non era presente nessun vestito rosso. A quel punto, le amiche avevano tentato di prestarle i loro, ma troppo grandi per poter essere indossati da lei, e troppo complicati per poter essere in qualche modo modificati sul momento. Eleonore non aveva fatto granchè: subito dopo pranzo, dopo l'orribile scoperta, aveva squadrato Alessia da capo a piedi, immersa in chissà quali pensieri. Aveva annuito con un cenno del capo e poi si era precipitata su per le scale, sparendo per il resto del pomeriggio.
« Davvero, non è un problema, » la rassicurò, sfoggiando un gran sorriso. Emma, che si era avvicinata per ribattere, venne fermata da qualcuno che bussò alla porta e sospirando andò ad aprire.
Eleonore avanzò radiosa, facendo svolazzare la gonna bordeaux dell'abito. Le ragazze si fermarono per accoglierla, andandole incontro. Alessia si alzò, avvicinandosi timidamente e meravigliata: la donna era splendida e impeccabile. Più che padrona di casa, con i capelli raccolti in quel modo, sembrava una vera e propria regina. La madre di Gabriel si accorse di lei, e le sorrise entusiasta.
« Eleonore, sei stupenda, » si complimentò sincera, e la donna le accarezzò teneramente una guancia. Alessia sorrise, e chiuse istintivamente gli occhi beandosi del suo tocco. Le tornarono in mente le parole di Gabriel.
— Ho notato che quando la mia ti è vicino ti... illumini. —
Aveva colto nel segno.
Eleonore posò poi gli occhi sul disordine che avevano creato in camera e roteò gli occhi divertita.
« Ancora non siete pronte? Hanno già cominciato ad arrivare i primi ospiti, » le rimbeccò, mettendosi i pugni sui fianchi, ma senza perdere il sorriso. Fu Claire a risponderle, sedensosi sul letto, affaticata dal pancione ancora più vistoso per l'abito che aveva indossato.
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The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspetti
ChickLitAlessia non ha mai davvero scelto niente per sé. Tutto le era imposto, giorno dopo giorno, dalla madre, che dettava legge in casa e nella sua vita. Poco male: vent'anni le erano bastati a farla abituare a quella sorta di schiavitù, e quando iniziata...